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Costa Crociere e il mistero degli inchini scomparsi

Articoli che appaiono e scompaiono a seconda della convenienza, inchini spariti misteriosamente. ‘Ma il mare’, come diceva un poeta ‘restituisce tutto dopo un po’ di tempo’.

di Stefania Tiezzi - mercoledì 17 febbraio 2021 - 4516 letture

              

   ” Il doppio peso è in abominio al Signore e le bilance false non sono un bene” Proverbi, 20, 23

Se non fosse già presente la Costa ‘Magica’, bisognerebbe aggiungerla alla flotta.

Pare, infatti, che la sparizione di articoli sgraditi sia, insieme agli ‘inchini’, una specialità della grande Compagnia di navigazione.

Accade talvolta, però, che qualcosa anche nei migliori incantesimi si inceppi e quando credi di aver finalmente disperso nel mare magnum digitale quel maledetto articolo, ecco che si impiglia nella rete del web, che te lo restituisce sotto forma di ‘copia cache’, e resta lì, malefico e indiscreto, a rivelare a tutti l’orgoglio dell’Armatore per quell’inchino del 30 agosto 2010 ad opera del Comandante Francesco Schettino, davanti all’isola di Procida.

Dopo aver gridato al mondo (ai giudici soprattutto) il suo sdegno nei confronti di questa usanza, relegata come folle bravata del comandante ‘fellone’, vedersela riemergere così impietosamente in un articolo nel quale addirittura se ne fa vanto, per la Costa deve essere stato un colpo terribile.

Mettiamoci nei panni dell’Armatore che così scriveva nel suo blog ufficiale: “La Costa Concordia il 30 agosto 2010 prima dell’arrivo a Napoli previsto intorno alle 13.00, ha omaggiato con il suo saluto e con la sua breve sosta nella rada della Corricella, l’isola di Procida, tutto ciò grazie al Comandante Francesco Schettino, di Meta di Sorrento. Una grande emozione non solo per i procidani ma anche per i numerosi turisti presenti che hanno accolto la grande e possente nave con applausi, striscioni, musica trombette e vuvuzelas, a bordo di motoscafi, pescherecci, natanti di ogni genere. L’arrivo della nave è stato annunciato da 10 colpi di mortaio ai quali Costa Concordia ha risposto con 3 fischi di sirena, rituale di saluto. Sicuramente una gioia ed una novità per tutti, anche per gli ospiti della Costa Concordia pronti sui ponti esterni con macchine fotografiche e telecamere ad immortalare quel momento unico, ed a festeggiare e salutare con bandiere e fazzoletti. Come lo stesso primo ufficiale di coperta originario di Procida ha dichiarato ‘’Una festa, un atto d’amore e un omaggio alla tradizione marinara che procidani e sorrentini hanno nel dna’’.

Comprensibilmente imbarazzante.

Più difficile, invece, è far sparire tutte le copie del libro di Mario Terenzio Palombo, ex Comandante di lungo corso di molte navi della Compagnia Costa. Tuttavia, ben cosciente dei poteri magici della Costa, me ne sono assicurata una. Non si sa mai!

Il libro “La mia vita da uomo di mare”, ( Editrice Innocenti, Grosseto, 2008), scritto in tempi ‘non sospetti’, 4 anni prima del naufragio della nave da crociera Concordia, è un memoriale di bordo che si legge d’un fiato nonostante le 300 pagine.

L’ex comandante in pensione riesce a trasmetterci tutto l’amore per il suo lavoro attraverso questo piacevolissimo diario, che scandisce anno dopo anno una vita di avventure e aneddoti di navigazione davvero entusiasmanti.

Tra le prodezze marittime di Palombo spicca su tutte la pratica dell’ ‘inchino’ di cui l’autore si fa addirittura promotore e antesignano:” La sera verso le 22.00 ebbi anche l’opportunità di passare davanti al porto dell’Isola del Giglio, rallentare sensibilmente la velocità , illuminare tutta la nave, transitare molto rasente alla Costa e salutare con tre lunghi fischi la mia isola. Era la prima volta che una nave così grande , l’ammiraglia della flotta “Costa” e della flotta italiana , passava così vicino e salutava la popolazione che subito era accorsa sul molo attratta dalle luci e dai fischi.”

Era solo la prima volta, infatti, perché da quel lontano 1993 questa consuetudine verrà replicata molte volte anche davanti a Piazza San Marco, transitando così vicino che i colombi saranno costretti a spiccare il volo terrorizzati: sarà per questi prodigi che la Costa si guadagnerà una serie di certificazioni di flotta eco friendly?

