Dell’autunno della politica
Chi è lo stupido in tutta questa vicenda e chi sono gli stupidi? Chi non è stato rispettato e chi è stato disprezzato?
La crisi del governo Draghi, nata in modo alquanto strampalato, conclamata il 20 luglio resterà negli annali della storia d’Italia; rischia di segnare la fine della politica parlamentare e istituzionale così come la conosciamo. Una lunga giornata di cui probabilmente negli anni a venire si pagheranno conseguenze e danni. Appellandosi al formalismo regolamentare c’è chi, avendone facoltà, si è avvalso della opportunità di non presentarsi al voto o di non votare, pur dichiarando il proprio essere presenti. Qual è il senso di questo agire pre-politico che invoca e chiama paradossalmente al voto nell’immediato futuro gli italiani? Cosa dobbiamo capire in quanto elettori esclusi dalla politica governativa e parlamentare? Di fronte ai sotterfugi, alle trame del non si dice ma si fa, non dobbiamo sentirci raggirati?
La Politica, anche quando si fa arte della dissimulazione, va intesa al seguito dell’interesse pubblico e non di particolarismi rispondenti a esclusivi interessi privati, individuali. La destra che si affratella in nome dei valori della patria e delle virtù dei singoli di cui si fa forza, non teme l’arretratezza culturale e il sottosviluppo; pensa che basti il duro lavoro con meno tasse e la deregolamentazione dei mercati per affermarsi produttivamente, sia nel privato che nel pubblico, generando ricchezza e benessere per tutti sotto il motto di “Arricchitevi!”, quale parola d’ordine.
E’ imbarazzante assistere a questo ennesimo spettacolo che ha tutto l’inizio dell’operetta e rischia di finire in melodramma. Mentre di fronte al grottesco c’è chi si appresta a proporsi per ricoprire il ruolo di potenziale primo ministro appellandosi alla famosa legge del prof. Cipolla: “Una persona stupida è una persona che causa un danno ad un’altra persona o un gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé od addirittura subendo una perdita.” Una chiosa: chi è lo stupido in tutta questa vicenda e chi sono gli stupidi? Chi non è stato rispettato e chi è stato disprezzato?
Il lavoro politico, vale nell’incidere sul piano socio-economico e ha tutta una sua complessità, soprattutto se si hanno nella diversità ideali condivisi da difendere. Quali le colpe del governo Draghi, con il premier da giudicare con severità costruttiva senza paura di riconoscerne gli errori? Perché non dargli fiducia, o meglio togliergliela, smettendo di approvarlo? Il centro destra, fortemente eccitato dai dati dei sondaggi, aspira a un autentico trionfo. Di cosa meravigliarsi, rispetto a cosa accadrà domani? Tutto è possibile, ma ora che si fa e per andare dove? (Silvio Dux docet, dai futuro scranni senatoriali).
Una riforma costituzionale per una nuova guida di vecchio stampo a capo di una repubblica presidenziale? Draghi, uomo di parola, tranquillo e ricco di dignità, nel sapere il fatto suo, con la voce esigente attenzione, ha sollecitato saldi principi e lealtà. Politici mediocri e commerciali, che nel guardare dall’alto in basso, godono di sempre minor prestigio, li ritroviamo in dibattiti sempre più accesi e conflittuali, con discorsi pretestuosi e discussioni spesso incredibilmente incomprensibili. Il premier scoraggiato da questa esperienza, che gli ha rivelato spiacevoli verità, si ritrarrà dalla vita politica? Sicuramente saprà trovare agevolmente una sua collocazione. La sua caduta non è stata un’azione inattesa o imprevista, c’erano segnali che la sua pazienza stava cominciando a esaurirsi. Circondato da politici distanti, compiaciuti dal loro svelarsi particolarmente fastidiosi, incapaci di offrire e sostenere un valido appoggio; ne ha preso atto. Il suo messaggio, nell’evidenziare la necessità di dover correggere gli errori dei suoi predecessori, quali concetti ha richiamato?
Ci sono stati momenti in cui le sue parole sembravano una frusta levata in aria, per poi ritrovarlo, con tono calmo e sicuro, immediatamente sollevato. Gli eventi storici e le conseguenze che ne scaturiranno sono difficili da interpretare. Come mantenere l’equilibrio davanti ai forti scossoni provenienti dagli alleati, con attacchi sempre più sottili? Si è evitato di cambiare rotta, verso qualcosa di nuovo e più difficile. Nello spiegarsi ha insistito sul dovere dei partiti di assumersi le proprie responsabilità, capaci di dare risposte valide per salvaguardare lo sviluppo economico, indispensabile per tutelare la vita e il benessere materiale dei cittadini. Forte e determinato, mai passivo al corso degli eventi, quali strumenti organizzare in modo efficace? Ponendosi in un atteggiamento decisamente critico verso le compagini politiche ha voluto stabilire dei distinguo, imperniati sul lungo lavoro iniziato nei mesi. Quale altra soluzione proporre? Quali oltraggi ha recato nell’esercizio delle sue funzioni e di cosa va ritenuto colpevole? Siamo distanti dall’uomo inflessibile che prova disprezzo per gli oppositori.
In qualità di premier chi gli succederà riuscirà, con intelligenza e prudenza, anche a prendere decisioni sgradevoli e/o impopolari? E’ il dovere che comanda all’azione, ma insoddisfatti e inappagati spesso facilmente si è tentati di venir meno ai propri doveri. Chi ha avuto delle reazioni esagerate e non avrebbe dovuto prendersela tanto? Tra politici di diverse élite che parlano differenti linguaggi politici chi con senso del dovere e distacco intellettuale sarà chiamato a esercitare il proprio ruolo istituzionale? All’orizzonte non si vedono figure eminenti, politici credibili, adeguati alla realtà contemporanea. Si sono rivelate le ramificazioni del potere extraparlamentare, emergenti dall’oscurità in cui si annidano.
Basteranno le elezioni per venire a capo della questione e ricostruire l’immaginario collettivo del paese? Se nell’esibire il benessere e promuovere i consumi, trionfa la cultura dell’apparenza, oggi più che mai è tempo di dissenso e di pensiero critico. Abbiamo consapevolezza che il capitale con i suoi potenti dispositivi controlla la comunicazione mediatica, nel processo di trasformazione tecnologica del capitalismo globale? A vincere è la retorica dominante.
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