Destra e sinistra da sempre divise nel conflitto ebraico/palestinese
Lo si chiami genocidio (come si vorrebbe a sinistra) o in altro modo, il massacro sistematico di una popolazione rimane ciò che è! Solidarietà ai civili vittime di guerra a Gaza e nel mondo. Un pensiero particolare ai bambini i quali, al di là di quello che succederà in futuro, come per chi sopravvissuto orfano alla ferocia nazista, rimarranno segnati a vita.
Per chi ha più di sessant’anni sentir parlare della guerra tra Israele e Palestina purtroppo non è una novità anche se l’attenzione si rinnova attraverso continui fatti nuovi, sconvolgenti. Una cosa non è mai cambiata durante questi anni in cui dalla radio si è passati al web: i governi che in Italia si sono succeduti hanno mantenuto gli stessi orientamenti: con la sinistra e il centro a sostegno della Palestina (come già durante i governi democristiani), la destra a favore di Israele. Quali ne siano i motivi è grossomodo deducibile dal fatto che i palestinesi sono sempre stati i più poveri, i più esposti alla violenza e gli israeliani i più forti, appoggiati dall’America capitalista; dotati di un esercito potente.
Attualmente la sinistra si esprime attraverso manifestazioni, scioperi, comunicati social e petizioni pro Gaza sulla scia di sentimenti umani e in parte ideologici. La destra attraverso posizioni di sionismo anche da chi non si è mai veramente interessato alla questione ebraica, nonché da rappresentanti di partiti e movimenti eredi dell’ideologia fascista.
Ora che è in corso una trattativa tra Trump, Netanyahu e Hamas, il divario non si placa: a sinistra attribuendo il merito di un augurato cessate il fuoco alla pressione emotiva suscitata da una missione umanitaria di imbarcazioni dirette a Gaza. A destra attribuendo un possibile successo di trattativa a Trump e alla collaborazione di altri governi tra cui quello italiano; accusando inoltre l’opposizione di voler bloccare il processo di pace attraverso un’iniziativa via mare che potrebbe comprometterlo.
Forse il contrasto un po’ è retaggio dei tempi in cui Gaza non era ancora in mano a un’organizzazione criminale che si serve dei suoi stessi coabitanti come scudo umano. In cui, allora (come adesso), le sinistre trascuravano che il disprezzo per le donne, la violenza contro gli omosessuali nemmeno in Palestina hanno mai fatto eccezione e le destre descrivevano Israele come un Paese democratico per eccellenza nonostante il permanere a oltranza di Capi di Stato tra cui i più sanguinari. Una cosa che non è mai stata particolarmente divisoria è quella di associare l’israeliano ad ognuno degli infiniti ebrei sparsi nel mondo, la maggior parte dei quali, religiosi o meno, non sentono di appartenere a un territorio distante, dove ancora non hanno avuto occasione di recarsi.
Se l’ondata emotiva ProPal sta avendo un effetto positivo di vicinanza con un popolo che sta soffrendo è bene non dimenticare che l’ebreo resta un "diverso" per quelli stessi motivi di ignoranza e luoghi comuni che hanno fomentato la Shoah; che una volta risolto il conflitto, o smorzata l’attenzione, anche da chi adesso difende Israele tornerebbe a essere considerato al pari di altre categorie che nei paesi islamici vengono perseguitate. E, per chi schierato platealmente con il popolo palestinese, sarebbe bene riflettere sulle conseguenze di una contrapposizione che già sta avendo i suoi effetti di antisemitismo che riemerge, avvalendosi di quei sentimenti sempre vivi di ostilità, xenofobia, ricerca di un capro espiatorio. Lo si chiami genocidio (come si vorrebbe a sinistra) o in altro modo, il massacro sistematico di una popolazione rimane ciò che è! Solidarietà ai civili vittime di guerra a Gaza e nel mondo. Un pensiero particolare ai bambini i quali, al di là di quello che succederà in futuro, come per chi sopravvissuto orfano alla ferocia nazista, rimarranno segnati a vita.
Questo articolo è stato diffuso anche da Fana.one.
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