Democrazia è partecipazione... in Rete
Oggi, nel periodo delle vacche magre e della guerra, la Rete sperimenta forme di aggregazione e di proposta alternative. La "provocazione" di Quinto Stato.
"Libertà è partecipazione" diceva Giorgio Gaber. Negli anni Sessanta la partecipazione è stata anche movimento collettivo, l’epoca dei gruppi e dei cortei. Oggi, nel periodo delle vacche magre e della guerra, la Rete - intesa come Internet, web, comunicazione digitale - sperimenta forme di aggregazione e di proposta alternative.
Quinto Stato (www.quintostato.it) ha lanciato nelle scorse settimane una iniziativa, invitando i lettori a contribuire in prima persona alla definizione di una agenda, o se si preferisce di un programma di interventi, da sottoporre all’attenzione di quei soggetti politici che, nell’attuale convulsa stagione di battaglie sui temi della privacy, della democrazia in rete e dei diritti degli utenti (e più in generale dei cittadini) minacciati da mostruosità politiche e giuridiche come il Decreto Grande Fratello e la Legge Urbani, si sono dimostrati disposti a dare ascolto alle opinioni e alle esigenze del popolo della rete.
Una provocazione, ma anche l’espressione del disagio di chi percepisce sempre più grande il divario tra una classe politica intenta a politicare e il mondo nuovo che si è aperto con Internet - e di cui Girodivite è parte.
I risultati e gli interventi dei lettori sono alla pagina di Quinto Stato: http://www.quintostato.it/archives/000755.html#000755
Riportiamo quello che scrivono, di sintesi, gli stessi redattori di Quinto Stato:
"Molti coloro che insistono sulla necessità di una radicale riforma delle modalità di gestione dei diritti di proprietà intellettuale. Ricorrente la richiesta di riforma (in alcuni casi di abolizione) di un’istituzione qual è la SIAE, palesemente inadeguata ad affrontare e risolvere i problemi generati dalla rivoluzione digitale. Numerose anche le proposte relative alla necessità di ideare nuovi sistemi di remunerazione per gli autori, alternativi all’attuale meccanismo del copyright. Qualcuno avanza in merito suggerimenti concreti, come l’istituzione di una maggiorazione ad hoc sul canone delle connessioni a banda larga, o l’attivazione di una sorta di abbonamento alle reti p2p, che dovrebbero consentire di remunerare gli autori. Fioccano le lamentele sul fronte dei prezzi: non solo quelli di CD e DVD - abbassarli aiuterebbe a combattere il fenomeno della pirateria digitale con ben altra efficacia dei provvedimenti "protezionisti" adottati dal governo - ma anche quelli di hardware, software e connessioni. E dal "caro ICT" alcuni deducono la necessità di provvedimenti mirati a calmierare il mercato, magari attraverso sovvenzioni pubbliche per tutti coloro che non possono svolgere la propria attività (professionale, lavorativa, di studio) senza un massiccio uso di queste tecnologie. Ritorna infine la proposta di introdurre una legge, sul tipo di quella sponsorizzata dal senatore verde Fiorello Cortiana, che renda obbligatorio l’uso di software open source nelle PA".
"Più originali delle proposte di merito, molte delle quali già circolavano in rete, appaiono certi suggerimenti "di metodo", finalizzati alla riforma di procedure e istituzioni di una democrazia rappresentativa in difficoltà di fronte ai processi di trasformazione tecnologici e culturali che stanno rivoluzionando la nostra società. Così qualcuno suggerisce di istituire un ministero per il governo della rete, che gestisca un tavolo di discussione permanente con gestori di infrastrutture, produttori di software, hardware, industria culturale e utenti-consumatori. C’è chi vorrebbe invece l’istituzione di una commissione bicamerale di studio su Internet, per evitare che i nostri parlamentari continuino a legiferare su argomenti di cui sanno poco o nulla. Le istanze di democrazia diretta vengono associate allo sviluppo di procedure di consultazione on line del popolo della rete sui temi legislativi che lo toccano da vicino, o alla creazione di un coordinamento nazionale per la promozione di leggi di iniziativa popolare su temi come quello del file sharing. Non manca infine chi, coerentemente con le tradizioni "anarchiche" della cultura di Internet, si limita a chiedere che si facciano quante meno leggi è possibile, lasciando che la rete si autogestisca, come succedeva nella sua fase pionieristica, prima che interessi economici e politici pretendessero di *disciplinarla*".
Con Internet sono stati scavalcati i mezzi tradizionali di comunicazione in mano a pochi gruppi, si sta facendo avanti l’idea di una cosa chiamata "democrazia diretta". Si parla sempre più spesso di "popolo della rete". Riusciranno i nostri eroi a costruire un soggetto propositivo e soprattutto "politico"? La vicenda del Decreto Urbani che tende a difendere i vecchi interessi - legati al "copyright" e ai diritti della Case discografiche e cinematografiche - mostra la reazione repressiva del "vecchio mondo" sul nuovo. Probabilmente è ora di vedere di che pasta è veramente fatto il "nuovo mondo" che è Internet, il nostro "popolo della Rete".
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Dalle ultime cose che leggo su Quinto Stato (http://www.quintostato.it/archives/000768.html#000768), pare che la democrazia, almeno quella rappresentativa, sia in forte crisi. E cosa ci resta?
Per tecnologie di partecipazione elettronica, vi consiglierei di vedere la piattaforma che stiamo sviluppando a ParTecs SRL - Tecnologie della Partecipazione
: www.partecs.com
Dalle descrizioni Partecs sembra interessante, mi chiedo perchè non è disponibile una demo on line in modo da poter testare almeno i pannelli di amministrazione e le potenzialità offerte da questo software. Sai, non tutti si prenderanno la briga di scaricare la distribuzione da CD...
cmq, interessante, mi terrò sintonizzato.