D’Alema for President
Irrazionalità e indicibilità
Sono stato facile profeta rispondendo ieri pomeriggio (19.4.2013) a Dario Generali «Temo che [Prodi] sarà bruciato e a quel punto emergerà D’Alema, il vero candidato di Berlusconi e del PD/PD». Tutto previsto, tutto voluto, tutto programmato dall’ambiziosissimo D’Alema: la cialtronesca candidatura di Marini, la finta indignazione di Renzi (cavallo di Troia della destra dentro il PD), l’inganno verso Prodi, il tenace e politicamente maleducato silenzio sulle ragioni che inducono il Partito Democratico a non eleggere Rodotà e a respingere la proposta del Movimento 5 Stelle di sostegno a un governo PD -anche guidato da Bersani -nel caso di elezione del giurista proposto dal Movimento.
Già: per quali ragioni?. Forse perché, come ipotizzano in molti, l’accordo prevede un presidente amico di Berlusconi che lo nomini senatore a vita, garantendogli in questo modo una definitiva impunità.
Vent’anni di legami inconfessabili -banche, televisioni, grandi opere distruttive dell’ambiente, affari sulle guerre e tanto altro- tra il clan di Silvio Berlusconi e il clan di Massimo D’Alema (il vero padrone del PD) porteranno alla vergogna di Berlusconi nominato tra coloro che hanno «illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario» (art. 59 della Costituzione). Il cattolico Prodi no. Il laico Rodotà no. Il comunista D’Alema sì. In cambio della garanzia giudiziaria e politica per uno degli uomini più corrotti al mondo. E in cambio del silenzio sul comune malaffare. A tanto è ridotto il Partito Democratico. A questo è ridotta l’Italia.
(Segnalo tre brevi testi da leggere per capire quanto sta accadendo.
Una strepitosa cronaca “teatrale” di Augusto Illuminati su Alfabeta2.
Un invito rivolto da Peter Gomez a Romano Prodi affinché “si vendichi”.
Un breve testo di Paolo Flores D’Arcais che chiede giustamente ancora Perché, perché, perché?)
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