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Conversazione a San Nicola L’Arena

Angelo dentro di sé è contento: non credeva di trovare tanta consapevolezza e passione civile. Se tutti fossero così…. E’ inutile pensarlo….

di Antonio Carollo - martedì 21 ottobre 2008 - 5161 letture

San Nicola L’Arena. Davanti alla fontana della piazza si ferma una macchina dalla sagoma filante, di colore azzurro. Ne esce un uomo maturo, giovanile, sciolto nei movimenti , che prende un bidone di plastica dal bagagliaio e lo mette sotto il filino d’acqua del rubinetto. Sulla vicina panchina siede un anziano d’età indefinibile; indossa con decoro un paio di pantaloni beige ben stirati, una camicia chiara, le scarpe sportive. I capelli grigi sono pettinati all’indietro. Ha una sottile linea di baffi lungo tutto il labbro superiore. La faccia è liscia, l’espressione del viso serena. “Ci vorrà mezz’ora per riempirlo”, dice l’automobilista. “Mezz’ora no, ma quasi”, risponde l’uomo seduto sulla panchina. Le prime piogge di settembre hanno rinfrescato l’aria. La temperatura è precipitata da trenta a diciannove gradi. Il grosso dei villeggianti ha lasciato le case di campagna per la città. Il paese appare tranquillo, libero dalla congestione del traffico che a luglio e agosto lo ha soffocato. “Adesso si respira, qua, prima c’era da scappare”, dice l’automobilista all’uomo in panchina. Poi esclama: “Tu sei Vicé, ‘u marinaru che vendeva il pesce per le strade di Trabia” . “E iò a ttia ti canosciu puru, si Angilu”. “Per la miseria! Ancora vivu si. Eri ‘u marinaru cchiu caravigghiaru chi cc’era”. E giù una risata a cui si unisce lo stesso Vicé facendo sì sì con la testa. “Dimmi na cosa. Ai nostri tempi c’erano a San Nicola tanti marinai. Che fine hanno fatto? La sera usciva in mare una fila interminabile di lampare. L’orizzonte era una linea ininterrotta di luci, fino a Cefalù”. “Altri tempi”, risponde Vicé, “il pesce di una volta non c’è più. Le reti a strascico hanno distrutto tutto. I vecchi si sono ritirati, i giovani non ne vogliono sapere di andare a mare. In parecchi si sono trasferiti in altri posti, Livorno, Viareggio… Qui resistono solo una decina di pescatori e 3-4 a Trabia”. “Peccato però, il pesce è diventato un genere di lusso. Una pescheria sembra una gioielleria”. Angelo cambia discorso: “Che succede a Trabia? E’ il paese dell’acqua e non ce n’è più una goccia. Sono stato a Trabia, la fonte della Favara è a secco da mesi, mentre a quella al bivio della Madonna c’hanno tappato i rubinetti. A casa mia non arriva più acqua né di giorno né di notte. Trovo per miracolo questo filo d’acqua qui. Ho speso 150 euro per tre autobotti di acqua Il servizio idrico del Comune è latitante. Nel momento del maggiore bisogno, cioè intorno al ferragosto, l’autista è andato in ferie. E ti saluto. Nessuno ha pensato a sostituirlo. Qualcuno lo difende, è l’autista dello scuolabus, dice, ha diritto alle ferie. Per carità, le ferie sono sacre. L’autista sicuramente non avrà colpe. Il fatto è che il guidatore manca, e, direi, anche l’autobotte perché è in condizioni disastrose. Si deve per forza ricorrere alla concorrenza dei privati, con costi, ovviamente, più elevati. Mia moglie, poi, per cucinare non si fida dell’acqua della vasca, vuole quella corrente. San Nicola, aiutami tu! Dicono che negli ultimi tempi nne ‘Jiardina’ e nne ‘Chiani’ abbiano rilasciato una caterva di licenze edilizie mentre pare che l’acqua diminuisca. Qualche diritto ce l’avranno pure i vecchi utenti rispetto a quelli nuovi? O no?”