Crema di meloni: il liquido Filotimo

Si aprirono le porte della sala da pranzo per lasciare passare quattro camerieri che reggevano un gigantesco vassoio d’argento su cui la Presidentessa stava sdraiata completamente nuda con una semplice guarnizione di prezzemolo.

di Deborah A. Simoncini - venerdì 30 dicembre 2022 - 3330 letture

La Presidentessa finì l’anno sotto l’insegna nostalgica dei suoi straordinari successi giovanili ai tempi del Mussolini Sogna Italia, acronimo di MSI. “Volete che vi faccia vedere il seno? Fate pure!”. Con un gesto carico di civetteria si aprì lentamente la scollatura. La guardarono intensamente. Aprì l’abito e lasciò vedere un seno perfetto. “Guardatemi: il petto di una vergine e il sorriso di una puttana”. Si alzò la gonna e fece vedere una gamba.

“Dalla mia ho Filotimo altro che Gerovital … Questo è solo uno dei molti esempi che mi convincono che il futuro al passato è reale. Mi fido delle legioni distribuite in tutta la penisola. Sono presenti in forma permanente e reciprocamente coerenti. Ho diversi elementi di prova, perfettamente coerenti. Voi giornalisti fate rimostranze quotidiane e seminate zizzania, siete sovversivi e antipatriottici. Io ho colto l’utilità di collaborare magnificamente coll’ex governatore che mi manda sempre le più sentite riverenze. Mi ha omaggiato con un campione di vaccino, per ogni occasione.

Nominerò Sua Eccellenza Mariano ministro alle Pie fondazioni. Uomo davvero distinto e ineccepibile è di intelligenza straordinaria. Governare senza l’aiuto degli organi di stampa è veramente difficile. Come far sì che la popolazione sia propensa alle disposizioni del governo? Ci sono molte persone qui sobillate dagli amici giornalisti stranieri che non perdono tempo a diffondere voci sul mio stato mentale. Non spetta a me dirlo, ma gli occhi del mondo sono puntati su di me. Fate attenzione!”.

Gli inviati si guardarono l’un l’altro in silenzio. “E’ più appropriato che prenda io la decisione su chi debba scrivere cosa sui giornali e su di me”. C’era una minaccia nelle sue parole.

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Filotimo krema peponi

“Non mi farò ostacolare da voi. Nessuno vuole sentirsi dire notizie scoraggianti, ne soffrirebbe. Se del caso dovesse ripresentarsi il COVID, uscirò con la pompa irroratrice, disinfetterò il centro della città Eterna, i quartieri più poveri e le fontane pubbliche e se non bastasse emetterò una fatwa che farò pubblicare sulla gazzetta ufficiale. Ho già coinvolto la popolazione ad andare a caccia per le strade della città. Farò eseguire la fumigazione con zolfo e salnitro. Debbo assicurarmi che verrò protetta e rimarrò illesa. Il governatore mi ha spiegato da chi mi debbo proteggere. So che c’è una sofisticata e diffusa rete di spie, informatori e agenti in borghese. Ci sono persino spie travestite da venditori ambulanti.

Mi avete dato l’incarico di trasformare l’antiquata organizzazione parlamentare e per accontentarvi ho introdotto alcune riforme e l’ho fatta diventare - così come imposto dalle potenze occidentali - un moderno corpo di polizia e gendarmeria. Mi dicono che il quadro è allarmante e devo muovermi con la carrozza blindata. La mia vita è policroma come le melodie che accendono i sensi e i pensieri.

“Forse ricorderà che ci siamo incontrati nove anni fa, quando prese i pidocchi”, disse sorridendo il commesso. “E’ l’ufficio politico meglio tenuto che abbia mai visto”. Tirò fuori alcuni raccoglitori ordinati con cura. “Ho passato anni a smistare e classificare, meticolosa e perseverante. Formerò sotto la mia supervisione una classe di burocrati esperti”. I cittadini più facoltosi fuggirono dalla città, negozi e panetterie chiusero i battenti. Ricevette una lettera anonima che annunciava: “La prossima sarai tu”.

Le onde della coscienza si muovono in un flusso e riflusso continuo. Le parole autentiche nascono dal silenzio e ritornano al silenzio. Quando si è sopraffatti dalla sofferenza ci si sente tirati verso il fondo. Devo cercare un appiglio che mi aiuti a tenermi a galla e mi riporti a riva sana e salva. I parlamentari sono un gruppo di persone di origini diverse. Provengono da una terra di montagne e burroni, foreste e campi; faticano a muoversi come fossero un unico corpo, ma io raggiungerò l’unanimità e metterò a tacere ogni dissenso.

