Corpi stupefacenti

Il fallimento del proibizionismo e il diritto all’estasi

di Alberto Giovanni Biuso - sabato 5 agosto 2006 - 5972 letture

«Bevande inebrianti, al cui uso i Traci erano molto dediti, potevano aumentare l’eccitazione; forse anche il fumo di certi semi coi quali essi, come gli Sciti e i Massageti, sapevano ubriacarsi. Si sa che anche ora, in Oriente, il fumo dell’haschisch dà visioni e produce estasi religiose. Per chi è in estasi, tutta la natura è mutata (...) Senza dubbio erano semi di canape (cannabis) che operavano quest’effetto; e che i Traci conoscessero la canape dice espressamente Erodoto, 4, 74. Si ubriacavano, dunque, con una specie di haschisch»

L’utilizzo di droghe è antichissimo, come testimonia anche questo brano tratto dal libro di Erwin Rohde Psiche. Culto delle anime e fede nell’immortalità presso i Greci, pubblicato alla fine dell’Ottocento (Laterza 2006, pag. 289). Ed è sempre stata una pratica profondamente legata al Sacro, alla ricerca del contatto con il divino da parte di un’umanità assetata di senso.

Il nostro tempo che tutto banalizza, commercializza e criminalizza ha fatto, invece, delle droghe un enorme affare per le mafie di tutto il mondo e un’ulteriore espressione della pervasività del potere. Come un vecchio padre babbeo, infatti, lo Stato ci impone le gioie lecite e quelle nefaste, mentre nell’ambito del corpo proprio e dell’uso dei piaceri solo l’individuo è sovrano.

Bisognerebbe prendere atto una buona volta del fallimento mondiale del proibizionismo -utile solo alla criminalità e fonte a sua volta di crimine diffuso- e consentire a chi voglia costruire la propria gioia o anche la propria autodistruzione di farlo mediante ogni sostanza: vino, marijuana, oppiacei, eroina. Da rendere disponibile ai prezzi di un mercato regolato come quello degli alcolici. Ogni altra soluzione consegue lo scopo opposto rispetto a quello che proclama. Non è un’opinione ma un’esperienza ormai pluridecennale.

La verità è che nell’ambito delle droghe emerge ancora una volta tutta la struttura repressiva di una civiltà fintamente liberata, nella quale -come scrive il sociologo Denis Duclos- «anche se spesso abbiamo abbandonato i criteri della criminalità contro-natura e anti-divina, non riusciamo a lasciare senza briglie qualsiasi godimento poiché lo supponiamo esorbitante, abominevole o debilitante in quanto non compatibile con la civiltà salariale del consumo di massa» (in Aa. Vv., Umano, post umano. Potere, sapere, etica nell’età globale, Editori Riuniti 2004, pag. 52).

Che un numero molto grande di soggetti soprattutto giovani non sappia far altro uso delle droghe se non quello distruttivo è una conseguenza inevitabile del divieto e non implica che gli stupefacenti siano una fonte di degrado e di morte. Per secoli sono stati, al contrario, un motivo di soddisfazione e di creatività. Gilles Deleuze e Félix Guattari hanno giustamente scritto (in Millepiani. Capitalismo e schizofrenia, Castelvecchi 1997) che le droghe di per sé possono espandere la mente e migliorare l’umore (come sapevano i Traci di Rohde...). Il problema è la dipendenza dalle droghe che priva l’organismo della molteplicità dei desideri a favore di una brama soltanto.

Si può allora sperare che nessuno, o almeno il minor numero, senta il bisogno di droghe esterne al Sé e riesca invece a utilizzare al meglio quelle che il cervello stesso produce -endocannabinoidi e neuroadrenalina- generando il potenziamento e il piacere che tali sostanze procurano.

Il corpo di ciascuno, infatti, è per ciascuno macchina della gioia. È anche questo a renderlo sacro.

www.biuso.it


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Corpi stupefacenti
6 agosto 2006, di : Salvo P.

Io non posso dire altrettanto.

Non c’è nessuna giustificazione a qualunque forma di edonismo.

L’uomo (uomo) è costruito per consumare veramente poco in tal senso.

La droga provoca lesioni.. ma anche lo stress se prolungato può causare dei mali gravi.

I soldati di molte guerre quindi, sono stati costretti a drogarsi per superare la paura e tutti quei sentimenti che avrebbero creato problemi a se e a tutti gli altri (Afganistan,Vietnam, ecc.)

