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Del fascista reticente che vuol passare per intelligente

Si può tollerare chi professa valori ideologicamente violenti per conquistare il potere politico, in una fase di crisi e di transizione? Perché l’Italia risulta incapace di esprimere una grande Destra democratica?

di Massimo Stefano Russo - mercoledì 13 ottobre 2021 - 3465 letture

Il fascismo appartiene alla storia italiana, ne ha segnato il Novecento e la sua tradizione politica è ancora presente nei sogni di gloria dei nostalgici. Il problema annoso va posto e affrontato. Cosa c’è di nuovo? Si tratta di pochi estremisti, tendenzialmente delinquenti, che vi si richiamano? Quanto realmente sono fascisti quelli che si definiscono o definiamo fascisti? Cosa sappiamo di loro? Abbiamo mai parlato coi fascisti o ai fascisti? Appellarsi alla forza che diventa violenza traduce l’agire politico di massa in squadrismo di vecchia memoria e basta poco perché le manifestazioni, nate per esprimere pacifica protesta, degenerino in atti di aggressione e intimidazioni.

Ignorare la storia e gli eventi accaduti nel passato, compromette la capacità di analisi e di intervento. Lo studio della storia, il dialogo con la storia è importante in termini di educazione civica.

Perché ancora oggi ci sono dei soggetti che si richiamano al fascismo? Cosa rappresenta per loro il fascismo? Siamo sicuri che basta indicare l’essere nati dopo il fascismo per affermare di non averci niente a che fare? Il fascismo, è stato sconfitto, è morto nel 1945, ma il funerale non gli è mai stato fatto. I fascisti banalmente sono quanti si riconoscono nel fascismo come modello e sistema di potere, spesso anche senza conoscere quello che ha espresso. Il fascismo ha un nesso con la storia contemporanea? Si può parlare di un neo-fascismo che rappresenta un problema? Il fascismo, i neo-fascisti sono un corpo estraneo alla politica della destra? Sono tutte domande da porsi in un’ottica di riflessione. Purtroppo le dichiarazioni, i proclami di principio non bastano e molte buone ragioni portano a dubitarne, in termini di sincera presa di coscienza e soprattutto di concreta distanza da parte di esponenti di primo piano. Il fascismo oggi è un fantasma che si manifesta in varie forme per delegittimare lo Stato democratico. Sono solo fasce estremiste? Le mosche gialle nel loro nutrirsi di escrementi hanno poco di casuale, fanno le uova, si generano e rigenerano. Sanno dove andare e cosa fare.

Perché ci sono menti attratte dall’idea fascista? Oggi, più di ieri, si arriva ad essere fascisti, per protesta, per rabbia e odio contro lo Stato, l’ordinamento giuridico e le sue forma istituzionali di autorità.

Il senso dell’antifascismo dove lo ritroviamo? Si può tollerare chi professa valori ideologicamente violenti per conquistare il potere politico, in una fase di crisi e di transizione? Perché l’Italia risulta incapace di esprimere una grande Destra democratica? Come si manifesta il fascismo oggi? C’è un neofascismo che si esprime in modo rozzo, ridicolo, ma anche violento, accreditandosi come fedele continuità con il fascismo tradizionale. La sensazione diffusa è che la cultura di massa omologante, nell’ammettere di essere indifferentemente antifascisti, porti all’indulgenza, al non doverci preoccuparci più di tanto e a non prestare grande attenzione a quanti si dichiarano fascisti, perché lo fanno a parole. Tranne poi riconoscere di essere stati indotti in errore, nel ritrovarseli a fronteggiare da avversari, spiacevolmente sul campo, armati a menare e bastonare. Qual è il vero significato dell’essere fascisti oggi? Alle parole usate con disinvoltura nel perdere di significato, ambiguamente banalizzandole, si finisce col dare un senso immaginario diverso da quello vero. Abbiamo a che fare con dei fascisti per caso, aleatori che risultano tali perché ignoranti di Cittadinanza e Costituzione? Come promuovere una consapevolezza critica, per evitare di dare credito al diventare fascisti, in contrapposizione alla piega che prendono gli eventi, in uno stato di instabilità che rischia di essere permanente? Le istituzioni statali con l’istruzione e l’educazione propongono modelli positivi di comportamento, un presidio di legalità, dove qualcosa non ha funzionato.

Se ne ha un’immagine vaga? L’irrazionalità che avanza lenta e massiccia, con tutte le sue pulsioni devastanti genera orrore, irrigidisce e annulla l’intelligenza. A chi torna utile? I comportamenti che si richiamano al fascismo, non sono accettabili, né giustificabili, con distratta leggerezza; va ribadito. Gli atti devianti ridotti e semplificati a folclore o goliardia, a tumulti pittoreschi, a parate carnevalesche, contribuiscono allo slittamento della democrazia. Vanno fronteggiati per garantire che, nella partecipazione più ampia possibile, dilaghi l’intolleranza. Come depotenziare i comportamenti che nel rendere l’atmosfera pesante e incerta generano violenza? Bisogna avere la capacità di riconoscerli per tutelarsi, contrastandoli per contenerli adeguatamente, con gli strumenti della ragione critica. I disperati che diventano violenti possono essere un pericolo sociale di proporzioni enormi.

Uscire dal conflitto è possibile, nel saper contrapporre i valori della memoria, della storia, tradotti in senso civico. Isolare le ipocrisie fa fare passi ulteriori sulla strada della libertà, dell’autonomia e del pensiero critico e genera vera conoscenza. E’ la potenza argomentativa, espressa in modo chiaro, a cogliere le difficoltà della democrazia le posizioni ostili, insidiose e i conflitti che la minacciano. Bisogna dare risposte efficaci, capaci di affermarsi durevolmente, nel rispettare le leggi, attraverso il vincolo reciproco di lealtà e solidarietà.

Il piano politico delle forze che simpatizzano per distruggere l’ordine esistente è instaurare una dittatura del terrore? La memoria del fascismo che appare giorno dopo giorno molto sbiadita, con i suoi riferimenti sommersi, non può vederci assistere impotenti a fenomeni estremi che esprimono aggressivi rigurgiti nazionalistici. Come redimere l’ignoranza che si manifesta in barbara rozzezza, in un paese povero e disuguale? Il nuovo Potere che scredita la società, la classe dirigente e la politica ci getta in un vero e proprio stato di assenza di regole, di anomia. Se l’edonismo, alla luce della gioia di vivere, chiede al consumatore la normalità conformista si può riproporre il fascismo come un “atto/fatto culturale”? Cosa abbiamo fatto perché non ci fossero più fascisti? Basta condannarli e gratificare la propria coscienza con l’indignazione? Se non si è predestinati a essere fascisti, l’essere fascisti può essere un gesto immotivato, irrazionale e puramente casuale?


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