Dalla terra del 61 a 0
Si vota in Sicilia. Quel che succede a Catania e a Partinico nei racconti di tre nostri valenti collaboratori: Simone Spina, Angelo Vitale e Walter Molino
Dicono che il vero test per Berlusconi e la sua maggioranza sia qui, a Catania, dove il sindaco Umberto Scapagnini, il medico personale del presidente del Consiglio assurto alle cronache per avere dichiarato il proprio paziente "tecnicamente immortale", sfida Enzo Bianco. Dicono che il vero test, sia, più in generale in Sicilia dove nel 2001 la Casa delle libertà trionfò per 61 a 0.
La sensazione è che qualcosa di muova. Qualcosa che ha anche a che fare, per esempio, con il recente successo di Vendola in Puglia, ma che affonda le radici nella secolare lotta della parte migliore della Sicilia con la peggiore. A Partinico, in provincia di Palermo, due collaboratori di Diario - Angelo Vitale e Walter Molino - hanno messo online un blog che ha proprio questo scopo. Si chiama Libera mente Partinico e dichiara di volere raccontare "senza peli sulla lingua per marcare strette le caviglie di politici, affaristi, mafiosetti e portabastoni del paese, nell’imminenza delle elezioni comunali del 15-16 maggio, 5 candidati sindaco, 550 candidati al consiglio comunale e un macigno che incombe: le rivelazioni di Giusy Vitale sulla commistione tra mafia e politica". La prima iniziativa un Manifesto per la legalità sottoscritto da una decina di giornalisti, operatori culturali, professionisti della città. Una piccola iniziativa a cui siamo lieti di dare spazio.
Quanto a Catania, la città di cui sentirete ancora parlare sui tg, per sapere quello che succede e può succedere alle imminenti elezioni, vi proponiamo un articolo di Simone Spina, uscito su Diario del 29 aprile 2005.
Più Bianco di così... parte la quarta sfida Catania al voto: a insidiare il sindaco medico l’esponente della Margherita
Il pavimento di piazza Cavour o, come la chiamano tutti piazza Borgo, non è più in pezzi e le aiuole sono ben curate. Il prato è rasato, ogni sera, dopo mezzanotte, zampilla il sistema d’irrigazione automatico, e la statua della dea Atena, al centro del rettangolo che fiancheggia via Etnea, ha ripreso il suo antico candore.
Un’efficienza consueta in una città normale, ma che qui, a Catania, desta stupore. Anche tra chi, a notte fonda, sorseggia al chiosco all’angolo della piazza un selz con limone e sale: «Però, hai visto che bella piazza ha fatto Sciampagnini».
Quanto al dileggio i catanesi sono maestri crudeli. E al primo cittadino in carica, il forzista Umberto Scapagnini, hanno affibbiato quel soprannome che ammicca al suo carattere spumeggiante (chi non lo ricorda mentre fa lo slalom con sci ai piedi su una pista di polistirolo in pieno centro e chi non ha visto le foto che lo ritraggono durante le feste romane in compagnia della top model Surama?).
Gli si rinfaccia anche di essere napoletano, ma lui, il medico personale di Silvio Berlusconi, crede di aver compreso bene l’anima della città che ha guidato negli ultimi quattro anni e di piazze e strade ne ha lastricate poche ma in maniera cinematografica. Il piano regolatore, invece, è rimasto nel cassetto. Librino e Monte Po sono sempre quartieri invivibili. Le ruspe contro gli edifici abusivi dell’Oasi del Simeto hanno tenuto i motori spenti. I mezzi pubblici continuano a farsi desiderare. Le aree pedonali si sono ristrette. Il deficit del Comune si è allargato a quaranta milioni di euro. Le consulenze sono piovute copiose. Le liti all’interno della Giunta si sono susseguite tempestose.
Il sindaco però è convinto di potercela fare di nuovo e vuole vincere le elezioni del 15 e 16 maggio per rimanere a Palazzo degli Elefanti. La convivenza, in caso di successo, però stavolta sarà più difficile. «Il centrodestra ha annaspato per mesi», dice Anna Finocchiaro dei Ds, «rifiutando la candidatura di Scapagnini quando già i cartelloni elettorali del sindaco campeggiavano pateticamente per la città.
Alla fine il suo nome è stato imposto con una stampella». La stampella, come la definisce la deputata siciliana, è l’europarlamentare di An Nello Musumeci, con il quale la Casa delle libertà ha trovato all’ultimo minuto un accordo inventando un inedito tandem: davanti il farmacologo del premier; dietro, come vicesindaco in pectore, l’uomo sul quale puntava gran parte del centrodestra.
Il compromesso è stato trovato a Roma e sempre dalla Capitale sono partiti i ripetuti tentativi di Berlusconi di rattoppare una coalizione in crisi. A furia di lettere e telefonate, alla fine almeno due pezzi della sbrindellata alleanza il capo di Forza Italia è riusciti a recuperarli.
Così, l’ex presidente dell’Ordine dei giornalisti Mario Petrina, che voleva riprovarci dopo la deludente esperienza del 1993, ha ritirato placidamente il suo nome dalla lista dei contendenti e Nuova Sicilia, partito a spinta autonomista che predica il federalismo fiscale siculo e «il ritorno del Banco di Sicilia ai siciliani», è tornato nei ranghi. Non l’ha presa invece con fairplay Luigi Attanasio, che di fronte alla decisione del nuovo Psi di appoggiare Scapagnini s’è dimesso dal partito per non sentirsi «subalterno».
Ma a destra ci sono altri candidati che non hanno intenzione di farsi da parte. Ci vuole provare infatti l’ex sindaco democristiano Angelo Attaguile, un big della prima repubblica adesso schierato con il Centro popolare-Dc. Fra gli alleati di un tempo c’è poi Giuseppe Montalto, candidato da Alternativa Sociale di Alessandra Mussolini (che faràla capolista) e appoggiato da Forza nuova. E, ancora, Francesco Zaccà del Pri, «invitato» a scendere in campo dal presidente dei repubblicani Giorgio La Malfa. Infine, l’istrionico Antonio Fiumefreddo, a capo di un suo movimento (Evviva Catania) da quando, un paio di anni fa, venne espulso dalla Giunta Scapagnini per alcune denunce sull’ «integrità morale» dell’amministrazione. «La presenza di tante liste nel centrodestra fa riflettere», osserva Finocchiaro, che guiderà i Ds alle comunali. «Possono diventare un efficace strumento per gestire le tante clientele che ancora esistono».
Alla fine, comunque, il drappello del centrodestra è nutrito e contro di esso rimane l’unico candidato donna, Alessandra Zappalà della lista dei Consumatori, e soprattutto quello del centrosinistra, il parlamentare della Margherita Enzo Bianco. L’ex ministro dell’Interno, e già sindaco tre volte, pare essere l’unica carta in mano all’opposizione catanese da tre lustri. In una città che non ha mai amato la sinistra, Bianco s’è preparato con largo anticipo, forte di primarie e sondaggi favorevoli. E concerti con star del calibro di Franco Battiato. Non sarà certo «un sentimiento nuevo», ma i guai del centrodestra sono tali e tanti da poter restituire a Bianco quella poltrona che cinque anni fa lasciò per il Viminale.
L’articolo, senza firma, è stato pubblicato su Il Diario il 13 maggio 2005
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