E i passaggi “molto radenti” all’isola di Stromboli, quelli davanti a Camogli, quelli con “la nave vicinissima a terra, per poi ripartire lentamente, dopo altri tre lunghi fischi , tra lo stupore di tutti”. E quella volta dove “passammo sfiorando lo scoglio della ‘Gabbianara” dove “tutti correvano sul molo per vedere questo gigante che si avvicinava”. Il fratello Terenzio gli rammenta di quella volta che a Camogli ‘‘sembrava di toccare la nave da quanto era vicina”, o l’altra in cui “puntai direttamente sugli scogli chiamati ‘le scole’. Fu una bella emozione”.

La ripetuta manovra dell’ ‘inchino’ è diventata ormai “saluto d’onore” che il comandante Palombo riserva in modo speciale, oltre alla “spiaggia di Camogli colma di turisti”, soprattutto alla Casa di riposo per la gente di mare. “Un appuntamento fisso”, come tiene a precisare il comandante, ammirato e applaudito non solo per le sue indiscusse capacità professionali, ma anche per questi passaggi molto ravvicinati.

Eppure, in occasione del processo al Comandante della Costa Concordia, gli inchini, ben accettati e incoraggiati dai vertici della Compagnia Costa, spariranno magicamente anche stavolta, anche stavolta addossati alla sola persona di Schettino, negando , davanti al PM che lo interroga, la consuetudine che, tuttavia, Palombo sarà costretto ad ammettere di fronte a quanto scritto nel suo libro.

Ma ancora più interessante è notare come il lungo memoriale di Palombo sia rivelatore anche di un doppio registro di lettura di tutta la triste vicenda del naufragio della Concordia, a seconda che una condotta sia messa in pratica da un comandante o dall’altro.

- Il passaggio ravvicinato alla costa da parte di Palombo diventa ‘bella consuetudine/saluto d’onore’. ‘Scelta criminale’ se a farlo è Francesco Schettino, che per il gesto gli verrà dato anche dell’ ‘esibizionista’ e ‘fellone’ dalla stampa di tutto il mondo, laddove il primo vien visto come ‘grande comandante’.

- Quando un collega, Michele De Gregorio, saluterà Palombo, ormai in pensione, con un passaggio ravvicinato al Giglio a bordo della Concordia, sarà “il mio caro amico comandante”. Ma quando il saluto lo farà l’altro Comandante della Concordia, allora sarà “un cretino”.

- La calma encomiabile mantenuta durante un’emergenza a bordo da parte di Palombo, accompagnata da messaggi ottimistici da diffondere ai passeggeri per non scatenare il panico, diverrà ‘incompetenza e mancanza di carattere’ in Francesco Schettino. A pag.91 e pag.99 si legge, infatti :”i passeggeri si rassicurarono pensando che chi stava in quel momento al comando non aveva perso la calma. Il nostro direttore di crociera era sul ponte per dare informazioni sull’accaduto con messaggi ottimistici. Feci anche dire loro di stare tranquilli perché in quelle circostanze il luogo più sicuro era la nave. Fu proprio la calma che, grazie a Dio, riuscii sempre a mantenere, a farmi prendere le giuste decisioni per la nave, i passeggeri e l’equipaggio”.

- In seguito ad un incidente a bordo, Palombo ricorda come il ruolo dell’equipaggio fu determinante per scongiurare il peggio ed infatti così conclude, a pag. 72: “l’equipaggio è la primaria risorsa della nave, del comandante e della compagnia”.

Quando l’incidente capiterà alla nave comandata da Schettino, l’equipaggio diventerà ininfluente fino a scomparire del tutto e a rispondere del sinistro resterà solo il Comandante.

C’è infine, in questo libro, un dettaglio particolarmente importante che non può non rimandare alla fatale incompetenza del timoniere indonesiano Jacob Rusli Bin, determinata anche da una approssimativa conoscenza della lingua inglese, nonché nulla di quella italiana ( il personale di bordo viene scelto dalla Compagnia di navigazione , non dal Comandante), che svolse la manovra in senso contrario rispetto a quello ordinato da Schettino, con l’esito che ben conosciamo.

Scrive Palombo, a pag.82 , riferendosi alla seconda metà degli anni 80: “La Compagnia aveva già presentato a bordo il progetto per diminuire il personale italiano . I costi di gestione erano troppo alti e il peso della concorrenza aveva cominciato a farsi sentire. Ogni sezione di bordo doveva esporre la propria idea per sostituire il personale italiano con quello straniero.”

Una scelta che, probabilmente, non sempre premierà la qualità.

Vorrei non aver mai scritto quel libro” ha detto imbarazzato l’ex comandante Mario Terenzio Palombo, qualche anno fa.

In effetti, come dargli torto?

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