Dal mattatoio di Gaza all’arresto di Cecilia Sala
I TG perdono tutti – L’Espresso sempre peggio – Trend negativo per i quotidiani
MATTATOIO GIORNALISTI – Ci riferiamo a Gaza e ai giornalisti uccisi in 14 mesi di attacchi israeliani. Sono inviati, fotografi, blogger oppure cittadini armati di cellulare che hanno fatto vedere al mondo cosa sta avvenendo in questo inferno. Secondo il Comitato per la difesa dei giornalisti (Cpj) con sede a New York, il 20 dicembre scorso ha fissato in 141 i giornalisti morti nella Striscia. Sta indagando su altri 130 casi, ma ammette che molti sono difficili da documentare per i continui raid aerei, la carestia, lo sfollamento del 90 per cento della popolazione, costretta a vivere di stenti sotto ripari improvvisati, perlopiù “tende” costruite con plastica e pezzi di stoffa raccolti sulla spiaggia, con il freddo pungente, un freddo che uccide quando non arrivano le bombe. Mai, come in questo conflitto, sono morti tanti giornalisti. Nemmeno durante i due conflitti mondiali. «Da quando è iniziata la guerra a Gaza», conferma Carlos Martinez de la Serna, direttore del Programma CPJ, «i nostri colleghi hanno pagato il prezzo più alto, la vita, per i loro reportage. Senza protezione, equipaggiamento, presenza internazionale, comunicazioni, cibo e acqua, continuano a svolgere il loro lavoro cruciale per dire al mondo la verità». E poi ci sono le aggressioni, le minacce, la censura, ritorsioni e vendette nei confronti dei familiari dei giornalisti. Il ministero della Salute di Gaza indica 45.399 morti civili, di cui quasi 15 mila bambini, al 26 dicembre 2024. Naturalmente Israele contesta queste cifre. È un fatto, però, che a Gaza è stato vietato l’ingresso alla stampa internazionale che dal 7 ottobre 2023 deve affidarsi alle notizie fornite dai giornalisti che sono all’interno della Striscia.
L’ARRESTO DI CECILIA SALA – Cecilia Sala, classe 1995, è stata arrestata a Teheran il 19 dicembre 2024 ed è detenuta, in isolamento, nella prigione di Evin. Nel passato ha lavorato per diverse testate da Vanity Fair a L’Espresso, dalla Rai a Otto e mezzo. Poi Huffington Post. Nel novembre 2019 fa parte della redazione de Il Foglio e dal gennaio 2022 è autrice e voce del podcast Stories di Chora Media (Mario Calabresi). Cecilia Sala potrebbe essere rilasciata se l’ingegnere iraniano Mohammad Abedini Najafabadi, arrestato all’aeroporto di Malpensa (su indicazione Usa) fosse scarcerato. Gli Usa, invece, hanno chiesto che l’iraniano sia estradato. Vedremo gli sviluppi di questa vicenda dove, ancora una volta, in ballo c’è la vita di una giornalista che potrebbe essere annientata da “interessi superiori”.
TG: PERDONO TUTTI. O QUASI – Tempi di bilanci e secondo i dati Auditel, elaborati dallo studio Frasi, quasi tutti i principali Tg sono in calo. Fa eccezione il TgLa7 di Enrico Mentana che, addirittura cresce. Il TG1 conserva il primo posto con uno share medio del 23,56%, ma perde 163.414 spettatori rispetto al 2023 (-3,79%). Il TG2 “tracolla” e perde 96.782 spettatori (-8,88%). Il TG3 risente di un calo generalizzato della terza rete e perde “solo” lo 0,44% pari a 7.522 spettatori. Cresce, invece, dello 0,78% la Testata Regionale. A casa Mediaset, il TG5 perde 86.099 spettatori (-2,42%) con uno share del 19,54%. Il TG4 perde 24.756 spettatori (4,44%) e Studio Aperto lascia sul terreno 18.013 spettatori con uno share del 3,52%. Successo, invece, da parte del TGLa7 che nella fascia serale cresce del 18,64% e guadagna 191.810 spettatori. Come sempre, quando una rete aumenta (in questo caso la 7) gli ascolti, ne beneficia anche l’informazione. Necessario ricordare, però, che queste perdite sono causate dagli spostamenti delle nuove generazioni verso piattaforme diverse dalla Tv (Smartphone, tablet ecc.). Proprio per questo Auditel si rinnova e, dal 30 dicembre, utilizzerà una nuova metodologia che misurerà non solo i programmi trasmessi in Tv, ma anche quelli disponibili sui dispositivi connessi a Internet, offrendo un quadro più completo delle abitudini del pubblico. Vanno male anche i canali tutti dedicati all’informazione come Rainews 24 (0,52% di share e meno 17,9%), mentre Tgcom24 e SkyTg24 si attestano rispettivamente allo 0,5% e allo 0,33%.
L’ESPRESSO SEMPRE PEGGIO – Poco prima di Natale, il 21 dicembre, il sito de L’Espresso ha smesso di funzionare e, nelle stesse ore, anche la posta elettronica. Chi scrive a un giornalista de L’Espresso riceve una mail che sostiene che quell’indirizzo non esiste più. In compenso, il direttore, Emilio Carelli ha scritto ai lettori che a gennaio partirà il nuovo sito che sarà «il fulcro di un giornalismo interattivo e partecipativo, in cui i lettori saranno finalmente co-attori del processo informativo, grazie a strumenti di engagement e comunicazione diretta con la redazione». Belle parole ma che contrastano con quelle del Comitato di redazione il quale ricorda che «questa gravissima eclissi del giornale online è la ciliegina sulla torta di una gestione autolesionista da parte della nuova proprietà, che a partire dallo sciopero di settembre scorso, lo ricordiamo, aveva già sottratto alla redazione la cura del sito per affidarla a uno staff tecnico non composto da giornalisti. Il problema tecnico è uno dei riflessi pratici di una gestione che in questi mesi ha messo pesantemente le mani nei contenuti degli articoli: per i redattori del giornale difendere la libertà di espressione è una lotta ininterrotta, con esempi molto più numerosi di quelli che sono diventati di dominio pubblico». Fondato nel 1955 da Eugenio Scalfari e Arrigo De Benedetti, il settimanale, nel 2022 è stato venduto dalla Gedi a Danilo Iervolino proprietario della Università Pegaso e Salernitana Calcio. A sua volta Iervolino ha venduto la testata, nel dicembre 2023 a Donato Ammaturo (Ludoil Energy).
QUOTIDIANI ANCORA GIÙ – Continua la tendenza negativa dei quotidiani. Nei primi mesi del 2024 sono state vendute 1,29 milioni di copie, in flessione su base annua del 9,4% e del 30,0% rispetto al corrispondente periodo del 2020. Le testate nazionali hanno avuto una riduzione leggermente inferiore (- 9,2%) a quelli locali (-9,8%). Le copie vendute in formato cartaceo su base annua (1,10 milioni) si sono ridotte del 9,4% e del 32,8% rispetto al 2020 quando se ne vendevano 1,64 milioni di copie. Non va meglio il formato digitale con una media di circa 190 mila copie giornaliere. Le prime cinque testate digitali (Corriere della Sera, Il Sole 24Ore, La Repubblica, Il Fatto quotidiano e La Stampa) rappresentano poco meno del 60% delle copie complessivamente vendute.
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