Matteo il Renziota, ha tentato più volte di distruggermi senza indugio, per mia e sua fortuna, rivelatosi abile mercante, da esperto di commercio internazionale ha deciso di andarsene per le calende greche.

Il potere gli ha fatto girare la testa. Sostiene che il mio governo è troppo bello per durare: sa che l’unità che ho creato è in sé unica e destinata all’insuccesso, ma non è disposto a rinunciare alla bella vita di sempre. Scorrazza allegramente nelle strade, ozia nei caffè e nelle tavole calde, si attarda dal barbiere, scherza e fa piani per imprese commerciali o battute di caccia e pesca con gli amici. In farmacia si è affrettato a dichiarare di non avere debiti con gli Emirati, ma di avere qualcosa da guadagnare per l’attività che ha intrapreso grazie alla concessione reale. Sembra che nel deserto abbia incontrato i beduini che hanno riconosciuto la Sua natura e l’hanno accolto cordialmente: ha guadagnato la loro fiducia. Dice che ha ricevuto la parola divina e raccolto la parola umana.

L’altro Matteo, il Salviniota, è in stato letargico, a volte si sveglia per qualche minuto ed erompe in pianti e gemiti. E’ paranoico, in preda di paure irrazionali e ansia, ha comportamenti compulsivi. Scuote ripetutamente la testa e balbetta in modo ossessivo, non riesce più a parlare. I giorni a venire saranno di gran lunga i peggiori. Toccherà presto anche a me, dicono che mi uccideranno e a farlo saranno gli adepti della Confraternita: il movente è economico. Mi hanno suggerito che dovrei farmi vedere nei quartieri per controllare la situazione. Ho una lista di sospettati. Ho preso coscienza della gravità della faccenda: so di un complotto, ma chiunque preferisce negare l’evidenza. L’impresa sarà ardua.

Devo fare i conti con persone determinate e ho ragione di temere. Era turbata e anche un po’ mortificata di fronte ai suoi timori. Le sue intuizioni erano tristemente esatte. Rimarrò vittima di un omicidio politico?

“Mi ha frainteso”, disse la farmacista. “Non mi fido delle misure messe in atto dalle autorità”.

Un giovanotto si presentò brandendo un revolver ma nell’eccitazione di volerla uccidere si sparò ferendosi gravemente a una gamba. Si verificarono proteste violente. Autodafé e condanne si susseguirono. Per calmare il malcontento da Presidente cercò di assumere un atteggiamento meno rigido, nell’intimare il rispetto e l’obbedienza alle autorità.

Inviò una serie di ordini scritti, per allentare la tensione. Il messaggio oracolare, nella sua bocca diventa divino, va rivolto soprattutto alle genti che lo capiscono meglio perché senza orecchie sigillate sanno prestargli attenzione. Da oratore deve saper essere anche predatore. Cedere il potere al più forte equivale ad ammettere la sconfitta. Niente va perduto. Indulgente con i deboli, si tratta di infierire sui superbi”.

In un’ultima cena audace del Consiglio dei ministri nella sala del Pappamondo fu annunciato il lancio sul mercato di un elisir d’amore chiamato “Le lacrime di Peponi” e l’offerta ai convitati di una carne prelibata che nessuno avrebbe osato tagliare o mangiare. Si aprirono le porte della sala da pranzo per lasciare passare quattro camerieri che reggevano un gigantesco vassoio d’argento su cui la Presidentessa stava sdraiata completamente nuda con una semplice guarnizione di prezzemolo. Quando iniziò il declino e cominciò a invecchiare rapidamente, vedendola truccata, per nascondere gli effetti degli anni, un’ex amica oltraggiosamente le gridò dietro:

“Sparisci, vecchio clown! Al macero, nessuno ti vuole più! Vecchiaccia!”. Da par suo rispose: “ingrata sei senza riconoscenza per chi ha introdotto il trucco moderno. E’ vero mi è rimasto solo qualche cliente che vuole sperimentare la donna che tanti grandi hanno amato, ma ho ancora l’abitudine di giocare sui tavoli di Montecarlo, anche se ormai mi sono ridotta solo a piccole puntate. La vita mia migliora, è diventata più gioiosa!”.


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