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Dalla padella alla brace, fino alla “mossa del cavallo”… morto!

Un assurdo nell’assurdo, presentato dalla quasi totalità dei media come mirabolante mossa politica. Tutti hanno un limite etico e logico, ma non gli uomini del mondo politico e dei media italiani.

di Gaetano Sgalambro - martedì 20 agosto 2019 - 1502 letture

In queste tre situazioni sembra configurarsi il destino del M5S. Tra la prevaricazione mangia consensi elettorali dell’onnivoro Salvini, capace di rimangiarsi perfino se stesso, alla non più sicura alleanza con l’attuale PD e affini (conflittuali non tanto per interessi pubblici, che si sono da tempo giuocati, quanto per irrefrenabile natura allo sproloquio intellettuale, utile a camuffare residuali interessi personali).

Il tutto avviene sotto la diligente regia dei media, che possono essere paradigmaticamente rappresentati dai giornalisti della TV/7. Costoro hanno gonfiato ad arte il personaggio Salvini, presentandolo come animale politico di rara sensibilità (dissero la stessa cosa di Bossi) che non sbaglia una mossa, tanto che è stato votato alle europee dal 39% degli italiani (fake news sistemica!), confermando i dati dei sondaggi (altre fake news sistemiche!). Di contro, hanno sgonfiato il personaggio Di Maio, quale gazzosaro domenicale degli stadi, incapace di azzeccare un congiuntivo. E fino a sabato scorso hanno tenuto questa linea di sopraffine analisi politica comparativa: addirittura sostenendo che l’offerta di Salvini, di approvare la legge sul taglio del numero dei parlamentari subito prima del voto, era una mossa da cavallo - sentite bene, sentite bene!- che sparigliava le carte del povero Di Maio alle prese con la mozione di sfiducia della Lega al presidente del consiglio, del cui governo lo stesso Salvini rimane a fare parte integrante.

Praticamente stiamo parlando di un assurdo nell’assurdo, presentato dalla quasi totalità dei media come mirabolante mossa politica. Tutti hanno un limite etico e logico, ma non gli uomini del mondo politico e dei media italiani.

Orbene, in questo contesto, per il M5S fare un passo indietro con la Lega o farne uno avanti con il PD costituisce comunque un rischio di sopravvivenza. Così come quello di non farne alcuno!

Tanto più che devono tenere conto di un presidente della repubblica che vuole strenuamente, come consuetudine (?), un suo governo: in nome della salvezza dell’Italia (anche lui) e a prescindere dal voto degli stessi italiani (mi riferisco al voto del marzo 2018). Allora, pur essendo a tutti evidente la difficoltà di formare un governo di forze politiche coerenti, il presidente, sostenuto da tutti gli altri partiti, non volle riandare subito al voto, come chiedeva il M5S, per timore che la marea montante dei consensi lo portasse dalla seconda maggioranza relativa alla maggioranza assoluta.

D’altra parte in precedenza, il M5S non era stato riconosciuto pubblicamente come eversivo e incapace di mediare da Napolitano, pur essendo in maggioranza relativa? -Ben oltre tre milioni di cittadini votanti il M5S del 2013 sono stati definiti eversivi. Roba da vero impeachment!- Non si era guadagnato con questo giudizio il secondo mandato presidenziale, a tranquillità degli altri partiti, dei moltissimi intellettuali e dei media? Tranquillità poi persa perché pasticciò con il governo Letta e a seguire con Renzi, prima al PD e poi al governo, per bloccarne la crescita, ottenendo alla fine il risultato opposto.

Da questa ricostruzione non posso non fare rilevare due dati di estrema rilevanza.

Primo: in Italia si vota regolarmente, ma la volontà complessiva degli elettori votanti e degli ex elettori, alfine rimasti muti, non viene considerata da alcuno.

Secondo: il M5S è l’unica formazione politica che in Italia ha contro tutte le altre formazioni e quasi tutti i media. Non era successo neanche al MSI.

In questa situazione il M5S, al quale va la mia simpatia politica, deve sapere rivendicare con orgoglio, a tutti i livelli, il valore e il peso elettorale della sua maggioranza relativa, la quale da vera legittimità al suo ruolo primario e unico di cambiamento radicale. Pur riconoscendo la necessità di una propria maturazione politica, ma in una direzione corretta. Diversa da quella imboccata e perseguita dai partiti storici (Lega compresa) che ora non possono pretendere di farsi carico del paese che hanno portato prossimo al declino.


Immagine in icona: Cavallino geritzt (1990) di Ursula Stock.



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