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Darfur: cresce la rabbia mentre si aggrava l’insicurezza per i bambini profughi

Sudan, nuovo rapporto di Amnesty International sul Darf.

di massimo oriti - martedì 29 gennaio 2008 - 2989 letture

riceviamo e pubblichiamo

Al termine della terza settimana di operazioni dell’Unamid (la Forza delle Nazioni Unite in Darfur), Amnesty International ha reso noto che la situazione della sicurezza per gli sfollati e’ in bilico, sottolineando che una generazione di darfuriani sta crescendo in un clima di estrema paura e insicurezza in campi profughi pieni di armi: una combinazione potenzialmente esplosiva.

Con questo duro monito, Amnesty International ha lanciato il suo nuovo rapporto Sfollati in Darfur - Una generazione di rabbia, in cui descrive l’attuale stato di insicurezza nei campi profughi nell’area, le potenziali conseguenze e le possibili soluzioni.

"La maggior parte dei campi profughi in Darfur e’ piena di armi. La situazione della sicurezza dentro e fuori dai campi continua a peggiorare, mentre le speranze di una soluzione politica al conflitto in Darfur si riducono e le ostilita’ tra il governo e i gruppi armati seguitano a intensificarsi" ha dichiarato Tawanda Hondora, vicedirettore del Programma Africa di Amnesty International. "Il benessere degli sfollati continua a essere ignorato mentre i gruppi armati e il governo litigano e impediscono il completo spiegamento dell’Unamid. Non ci potra’ essere una pace duratura senza la garanzia che la sicurezza e i diritti umani di queste persone siano rispettati e sostenuti".

I gruppi armati continuano a usare i campi per reclutare combattenti, inclusi i bambini.

"I giovani del Darfur vivono in una realta’ dove non sembra esserci una speranza ne’ per il presente ne’ per il futuro. Arrabbiati e frustrati, alcuni di loro si uniscono ai gruppi armati’ - ha proseguito Hondora, facendo l’esempio di ‘Ali’’, uno sfollato del campo di Abu Shouk, che ha detto ad Amnesty International: ‘I ragazzi di 18 anni sono sfiduciati. Non hanno lavoro, soprattutto i laureati, e vivono con gli aiuti umanitari".

Gli sfollati del Darfur sono stati lasciati perlopiu’ indifesi. La forza dell’Unione africana, pensata per proteggere i profughi, e’ stata surclassata dalla superiorita’ in uomini e armi delle milizie filo-governative janjawid e dei gruppi armati d’opposizione.

"La stessa sorte tocchera’ all’Unamid a meno che non si mandino chiari segnali alle parti in conflitto che non sara’ ammesso alcun attacco all’Unamid e alla popolazione" ha detto Hondora. "In aggiunta, devono essere adottate urgenti misure per assicurare che il governo del Sudan rimuova tutti gli impedimenti al completo spiegamento dell’Unamid. La comunita’ internazionale deve, inoltre, adeguatamente rinforzare l’Unamid, anche attraverso la fornitura di un equipaggiamento di terra e di trasporto aereo".

L’esercito e la polizia sudanesi, che dovrebbero in teoria proteggere i civili, sono considerati dagli sfollati come nemici piuttosto che difensori, dal momento che spesso li arrestano arbitrariamente fuori dai campi profughi, in base al sospetto che appartengano a gruppi armati d’opposizione.

Alcuni campi, ad esempio quello di Kalma, ospitano persone appartenenti ad almeno 29 differenti gruppi etnici. La gran parte dei residenti possiede armi. Amnesty International ha appreso che molti giovani hanno costituito gruppi di vigilantes su base etnica. Tra il 16 e il 22 ottobre 2007, le Nazioni Unite hanno registrato piu’ di 10 casi di scontri a fuoco in questo campo, affermando che ‘molti episodi di violenza sono stati attribuiti al gruppo armato Fur, che comprende dei bambini, contro altri gruppi etnici nel campo".

"La presenza di armi nei campi ha peggiorato una situazione di sicurezza gia’ precaria per tutti’ - ha detto Hondora. ‘In alcuni campi profughi, si puo’ comprare una pistola con soli 25 dollari e cio’ contribuisce a spiegare i numerosi episodi di furto e aggressione’. In questo ambiente carico di rabbia, paura, insicurezza e disaccordo politico, i litigi spesso sfociano in tragedia.

Le donne sfollate sono esposte al costante pericolo di stupro quando si avventurano al di fuori dei propri campi per cercare legna da ardere o cibo. Sebbene la maggior parte delle vittime di stupro accusi le milizie janjawid, ad Amnesty International sono pervenute notizie di stupri commessi anche dall’esercito sudanese, dalla polizia e da altri gruppi armati d’opposizione, compreso l’Esercito di liberazione del Sudan (Sla/Mm). Le donne denunciano di essere state violentate, a volte, anche dagli sfollati maschi all’interno del campo.

‘Mahmud’, uno sfollato nel campo di al-Jeneina, ha detto ad Amnesty International: "Le donne continueranno a uscire dal campo per raccogliere legna da ardere. Anche se questo e’ pericoloso perche’ possono essere violentate, noi le lasceremo andare perche’ gli uomini che raccolgono legna da ardere possono essere uccisi".

Amnesty International si e’ rivolta anche all’Unamid affinche’ garantisca la protezione degli sfollati, attraverso lo stazionamento di unita’ in prossimita’ di ciascun campo e con un pattugliamento costante, compresa la scorta delle persone che escono per raccogliere la legna da ardere.

"L’Unamid deve essere dotata di risorse per assicurare la piena protezione di tutti i civili in Darfur" - ha concluso Hondora. "Ciascuna parte coinvolta nel conflitto deve, inoltre, interrompere immediatamente gli attacchi ai civili e agevolare lo spiegamento dell’Unamid in tutte le aree colpite".


- Ci sono 2 contributi al forum. - Policy sui Forum -
Darfur: cresce la rabbia mentre si aggrava l’insicurezza per i bambini profughi
1 febbraio 2008

AI CD. STATI CIVILI OCCIDENTALI NON INTERESSA UN FICO SECCO DEL DARFUR. QUESTA E’ LA VERITA’. LA VERITA’ E’ CHE CI GUADAGNAMO PURE A VENDERE LE ARMI ALL’AFRICA AFFINCHE’ LE DIVERSE ETNIE SI SCANNINO FRA LORO.
Darfur: cresce la rabbia mentre si aggrava l’insicurezza per i bambini profughi
2 febbraio 2008

Sotto il diluvio di sigle di associazioni di volontariato si nascondono forse grandi truffe perpetrate da onesti mestieranti del falso assistenzialismo planetario. Non ci si spiegherebbe altrimenti come molti degli Stati oggetto di aiuti internazionali arrivino a spendere milioni e milioni di euro e dollari per l’approvigionamento di armi.