Deviazioni calabresi

A Riace predominano negri arrappati. Ci vuole uno che affronti di petto i problemi. Indovinate chi?

di Adriano Todaro - mercoledì 24 aprile 2019 - 4001 letture

Non so voi, ma io – recentemente – sono stato a Riace un piccolo paese di circa 2 mila abitanti in provincia di Reggio Calabria, famoso per i bronzi ritrovati e portati a Reggio e non solo. Mia moglie Ninetta, brianzola doc, non voleva venire perché la Calabria gli incuteva timore: ‘ndrangheta, sporcizia, pericoli di tutti i tipi, peperoncini da ustione e ’Nduja da scottatura permanente. Io insistevo e così, in un momento di bonaccia, Ninetta ha deciso di venire in Calabria.

Appena arrivati a Riace, stavamo camminando per piazza Municipio, quando ci siamo accorti che c’erano gruppi di stranieri, quasi tutti neri o, meglio, per essere più preciso negri, che ci guardavano con un interesse spropositato. Io cominciavo a pensare che forse Ninetta aveva ragione, ero preoccupato anche perché alcuni gruppi si erano avvicinati sempre più a noi. Ormai erano quasi a ridosso e non vedevo via d’uscita. In strada, erano le 19, c’erano, praticamente, solo stranieri. Bivaccavano per terra, attingevano ampie sorsate da bottiglie di birra o di vino, ruttavano e uno stava pisciando sul muro del Municipio proprio a fianco del mural dedicato a Peppino Impastato.

Ad un certo punto, due di questi negri, sono arrivati alle nostre spalle e hanno pensato bene di palpare il culo a mia moglie. Poi, presi dall’entusiasmo, lo hanno fatto anche con il mio di culo. Mi sono rivoltato gridando e mi sono trovato davanti un negro con le dimensioni di un armadio a tre ante che mi ha apostrofato sghignazzando: “Cazzo vuoi? Tuo culo è mio e lo gestisco io. Anche quello di tua donna!”.

Avevamo l’albergo a pochi centinaia di metri da piazza Municipio. Ci siamo messi a correre e siamo entrati nella hall trafelati. Il proprietario ha notato subito che eravamo alterati e ci ha domandati: “Avete avuto uno scontro con i negri?”. “ – ho risposto – ma come l’ha capito?” “Eh, caro signore ormai a Riace non si può più passeggiare. Siamo assaliti in continuazione. Se poi vedono una donna…” “Beh ‒ l’ho interrotto ‒ mi sembra che per loro vadano bene anche gli uomini”. L’albergatore ha sorriso benevolo. Poi, avvicinandosi a noi come fosse un cospiratore, ha affermato a bassa voce: “Noi speriamo molto in queste elezioni. Speriamo che vinca la Lega. Salvini ha promesso che verrà a parlare a Riace. Se vince lui (ma intendeva Lui-Ndr), la pacchia, per i negri, è finita”.

Siamo saliti in camera ed io ero in preda ad un’altra preoccupazione: affrontare Ninetta. Che appena chiusa la porta della stanza, puntuale come le vecchie cambiali, ha cominciato ad inveire nei miei confronti: “Te l’avevo detto io. Ma tu no. Tu vuoi fare sempre il democratico. Andiamo a vedere l’integrazione e palle di questo genere. Se i negri continuavano ancora un po’, diciamo così, integravano anche te”. “Ma dai, Ninetta. Non essere così disfattista…”. “Disfattista dici. Quelli hanno palpato anche te e io sono disfattista… Io preparo le valigie e domani me ne vado. Se tu vuoi restare a portare la buona novella resta pure ma io non ho nessuna voglia di farmi violentare da tipi di quel genere”.

La mattina seguente, siamo scesi per fare colazione e per farci preparare il conto di una sola notte. Nella sala ristorante eravamo soli e così il padrone si è seduto al nostro tavolo. “Cangianu li sonaturi ma ’a musica esti sempre ’a stessa. Ha capito? I suonatori cambiano ma tutto rimane come prima”. “Ma il sindaco Lucano?” ho domandato. “Sììì… bravo chiru. Non ha pùzzu. Non ha polso”. “E chi è, allora, che può aggiustare le cose?”. L’albergatore mi ha guardato fisso poi ha detto solo “Falchi”. “I falchi? Cosa significa?”. Ninetta non interveniva e ci guardava come si guardano due scimuniti che tentano di comprendere il mistero della fisica quantistica. “Claudio Falchi, ‘u milanese”. E così l’albergatore mi ha sussurrato guardandosi attorno come per paura di essere ascoltato che questo milanese abita a Riace ed è il coordinatore della Lega, uno che parla chiaro. Infatti poco tempo prima aveva dichiarato che “Da quando sono arrivati i migranti è finita la tranquillità per le nostre donne e le nostre figlie che sono molestate dalla mattina alla sera”.

Ora voi capite bene che le donne e le figlie di Riace, sono sempre più stressate e pensano con raccapriccio al momento di uscire di casa, la mattina. Sì, perché appena escono dal portone, zàcchete, sono molestate dai negri, poi continuano ad esserlo per tutto il giorno. Sino a sera, le palpano davanti e dietro. Non è certo un bel vivere. Per fortuna ci sono i Falchi ma anche i Trifoli. Questi è un vigile urbano o, meglio, un poliziotto urbano che, ci tiene a dirlo, non è iscritto alla Lega. Però sarà in lista nella Lega che è appoggiata dall’ex segretario cittadino del Pd, Francesco Salerno. Quando si dice la chiarezza politica! Afferma Trifoli: “Mi piace Salvini che affronta di petto i problemi”. E mentre Salvini offre il petto (non ai negri, cosa avete capito?), Trifoli bel suol d’amore, lancia un monito: “Il modello Riace non deve riproporsi perché è deviato”. Lui di deviazioni, facendo il vigile urbano, se ne intende.

Povera Calabria. Come ti sei ridotta. Fra negri arrapati, politici deviati, sensi vietati al buon senso ci mancava anche un milanese. Non era meglio se i milanesi li aiutavamo a casa loro?


P.S. – Questo scritto è opera di fantasia. Non le dichiarazioni virgolettate dei politici che sono vere. Nessun negro ha palpato il mio culo e neppure quello di mia moglie. Di vero, rimangono solo le minchionaggini della Lega.


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