Cronache giornalistiche da basso impero (7)

Nuove indagini per delitto Alfano ‒ “Firme” da una testata all’altra ‒ Utilizzo di internet e giornali durante lockdown
Nuove indagini per il delitto Alfano ‒ Sono passati ventotto anni da quando l’8 gennaio 1993, a Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), non lontano dalla sua abitazione, sulla sua auto, fu ucciso Beppe Alfano. Gli spararono in bocca. Aveva 48 anni. Non aveva in tasca il tesserino di giornalista ma era il corrispondente del quotidiano catanese La Sicilia, naturalmente pagato poche migliaia di lire a pezzo. All’Ordine dei giornalisti fu iscritto, ad honorem, solo dopo la sua morte (così come avvenne per Peppino Impastato e Mauro Rostagno). Non aveva il tesserino ma era cronista di razza perché aveva intuito e grande passione. Di professione era insegnante di educazione tecnica. Aveva cominciato a fare giornalismo attraverso le radio private locali. Aveva scritto di un traffico internazionale di armi che passava da Messina, aveva scritto del boss Nitto Santapaola, di massoneria deviata che speculava sul traffico di arance avvalendosi delle sovvenzioni europee. Alfano aveva idee di destra ma questo non gli impedì mai di mettere a nudo gli intrecci tra criminalità organizzata, politica inquinata e comitati d’affari.
La giudice per le indagini preliminari di Messina, Valeria Curatolo, ha archiviato il processo a carico di Stefano Genovese e Basilio Condipodero, che erano accusati di essere gli esecutori materiali dell’omicidio di Beppe Alfano, ma contestualmente ha disposto nuove indagini, ritenendo necessario fare alcuni approfondimenti sull’arma del delitto, ritrovata. Sonia Alfano, la figlia di Beppe, che in questi 28 anni, non ha mai smesso di lottare per la verità, ha così commentato la notizia della ripresa delle indagini: «La vera notizia è che la Gip ha disposto una proroga delle indagini a carico di Rosario Cattafi e soprattutto ha disposto degli accertamenti che mai nessun giudice fino ad oggi aveva mai richiesto. Sono accertamenti molto precisi, nel senso che si manifesta la volontà di far luce sulla calibro 22 che ha ucciso mio padre». A distanza di tanti anni, ha aggiunto, ancora «devono essere spiegate tante cose. Sono veramente tanti gli interrogativi che a me sono rimasti e finalmente un giudice ha chiesto di fare luce».
La penna dopo la toga ‒ Piercamillo Davigo lascia la toga e scrive per Il Fatto Quotidiano. Lo ha cominciato a fare il 7 gennaio scorso con un articolo sul sovraffollamento delle carceri italiane. La sua decisione di collaborare con Il Fatto arriva dopo che il Consiglio di Stato ha bocciato il suo ricorso contro il Csm (Consiglio superiore della magistratura) che l’aveva dichiarato decaduto dopo il pensionamento.
Un altro abbandono – Continua l’emorragia da parte dei giornalisti di Repubblica. Luca Bottura che teneva la rubrica #bravimabasta si è dimesso. È l’ennesima prestigiosa firma che lascia il quotidiano dopo che è passato alla famiglia Agnelli-Elkann. Precedentemente avevano lasciato Gad Lerner, Bernardo Valli, Alessandro Gilioli (approdato a Radio Popolare di Milano), Enrico Deaglio, Pino Corrias, Roberto Saviano.
Vice direttora al Corriere ‒ Fiorenza Sarzanini, una delle giornaliste più attente e competenti della cronaca giudiziaria sarà la vice di Luciano Fontana e, contemporaneamente, responsabile dell’ufficio di Roma del Corriere della Sera. Sarzanini, 55 anni, si è sempre occupata di giudiziaria e, prima del Corriere, ha lavorato per 12 anni al Messaggero.
Uso di internet e quotidiani ‒ Secondo un’indagine di Audioweb, la seconda fase di lockdown e i provvedimenti per il periodo natalizio, con la suddivisione dell’Italia in zone di colore differente a seconda della gravità della situazione sanitaria, hanno catalizzato l’interesse degli italiani e incrementato l’uso di Internet come strumento di informazione. Il Corriere della Sera cresce del 13% e si conferma al primo posto con 4 milioni e 572 mila utenti unici e stacca La Repubblica (4 milioni e 30 mila). Ma il vero botto lo fa Il Fatto Quotidiano che dal nono posto sale al terzo, passando da 2,3 a 2,9 milioni (+28%), favorito anche dal fatto che tutti i suoi articoli sono liberamente accessibili online; a differenza di molti concorrenti, il giornale diretto da Peter Gomez non ha infatti adottato un paywall, cioè la sottoscrizione, da parte dell’utente, a pagamento. Il Messaggero conserva la quarta posizione (+1%), seguito da TgCom24 che vede calare dell’11% i propri utenti unici, in controtendenza rispetto a quasi tutti gli altri giornali online. Fanpage sale dal settimo al sesto posto (+7%). Scende di due posizioni invece La Gazzetta dello Sport, settima con 1,4 milioni di utenti unici (-12%).
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