Del mostro in politica

Il mostro : Inchieste, scandali e dossier : Come provano a distruggerti l’immagine / di Matteo Renzi. - Piemme, 2022. - 189 p. - ISBN 978-88-5668-612-8
La parola mostro ha più significati, è polisemantica, con senso e significato diverso se forma verbale o sostantivo. Matteo Renzi nel suo ultimo libro si avvale e si fa forza di questa ambiguità. Se in veste di mostro è lui che si mostra, cosa vuole di-mostrare?
Nell’Italia piena di politici scrittori che si ritrovano sotto diverse forme di narrazione: l’autobiografia, il giallo, il saggio storico, economico-politico Renzi non si sottrae a questo ruolo pseudointellettuale, anzi si ritrova a proprio agio in questo contesto. Anche lui vuol dire la sua e rivolgersi a un pubblico vasto e quanto più ampio possibile di lettori, potenziali elettori. E’ un investimento che riguarda il mantenere desta e viva l’immagine centrale del politico in auge, sia a destra che a sinistra. Vuole raccontare dei fatti che lui chiama “dati di fatto” e controbattere alle notizie false e alle diffamazioni a suo danno affermate negli ultimi anni.
- Matteo Renzi - Il Mostro
Qual è il risultato? Una lamentatio giaculatoria di accuse su quanto di male gli hanno fatto, pur rifiutando lui dice il vittimismo. Le motivazioni di Renzi, “che è e resta un uomo felice”, nascono dal suo impegno politico e dal “voler combattere a viso aperto contro le ingiustizie”, invocando la legge uguale per tutti anche per “certi” giornalisti e “certi” magistrati. La giustizia italiana è collegata con alcuni organi di informazione e il potere costituito, usato male e con cattiveria, può distruggere carriere e vite.
Matteo Renzi, “ancora in piedi e sorridente”, nel dichiararsi uomo felice vuole affermarlo ad alta voce, senza vergogna alcuna o imbarazzo. Vive bene: ha avuto dei doni che l’hanno reso fortunato. La famiglia in primo luogo. Gli invidiosi è questo che non gli perdonano nel volerlo danneggiare e distruggergli la reputazione. Il Renzi che rivendica la propria diversità crede veramente nella giustizia: sono le aggressioni e ingiustizie a volerlo trasformare in un mostro. Nei suoi confronti c’è stato un processo di mostrificazione di cui lui continua a pagare i danni, ma nel dichiararsi uomo libero, “arcigno ma pulito”, afferma che dalla vita politica ha avuto tutto.
Perché nello scontro magistratura-politica i buoni sono i magistrati, “santi e perfetti”, i cattivi solo i politici? E’ inaccettabile lo slogan “magistrato buono, politico cattivo.” E’ un pensiero unico che vede nella politica tutto il male possibile. A fare la differenza è la classe politica mediocre e l’essere pavidamente pigri. Non a caso nel timore di conseguenze gravi si sceglie il silenzio. La classe politica che china il capo lo fa per convenienza o per viltà?
La giustizia non va confusa con il giustizialismo. Veline sapienti negli anni sono state fatte uscire, in un racconto a senso unico. Basti pensare allo scandalo del processo Open, la fondazione che organizzava la Leopolda. A scanso di equivoci è la storia italiana degli ultimi decenni che andrebbe riletta diversamente. Il PM si può arrogare il diritto di disciplinare le forme della politica, fino al punto che la procura di Firenze, con una ricostruzione fantasiosa, gli contesta il finanziamento illecito della politica? A chi spetta decidere cos’è una fondazione e cosa un partito? Il magistrato che indaga su cosa è partito e cosa no invade il campo della politica. La Leopolda era un’ampia iniziativa politica e culturale, non una corrente del Pd. La verità dei fatti è diversa da quella raccontata. Separare i poteri è un caposaldo della democrazia liberale.
Da imputato Matteo Renzi ha studiato le carte e firmato i ricorsi e sottolinea che a nessuno va permesso di violare la legge e alle ingiustizie bisogna rispondere colpo su colpo. Può l’azione politica di Matteo Renzi e dei suoi amici essere ritenuta illegale per decisione di un giudice penale? Se la decisione è politica quanto valgono le sentenze della Cassazione? Fare politica può essere un reato? Renzi afferma di aver provato a trasformare l’Italia (i magistrati godono di 45 giorni di ferie, e la sua proposta di ridurle a 30, scatenò un finimondo e diede inizio ai suoi guai) per vedersi al centro di un rilievo mediatico massacrante nei suoi confronti: l’obiettivo demolire l’immagine del bravo ragazzo, per creare quella del ladro privo di morale, trasformato in un gangster.
Per non minare la fiducia nella magistratura i giudici devono accettare di sottoporsi a un giudizio di merito, perché la battaglia per la meritocrazia non può diventare un pericolo. Chi indaga o giudica non può avere dei pregiudizi ed essere di parte ma soprattutto si tratta di garantire la certezza dei tempi del processo. E’ possibile dover andare in tv a fare la parte dell’imputato? Può il giornalista farsi portavoce delle idee di altri partiti, invece di intervistare il politico di turno? I giornalisti dovrebbero appurare la verità e non attaccare i politici che non amano. Puntare più a spettacolarizzare che ad approfondire imbarbarisce il dibattito. Se l’imputato fa notizia ed è lui la notizia il garantismo va sempre applicato in un rapporto paritario tra accusa e difesa.
L’incontestabile mediocrità della politica indubbiamente corrisponde ai tempi, ma Matteo Renzi che sostiene di opporsi a essa, finisce per esserne lo specchio di riflesso: nel dare e fare spettacolo nazional-popolare contribuisce ancor di più al suo svilimento.
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