Non vi è invece giustificazione che una persona che non sia costretta a situazioni gravissime, prenda vizii, che in realtà provocano quei danni che poi abbisognano di abbondanti dosi compensative di euforizzanti.

Ognuno di noi quindi lascia la sua impronta. Se per esempio tra noi c’è uno che in musica è come Mozart, questi non andrà sul parapendio o in altre stupidaggini, per il rischio di non suonare più, suonare crea certamente più emozioni di camminare su una fune.

Per camminare su una fune basta un anno di allenamento (meno per buttarsi con l’elastico? buttarsi!.. ma dopo che hai imparato, che noia!), per essere Mozart, bisogna nascerci..

Facciamo l’ipotesi di Franco Cerri che va col paracadute! (e perchè? corre il rischio di non suonare più! ma anche il prof Mirabella o il prof Biuso non perderebbero l’"essere" per avere una super emozione da "signor Nessuno")

Pirandello sbaglia a definire il signor Qualcuno in modo negativo.. Ognuno di noi nasce con l’impulso di "essere in se". Se si torna indietro, bisogna farlo anche con la memoria..(la cosa riuscirebbe benissimo).

Mi scuso con chi ho potuto annoiare..

Salvo P.

    Corpi stupefacenti
    18 agosto 2006, di : Alice

    la mia non è proprio noia, quanto piuttosto incomprensione di certi passaggi. Ad ogni modo una bella canna di tanto in tanto non lede un bel niente, rilassa, non provoca lesioni (a meno che non ce n’erano già da prima e in quel caso la colpa è solo della natura)e di aiuta a sentire con più partecipazione te e il mondo. Le vere cause del proibizionismo della cannabis vanno ricercate negli interessi delle multinazionali, che si avvalgono del moralismo e del bigottismo comune per salvaguardare esclusivamente i propri affari.
Corpi stupefacenti
24 agosto 2006, di : DarioIV

Rispondo a Salvo P. :


I soldati di molte guerre quindi, sono stati costretti a drogarsi per superare la paura e tutti quei sentimenti che avrebbero creato problemi a se e a tutti gli altri (Afganistan,Vietnam, ecc.)

Non vi è invece giustificazione che una persona che non sia costretta a situazioni gravissime, prenda vizii, che in realtà provocano quei danni che poi abbisognano di abbondanti dosi compensative di euforizzanti.


Xchè invece sono da giustificare le droghe date a soldati che in stato di estasi si dedicano con tanta dedizione a stupri e violenze di ogni tipo, non è vero?!?

E poi con quale arroganza dici "Non c’è nessuna giustificazione a qualunque forma di edonismo." ???? Ma lo sai che i greci dicevano che " è il fine ultimo dell’attività umana, facendo in esso consistere il valore stesso del bene morale." ????

In ogni caso nella tua risposta è assente qualunque tipo di logica, xchè anche il tuo piacere di ascoltare Mozart è ovviamente una forma di edonismo!!

Corpi stupefacenti
26 agosto 2006

Si parlava di edonismo?

e io ho detto quello che penso.

La vita è il piacere di essere.

In ciò riconosco il diritto di ognuno di manifestarsi senza l’obbligo di essere plagiato.

Anche questa può essere una tentazione, ma ognuno ha la sua vita.

Il piacere è quindi "essere in ciò che uno vuole".

(si è perso il molto utile "scientismo" per sostenere la "coscienza critica"?)

("coscienza critica" : coscienza basata sulla conoscenza?)

Ciao da Salvo P.

Mente & Cervello, n. 23
11 ottobre 2006, di : Alberto Giovanni Biuso

Nel numero in edicola della Rivista Mente & Cervello (23, settembre-ottobre 2006) si può leggere un articolo di Ulrich Kraft dal titolo Marijuana al naturale dedicato alla natura e agli effetti degli endocannabinoidi.

Vi si legge, fra l’altro, che "non sono gli endocannabinoidi a simulare gli effetti della marijuana, ma è quest’ultima che imita l’azione chimica degli endocannabinoidi nel cervello".

In numerosi stati la marijuana viene utilizzata in ambito terapeutico. In Italia una legge approvata nel febbraio scorso dalla maggioranza berlusconiana ha invece stabilito che i derivati dalla Cannabis non curano nulla e quindi sono fuorilegge.

Tipico caso di legislazione ispirata all’ideologia...

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