. “L’acqua c‘è, sulu ca sinni freghinu. Quando c’era il vecchio fontaniere l’acqua non mancava mai”, Vicé fa un gesto eloquente con le dita della mano. Angelo: “Dicono che con lo scavo del sottopassaggio della ferrovia abbiano fatto abbassare la falda. Mi pare incredibile perché il progetto doveva essere accompagnato da una relazione idrogeologica. I danni sarebbero incalcolabili! In questo caso i responsabili non dovrebbero passarla franca. Però sarà vero, non sarà vero? Sono convinto che non si saprà mai”. “Angilu, non c’era bisogno di nessuno scavo , bastava allargare il sottopassaggio pedonale che già c’é lungo ‘u vadduni di Fora Porta. C’era da fare un po’ di salita, pazienza, ma non si doveva toccare quella zona piena d’acqua. Scavaru troppu funnutu, si puteva evitare!”. “ Mi pare che ogni anno sarà peggio: piove sempre meno, quest’anno nel periodo da febbraio a settembre non è caduta una goccia d’acqua, e i nostri amministratori? si occupano dell’acquedotto? no, del rilascio di decine di lottizzazioni per la costruzione di centinaia di nuove case”. Nel frattempo si sono avvicinati due altri santaniculari, entrambi sulla cinquantina. Sono persone note a San Nicola, l’uno è Peppino e l’altro Ignazio. La mattina lavorano col pesce, nel pomeriggio sono quasi sempre liberi. Il primo è alto, indossa una polo celeste, un paio di pantaloni blu e scarpe da tennis. Ha la faccia piena, la barba rasata, una massa di capelli brizzolati, ben curati. L’altro è più basso , ha una camicia bianca aperta sul petto e pantaloni da lavoro, i lineamenti marcati . Il discorso adesso viene spostato su San Nicola. Angelo dice: “In compenso il porto turistico di San Nicola è un vero gioiello. I nuovi lavori lo hanno reso uno dei più belli e funzionali della Sicilia”. “Sì, è vero”, dice Peppino, “però quante lotte per averlo. A Trabia fanno di tutto per boicottarlo. Vogliono mandare via la gente che ci lavora da una vita. Se ne vogliono impadronire. Impediscono l’accesso alle automobili: hanno messo sbarre dappertutto. Ci sono degli esercizi commerciali che saranno costretti a chiudere perché con tutti questi divieti gli acquirenti dove sono? Ma dimmi tu: un’Amministrazione questo deve fare? Anziché agevolare il commercio, lo ostacola!”. Il tono della voce è aspro, sarcastico. E’ uno dei diretti interessati, pensa Angelo, ma ha torto perché una zona pedonale nella parte centrale del porto è indispensabile. Consentire il passaggio delle macchine significa ricreare lo stesso insopportabile intasamento del Corso. Non gliele dice queste cose: l’uomo è un po’ su di giri, ne nascerebbe una disputa inutile. Azzarda: “L’inaugurazione dei nuovi addobbi del porto è stata una bella manifestazione”. Si inserisce Ignazio: è risentito e duro: “Sì, ma non c’era neanche un santanicularu. Nessuna autorità da Palermo. Solo Lumia, l’ex presidente dell’antimafia, che non conta nulla. Questi lavori l’aveva progettati la vecchia amministrazione. A questa qui non le interessa niente di San Nicola. Sai cosa è successo la sera? Tutto il porto è rimasto ‘o scuru. Un bell’impianto di illuminazione, originale e artistico. Però al buio. All’indomani alcuni di noi si sono precipitati al municipio. Non ne sapeva niente nessuno. Un impiegato tutto scocciato ci ha detto che la colpa era dell’Enel. Abbiamo telefonato all’Enel. Ci hanno risposto che se il Comune non fa la domanda di attivazione e non paga i diritti non possono erogare la corrente. Avete capito? Non avevano fatto la richiesta, l’economo non aveva soldi in cassa. La domanda è stata fatta in fretta e furia. Il risultato? Per una settimana si è avuta l’illuminazione, poi di nuovo buio”. Angelo: “Mi sembrano cose da turchi. Però è stato fatto un bel sottopassaggio ferroviario: un bel colpo per San Nicola”. Ignazio: “Era un secolo che si chiedeva. Ma hai visto cosa succede in estate? Per attraversare in macchina San Nicola ci vuole un’ora. Non si va neanche a passo d’uomo, si sta fermi. E’ un caos. Ci vuole una nuova strada che dal sottoferrovia, lungo l’autostrada , vada a sfociare ai Pilieri. E’ stato fatto un piccolo tratto di lungomare, dopo il porto, verso Palermo: è in pieno abbandono non è stato mai rifinito, la spiaggia è tutto un cumulo di