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Della ragion cinica

La rivoluzione è possibile, essa inizia ovunque il “no” alla ragion cinica sia testimoniato con la vita e favorendo l’espansione di comunità solidali che possano iniziare il processo di assedio dall’interno “alla malvagità del bene”...

di Salvatore A. Bravo - giovedì 15 agosto 2024 - 458 letture

La ragion cinica è l’impronta dell’occidente all’ombra del capitalismo. La ragion cinica si connota per la volontà di potenza, essa nella sua azione e riproduzione agisce solo con il fine di affermare se stessa. In questi decenni di violenza la vediamo agire in micro e in macro sempre nello stesso modo.

Si può essere licenziati per un nonnulla e nella stessa maniera una nazione o Stato può essere oggetto di una violenza inaudita nella risposta ad un torto subito. Non c’è proporzione e non c’è razionalità etica. La ragion cinica del capitalismo è l’onnipotenza della violenza. Se pensiamo di ritrovarla e di analizzarla unicamente negli eventi della storia che trovano asilo nei media debitamente sterilizzati da ogni ragionevole ricostruzione erriamo, essa è nelle nostre vite, è l’impronta del capitalismo totale che ha impresso nelle relazioni personali come nelle relazioni lavorative e aziendali il suo calco, al punto che non la riconosciamo.

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Questa è la grande vittoria del capitalismo totale, si naturalizza al punto da essere anonima presenza che tutto determina mediante i suoi subalterni. Il risultato finale è la violenza generalizzata. La potenza scissa da ogni etica e limite è solo dominio: l’altro, come detto, può essere licenziato per motivi futili, ciò che importa è l’affermazione del controllo totale e il messaggio che deve arrivare agli altri sudditi, essi devono obbedire, non devono recare danni anche minimi agli interessi dei padroni e specialmente nessun errore sarà perdonato. Governare con la paura i subalterni è lo psico-dominio che si è installato nell’occidente a capitalismo integrale.

Si immagini un lavoratore tra i cinquanta e sessant’anni licenziato per motivi futili; la sua esistenza non ha futuro, non è un caso l’aumento dei suicidi; i colleghi terrorizzati e soli non potranno che diventare obbedienti sudditi al pensiero-angoscia delle famiglie che potrebbero precipitare nella miseria e nella vergogna sociale; non c’è pietà per i perdenti. In modo simile nelle relazioni tra gli Stati la ragion cinica attua massimamente se stessa; la potenza delle armi consente di rompere con ogni razionale azione seguente l’azione subita, si penetra nell’altrui territorio e si coglie l’occasione per eliminare la popolazione tutta (bambini, donne, vecchi e malati). Sullo sfondo della sproporzione ci sono gli affari e il controllo delle risorse energetiche.

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La ragion cinica odia la vita e la sterilizza, al suo posto impianta l’artificiale che deriva dalla potenza tecnocratica ed economica, ovvero l’economicismo e la sorveglianza. Anche coloro che si trovano casualmente e momentaneamente nell’arco geografico dei vincenti e quindi, dalla parte giusta, sono sudditi delle oligarchie. L’infelicità e la morte sono gli attributi della razionalità della potenza. La morte è biologica, ma ancor più simbolica; l’altro che nega se stesso per adattarsi al sistema, muore a se stesso e diventa il rassicurante mezzo con cui il sistema si riproduce. La violenza nelle relazioni ha in questa infelicità mortifera la sua probabile causa.

L’inganno della ragion cinica è nella sua azione bellicosa sostenuta da proclami in cui si dichiara difenditrice dei diritti universali. La medesima contraddizione è riscontrabile in ogni esistenza occidentale: si forma e deforma alla competizione e nel contempo il mainstream dichiara l’uguaglianza e la solidarietà; si afferma la libertà, ma i mercati sono le tristi divinità a cui ci si deve adattare; si declama la tolleranza religiosa; ma si irride ad essa, si condanna il razzismo, ma se non hai denaro sei valutato meno di niente, sei un dannato sulla terra. Si bombarda in nome dei diritti universali, ma in realtà i popoli liberati sono saccheggiati delle loro risorse e condannati ad uno stato di bellicosa sudditanza.

La ragion cinica lavora con il servidorame mediatico per celare la verità su stessa, in tal modo si sottrae alla critica sociale e al suo ribaltamento. Il dovere di ogni uomo e donna che voglia conservare la sua umanità è smascherarla per non diventare veicolo della ragion cinica.

La rivoluzione è possibile, essa inizia ovunque il “no” alla ragion cinica sia testimoniato con la vita e favorendo l’espansione di comunità solidali che possano iniziare il processo di assedio dall’interno “alla malvagità del bene” della ragion cinica, perché essa utilizza nella sua spasmodica ricerca di onnipotenza le parole buone dell’Umanesimo e della tradizione di sinistra per celare l’orribile realtà di ciò che è.


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