Danilo Rea al Teatro Antico di Taormina
La Grande Opera in Jazz
Danilo Rea fa l’amore col pianoforte. Meno letteralmente di quanto si pensi. Sono una sequenza di amplessi con i quali coinvolge il pubblico in un’orgia emozionale alla quale è impossibile sottrarsi. Non è una questione di benpensanti, con remore che inibirebbero uno spettatore tipico di una serata di musica all’interno del Teatro Antico di Taormina. Occorre essere di più, occorre osare di più. Abbandonarsi alle sonorità senza freni inibitori e cominciare un viaggio, il cui eventuale ritorno non ha nessuna importanza.
Danilo Rea inizia così il suo spettacolo, con questo invito esplicito a unirsi al suo viaggio. Un viaggio di note e di immagini. Quelle che scorrono durante le sue esecuzioni ai lati del suo fedelissimo pianoforte a coda. Un breve preambolo per rassicurarsi che nessuno rifiuterà quell’invito. Poi, sono un’ora e mezza di dita che scivolano sui tasti e interpreti tra i più grandi della storia dell’opera che si susseguono in immagini di repertorio dove le voci, quasi a uscire da un vecchio grammofono ci trascinano nel tempo dei grandi teatri internazionali, nelle foto in bianco e nero e nelle immagini video graffiate dalle pellicole consunte.
Si ha la sensazione, durante tutto il concerto, di ritrovarsi nei vecchi cinema quando il muto dei film veniva sostenuto dal pianista presente e nascosto accanto al palco della proiezione a intonare pezzi musicali che variano a seconda del tema proposto sul grande schermo.
Provate a immaginare che tutto questo gioco di immagini e musica venga diretto dalle mani e dalla creatività di Danilo Rea. Ed ecco che si è già vittima consapevole della voce della Callas che intona "Casta Diva" con le varianti jazz che rendono il tutto come un sogno a occhi aperti dal quale risvegliarsi il più tardi possibile. Ed ecco "Nessun dorma" dalla voce di Mario Del Monaco o "Di quella pira" dalla voce di Giacomo Lauri-Volpi.
Il pubblico non ha avuto il coraggio di interrompere Danilo Rea durante il suo spettacolo, neanche per un attimo, neanche tra una brevissima pausa per passare da una accordo a un altro che introduceva una nuova area sulla quale improvvisare salite e discese di impronta jazz che, nella penombra e nella pudicizia di qualche astante, provocavano piccoli battiti con le dita a ritmare quella musica catturante.
Un’ora e mezza, come abbiamo accennato, e si sarebbe potuto proseguire per tutta la notte. Uno spettacolo che avrebbe meritato un pubblico più numeroso e un’enfasi maggiore. Certo, il programma delle serate precedenti e quelle che seguiranno previsto al Teatro Antico non può pretendere il tutto esaurito, ma coloro che hanno voluto assistere all’esibizione di questo inebriante musicista, non sono tornati a casa delusi. Danilo Rea li ha voluti premiare con un’ultima esecuzione della canzone più famosa al mondo, una versione indimenticabile di Enrico Caruso di "O sole mio", che il pianoforte di Rea ha trasformato in un’esecuzione unica.
L’Etna a inizio serata, con il suo pennacchio rivolto verso il mare, quasi come una cometa mistica, ha richiamato i turisti della Perla dello Jonio a questo indimenticabile spettacolo. Il resto lo ha fatto la luna, in fase calante a illuminare il mare sottostante per una serata che sarà ricordata a lungo.
- Etna
- Danilo Rea
- Danilo Rea2
- Danilo Rea3
- Maria Callas
- Danilo Rea4
- Luna
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