alghe marcite. C’hanno messo la catena, il pubblico non s’è mai potuto godere quest’opera, che andrebbe allungata fino alla proprietà di Giuvanninu Mazza, buonanima. Angelo: “Meno male, il campo sportivo è stato salvato: non si è riempito di case. Però in che condizioni è! Una fabbrica di polvere. Non ci hanno fatto mai niente. E’ tale e quale come quando vi si svolgevano, negli anni Cinquanta, le infuocate partite dei trabioti contro i santaniculari. Vi ricordate le parate e le spacconate di Pietro Arena, chiamato Pecora Bianca, e dei vari Vinicio Faldetta, Pinù Parrineddu, Pino Pirrone, Tano Paterniti e tanti altri? Anche il muro lato mare non è cambiato, è sempre mezzo diroccato. La proprietà è del Comune?”. Peppino: “Macché, è sempre degli eredi della Principessa Gangi. Non potendo costruire, perché non glielo permettono, usano il campo come parcheggio. Vi si fanno, di tanto in tanto, delle partite e lo danno per la Sagra del Pesce. Quest’anno, però, niente Sagra. Il Comune ha risposto picche. Ci hanno offerto tre lire. Per San Nicola non ci sono mai soldi! Un paese turistico come questo non è in grado di offrire ai turisti neanche una manifestazione! Per il Comune San Nicola non esiste”. Angelo: “E’ incredibile, dal dopoguerra ad oggi il Comune non è stato capace di acquistare o espropriare, e sistemare, uno spazio che si trova al centro del paese: è come se il Belvedere di Termini fosse di proprietà di un privato. Il capannone per il ricovero dei barconi dell’antica tonnara è in completa rovina: una bruttura insopportabile, specie dopo la ristrutturazione del porto. Andrebbe restaurato per allocarvi un museo della pesca e della marineria. Questo può farlo solo un ente pubblico, non un privato”. Peppino: “Sanno mettere solo sbarre e cartelli di divieto, anziché attirare la gente”. Ignazio: “Non è solo questo, il porto va potenziato con la costruzione di un nuovo molo, più grande, lato Palermo. I fondi europei ci sono. Il porto turistico di San Nicola potrebbe diventare il primo della Sicilia e dare lavoro a tanta gente. Ma ai signori d Trabia non gliene frega niente e la Regione non si muove, perde i soldi dell’Europa perché non presenta i progetti. Qui non si va avanti ma indietro: c’era la guardia medica e l’hanno tolta invece di potenziarla come centro di primo intervento con una autoambulanza a disposizione, almeno nel periodo estivo quando la popolazione che gravita su San Nicola è di qualche decina di migliaia di persone”. Angelo: “E’ vero, mi ha colpito un’altra cosa. L’ufficio postale è un buco. Se vi entrano tre persone è già pieno. Lo sportello per il pubblico è uno solo. L’altro giorno mi ha impressionato la fila di gente in coda che aveva invaso il marciapiede davanti e in più quello antistante al di là della strada. Anche se si tratta di un servizio parastatale, il Comune non può disinteressarsi di un simile disagio della popolazione. D’estate occorrono almeno tre sportelli funzionanti e un ambiente adeguato. Per questo disservizio avete colpa anche voi santaniculari perché non protestate energicamente”. Ignazio: “Il fatto è che non solo siamo pochi ma al momento delle votazioni ci dividiamo. Se 850 elettori circa, tanti siamo, indirizzassero i loro voti in modo unitario sarebbero una bella forza e dovrebbero ascoltarli. Ma qui ognuno va per conto proprio e San Nicola al Municipio di Trabia non conta nulla. Angelo: “ San Nicola è il fiore all’occhiello del Comune di Trabia. Ha grandi potenzialità di sviluppo. Quando smetteranno i trabiesi di sottovalutare, contro il loro stesso interesse, una realtà e una opportunità così interessanti ?”. Angelo guarda il bidone: è pieno, la conversazione è durata più di mezz’ora. Dentro di sé è contento: non credeva di trovare tanta consapevolezza e passione civile. Se tutti fossero così…. E’ inutile pensarlo….


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