Di volpi e di leoni

In un confronto appassionato Francesco Leonetti e Paolo Volponi rileggono il Novecento con uno sguardo intriso di nostalgia e utopia, sognando una "civiltà produttiva". Il 6 febbraio nasceva Paolo Volponi...
Devo ad Aldo Bonomi, “amico ritrovato” al Festival Bergamo Città Impresa – lo scorso novembre 2024 - la segnalazione di Il leone e la volpe, un volume pubblicato nel 1995 da Einaudi e riproposto nel 2023, che inspiegabilmente mi era sfuggito. In un confronto appassionato Francesco Leonetti e Paolo Volponi rileggono il Novecento con uno sguardo intriso di nostalgia e utopia, sognando una "civiltà produttiva".
- Copertina di Il leone e la volpe, di Volponi e Leonetti, edizione 1995
Il libro rappresenta un dialogo profondo e stimolante su temi politici, sociali e letterari. Il titolo richiama l’immagine classica della dialettica tra forza e astuzia, suggerendo un confronto tra strategie differenti nell’interpretare la realtà e nell’intervenire culturalmente. Leonetti e Volponi hanno attraversato alcune delle fasi più complesse della storia italiana contemporanea, dal dopoguerra alla crisi del sistema industriale, fino alle trasformazioni politiche e culturali degli anni Ottanta e Novanta. Entrambi condivisero l’esperienza della rivista Officina, fondata con Pier Paolo Pasolini e Roberto Roversi, un punto di riferimento per una generazione di scrittori impegnati nella riflessione sulla società e sulla letteratura.
L’opera nasce in un contesto di forte tensione tra impegno politico e sperimentazione artistica, con l’obiettivo di fornire una lettura critica del presente e delle sue contraddizioni. Il confronto tra Leonetti e Volponi diviene così una testimonianza del rapporto tra cultura e potere, tra arte e società, in un’epoca segnata da mutamenti profondi e spesso contraddittori. Uno dei temi centrali affrontati è il ruolo dell’intellettuale nella società contemporanea.
Volponi, forte della sua esperienza nel mondo industriale (in particolare presso Olivetti), esprime una visione critica della modernizzazione e delle sue conseguenze sull’individuo. Leonetti, invece, insiste sulla necessità di un approccio teorico e politico più strutturato, che tenga conto delle dinamiche storiche e dell’importanza di un intervento consapevole nella realtà sociale. Il volume esplora il legame tra scrittura e impegno politico, interrogandosi sul valore dell’arte come strumento di trasformazione sociale. La discussione si sofferma sui diversi modi in cui la letteratura può incidere sulla realtà: da un lato la denuncia e l’analisi critica, dall’altro la sperimentazione linguistica e narrativa come atto politico.
Entrambi gli autori riflettono sulla crisi del modello industriale italiano, il cui declino, già evidente negli anni Ottanta, ha avuto conseguenze devastanti sia sul piano economico che su quello umano e culturale. Volponi evidenzia come questa crisi abbia determinato una perdita d’identità per la classe operaia e per l’intellettuale stesso. Leonetti, a sua volta, fa riferimento alle ricerche di Aldo Bonomi per analizzare il mutamento della classe operaia e la nascita di nuove configurazioni sociali legate alla crisi industriale e alla riconfigurazione del lavoro.
Un altro aspetto fondamentale dell’opera è la riflessione sulla lingua e sulla sua funzione politica. Per Leonetti e Volponi, ricercare nuove forme espressive significa sfidare le convenzioni, rifiutando il linguaggio del potere per proporre alternative capaci di dar voce alle contraddizioni del presente.
Il libro, articolato in una serie di scambi tra i due autori, adotta un’impostazione dialogica, offrendo un confronto di idee e posizioni differenti. Lo stile, a tratti polemico e ironico, è sempre sorretto da una profondità intellettuale, con continui riferimenti storici, filosofici e letterari. Il linguaggio ricco e sfaccettato riflette la volontà di entrambi di evitare semplificazioni, affrontando la complessità della realtà con strumenti adeguati.
Il leone e la volpe è una preziosa testimonianza del dibattito culturale italiano del secondo Novecento, capace di offrire spunti di riflessione ancora attuali. Il confronto tra Leonetti e Volponi evidenzia le loro differenze di approccio, ma anche la comune volontà di interrogarsi sul ruolo della letteratura e dell’intellettuale in un’epoca di trasformazioni radicali. Il libro rappresenta un documento storico e un invito a riflettere sulle responsabilità dell’arte e del pensiero critico nel mondo contemporaneo.
- Copertina di Il leone e la volpe, di Volponi e Leonetti, edizione 2023
Oggi viviamo una fase di disaffezione verso la politica, caratterizzata da personalismi, opportunismo e distanza dai cittadini. Volponi denuncerebbe la mancanza di una visione collettiva e il progressivo svuotamento delle ideologie. La precarizzazione e la digitalizzazione dell’economia hanno amplificato il senso di alienazione da lui già intravisto nelle fabbriche del Novecento. Criticherebbe l’assenza di politiche sociali efficaci e la crescita delle disuguaglianze. Da intellettuale, si indignerebbe per la marginalizzazione della cultura e dell’istruzione, denuncerebbe l’impoverimento della scuola e dell’università e l’appiattimento del dibattito pubblico a favore del sensazionalismo e della superficialità. Un ulteriore tema per lui che nel suo legame con il paesaggio marchigiano, aveva già anticipato molte delle riflessioni ecologiste contemporanee, sarebbe la crisi ambientale.
Volponi oggi sarebbe una voce forte contro il consumo di suolo, l’inquinamento e l’inazione politica di fronte al cambiamento climatico. Nonostante la sua critica feroce alla società capitalista, Paolo Volponi non era un pessimista: credeva nella possibilità di trasformare la società attraverso l’impegno e la consapevolezza, anche per questo incoraggerebbe le nuove generazioni a lottare per un futuro più giusto e sosterrebbe i movimenti di protesta giovanile per il clima e i diritti sociali.
Oggi con la sua lucidità visionaria e la sua capacità di muoversi tra narrativa, politica e poesia con la medesima intensità, sarebbe una voce scomoda nella denuncia delle contraddizioni e delle ingiustizie che attanagliano la società. Un pensiero il suo, ancora attuale e necessario, che richiama a non desistere e ribadisce che letteratura e pensiero critico possono cambiare il mondo.
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