Democratic party

Veltroni e il Partito Democratico sono fatti l’uno per l’altro. Dicono una cosa e fanno l’opposto. Il sindaco d’Italia sostiene di voler firmare il referendum sulla legge elettorale ma non lo firma... Un articolo di Paolo Dimalio.

di drugo - domenica 12 agosto 2007 - 3999 letture

Veltroni e il Partito Democratico sono fatti l’uno per l’altro. Dicono una cosa e fanno l’opposto. Il sindaco d’Italia sostiene di voler firmare il referendum sulla legge elettorale ma non lo firma, per non turbare gli animi della coalizione. Il PD dice di essere il nuovo che avanza ma erge Craxi a guida spirituale. Naturale che Veltroni salisse al “soglio democratico”, lui che a Bettino, latitante condannato per corruzione, vuole dedicare una via della Capitale.

Veltroni è l’asso di cuori calato in tutta fretta dalla screditata nomenklatura del PD. Mentre la nave democratica affondava nel fango delle intercettazioni, travolta dalla marea dell’antipolitica, Walter l’americano si è messo al timone per riportarla a galla. Il verdetto dei sondaggisti è unanime: con lui il Partito Democratico riprende quota e vola al 35%. Il viso pulito e rassicurante di Veltroni come foglia di fico a coprire gli intrallazzi di D’Alema & Co. Dimenticatevi le scalate bancarie e la tresca coi furbetti Ricucci e Consorte. Dimenticatevi l’indulto salva-ladri, l’Afghanistan, la finanziaria tutta tasse, il pregiudicato Previti inchiodato al suo scranno alla Camera. Dimenticatevi le nefandezze del governo Prodi. D’ora in poi sulla scena c’è Re Walter. Parole di zucchero sui bimbi africani e sulla pace nel mondo. Tagli di nastri e sorrisi ammalianti. Questa è la ricetta veltroniana. A furia di concerti e mostre, a Roma ci si è quasi scordati del traffico in delirio, del trasporto pubblico al collasso, delle baraccopoli che spuntano come funghi.

Veltroni vola alto e non s’immischia in cose terrene. Temi come le pensioni e lo scalone li lascia agli altri. Lui non si sporca le mani. Che Dio lo scampi dal prendere posizione. Qualcuno potrebbe essere in disaccordo e l’indice di popolarità ne risentirebbe. I suoi discorsi al bromuro seducono perchè non scontentano nessuno. Da abile equilibrista, Veltroni lancia tuoni e fulmini contro la precarietà ma promuove la legge Biagi. E’ per il libero mercato e per lo Stato sociale. E’ ambientalista e pro-Tav. A Roma ha imbarcato nella stessa maggioranza il membro dell’Opus Dei Alberto Michelini e il paladino dei centri sociali Nunzio D’Erme. Cinque consiglieri comunali (su sette) di Forza Italia sono passati con lui.

Veltroni infatti non dispiace al centrodestra. Al Lingotto di Torino non ha mai citato il Cavaliere. Come se il conflitto d’interessi fosse svanito e Berlusconi non fosse più un’anomalia italiana. In piena sintonia, del resto, col Manifesto Rutelli, favorevole al disgelo con l’uomo di Arcore. Rutelli è il leader del “partito dell’inciucio”. Con la formula magica del “centrosinistra di nuovo conio”, punta a spodestare Prodi con un governo di larghe intese. Veltroni ha subito preso le distanze e giurato fedeltà eterna al Professore. Il PD, ha tuonato, rafforzerà l’esecutivo. Vorremmo credergli. Non fosse per il vizio di dire una cosa e farne un’altra. Non temete: se Veltroni, suo malgrado, manderà a casa Prodi, è solo per non turbare gli animi della coalizione.

Paolo Dimalio


- Ci sono 0 contributi al forum. - Policy sui Forum -