Cronaca: la chiusura dei comizi elettorali

Sensazioni di fine campagna elettorale. Un diario assolutamente personale e poco "politico".

di Sergej - martedì 17 maggio 2005 - 9694 letture

Mi sono accorto che a Catania c’erano le elezioni quando, un sabato, uscendo di casa, mi hanno rivolto la parola. Di solito, in questa città affollata e impegnata, nessuno ti dà retta. Ora invece sorrisi, saluti. Il mio vicino di casa mi ha fermato chiamandomi per nome. Pensavo non sapesse neppure come mi chiamavo. Mi ha chiesto: "Sei già impegnato?". Con questa formula gergale, si indica chi ha già un candidato. A Catania, per queste elezioni i candidati sono stati migliaia, tutta la città candidata: per i consigli di quartiere, per il Consiglio Comunale. I partiti hanno utilizzato anche questo sistema per coinvolgere direttamente al voto i cittadini. Nei giorni che hanno preceduto le elezioni, la città sembrava più allegra: tutti accomunati da quest’idea fissa del "posto" al Consiglio Comunale.

10 maggio 2005

Comizio elettorale dei Comunisti Italiani, nella piccola piazza Manganelli. Diliberto ha dato l’unico reale motivo per votare Enzo Bianco alle elezioni per sindaco che ci sono a Catania tra qualche giorno: far sì che Vespa non dedichi una puntata di Porta a Porta a Catania, con La Russa che possa vantarsi gongolante “noi a Catania abbiamo vinto”. Luca Volontè, portavoce della destra ha detto due giorni fa che quella di Catania è l’ultima spiaggia, se perdono anche questo comune sarà “la rotta”. A Catania si sono visti tutti i leader nazionali, da Berlusconi a Fassino. Una battaglia politica combattuta porta a porta, strada per strada, con migliaia di candidati alle circoscrizioni e al Comune, 6-7 candidati sindaco. Musumeci, leader di AN ha accettato di correre come vicesindaco a fianco di Scapagnini, spendendo la credibilità politica che ha a favore di questo sindaco-marionetta. L’unico pregio di Scapagnini è quello di essere medico personale di Berlusconi.

13 maggio 2005

Chiusura della campagna elettorale catanese. Siamo stati a vedere il comizio di Bertinotti, di Fini e di chiusura di Bianco. Quello di Bertinotti in piazza Manganelli. Discreto numero di persone presenti, qualche centinaio in più rispetto a quello visto di Diliberto. Senza la luce sul palco, Bertinotti ha parlato facendo il suo dovere politico. Due sole bandiere. Al termine, la stessa canzone dei Modena City Ramblers utilizzata dai Comunisti Italiani per la chiusura del comizio di Diliberto. Probabilmente, la stessa cassetta.

Da Fini in piazza Università. Addobbi e bandiere nuovissime. La piazza piena. Il popolo ben vestito di Catania. Sul palco con megaschermo tutti i notabili. Fini abbronzatissimo, sempre chiaro e forte, tutto compiaciuto delle recenti vicende di gossip con la Prestigiacomo lui che ha sempre avuto un cattivo rapporto comunicativo con la stampa. Un po’ sfigato, un po’ troppo arcigno. Ora invece parla con la sicurezza di chi sa di essere ascoltato. Insomma, a Catania AN è forte e si sente.

A piazza Dante, in alto, notevole la folla per la chiusura del tour elettorale di Bianco. Piazza molto addobbata, con telecamera televisiva, megaschermo striscioni. Popolo misto fatto di ceto medio, impegati, media borghesia con i suoi uomini e donne di mezza età e giovani entrambi vestiti con i rispetti modi - la divisa del borghese progressista e quella del giovane dei centri sociali -, si aggiravano anche tipi vestiti con giacca e cravatta, e qualche vecchio operaio. Al comizio di Bianco non c’erano i politici, ma sindaci e presidenti delle Regioni che la sinistra ha eletto ultimamente. Crocetta sindaco di Gela, Bassolino presidente Regione Campania, Renato Soru presidente Regione Sardegna, Marazzo della Regione Lazio, Domenici sindaco di Firenze, la vedova di Nino Caponnetto.

Molto semplice ma emozionante l’intervento della vedova di Caponnetto, con l’abbraccio di tutta la folla al ricordo di quest’uomo. Ognuno di questi ha fatto il suo intervento, mostrando le caratteristiche di ciascuno: l’approssimazione di Crocetta, la seriosità di Domenici, il populismo televisivo di Marazzo, il mestiere di Bassolino ("la volta scorsa si sentiva che non ce l’avremmo fatta. Ora invece c’è qualcosa di diverso. Lo si percepisce").

Renato Soru, timidissimo, a disagio, è stato quello più applaudito proprio perché si sentiva l’estrema sincerità di quello che diceva. L’opportunità che ha il Sud di fare rete, di fare sistema, e utilizzare l’opportunità che si sta riaprendo per il Mediterraneo di essere anello di congiunzione tra i mercati dell’Estremo Oriente e quelli dell’Occidente. Indicativo: che manchi un collegamento aereo diretto tra la Sardegna e la Sicilia.

La chiusura di Bianco è stata stanca, priva di concretezza. Probabilmente, la stanchezza per la campagna elettorale, ma c’è anche temo una reale vaghezza dell’uomo. L’unico motivo di dolenza nei confronti di Scapagnini quando ha detto vergogna al baciamano fatto da Scapagnini a Berlusconi, qualche giorno fa a Catania. Per il resto non una sola parola ha saputo esprimere contro le attività amministrative della giunta Scapagnini né su quello che intende fare.

Mentre andavamo verso la macchina abbiamo incontrato Luca Cangemi, candidato di Rifondazione reduce dei giri elettorali a Castello Ursino: dice che lo stavano per picchiare. E pare che accapigliatine sono accadute anche nelle piazze dei quartieri popolari. Qui la destra populista è maggioritaria, ma almeno stavolta un tentativo di entrare in questi quartieri pare lo abbiano fatto, quelli della sinistra.


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