Continuare a discutere sopo il referendum

Una lettera di Lidia Cirillo al direttore di Liberazione

di Pina La Villa - giovedì 16 giugno 2005 - 6723 letture

> >A PROPOSITO DI REFERENDUM, HO INVIATO QUESTA LETTERA AL DIRETTORE DI >LIBERAZIONE.

lidia cirillo > > > >Caro Sansonetti, >i commenti a proposito del referendum dovrebbero solo aprire una >riflessione capace di andare più in là sia della scadenza, sia della >materia del contendere. >Prima che cominciasse la raccolta delle firme non c’era nel movimento delle >donne nessuna disposta a scommettere sul quorum. Affermammo l’esigenza di >sostenere il referendum dei radicali con argomenti diversi dal più ovvio e >cioè che vincere era comunque possibile. L’insuccesso naturalmente non era >scritto nelle stelle e le battaglie politiche si affrontano anche >valorizzando quel margine di incertezza che talvolta rende possibile >l’improbabile. Tuttavia avevamo già avuto nel movimento stesso la prova di >quanto fosse ormai arduo mettere a fuoco la natura autentica del problema. >Femministe autorevoli, proprio di quelle che hanno fatto scuola alle donne >di sinistra, ci accusavano di superficialità, di limiti di approfondimento, >di indifferenza all’etica ecc. Rispondemmo allora che non ignoravamo >affatto la complessità, ma che proprio la legge 40 recideva ogni >possibilità di discussione con norme assurde e integraliste. Rispondemmo >che liberarsi delle legge era l’unico modo per riaprire una discussione, >che sarebbe stata altrimenti del tutto oziosa, visto che tutto era già >stato prescritto e deciso. >Quanto al referendum spiegammo che i suoi tempi e i suoi modi non erano i >nostri, ma che in politica di rado ci è concesso di sceglierli. La cosa >peggiore sarebbe stata che una legge incredibile passasse nel silenzio >generale, sconosciuta al paese e allo stesso popolo di sinistra. E in >effetti quel che si è ottenuto con il referendum non è cosa da poco. I >partiti sono stati costretti a parlare e a schierarsi; il movimento, il >popolo di sinistra, il volontariato democratico hanno potuto conoscere e >comprendere ciò che prima non sapevano, cioè la posta in gioco della lotta >alla legge 40. >Ce n’est qu’un début... Si tratta tuttavia di un inizio che è arrivato >tardi: troppo tardi per una vittoria comunque improbabile nel referendum; >molto tardi rispetto alla capacità della sinistra di orientarsi nel mondo. >Ciò di cui il risultato del referendum parla non è solo la complessità >della materia o le furbate dei sostenitori della legge-mostro . A ben >vedere, la posta in gioco non era poi così difficile da capire, poiché si >trattava niente di meno che della laicità dello Stato. >Su questo la sinistra, tutta la sinistra, è in grave ritardo rispetto alle >pulsioni fondamentaliste generate dalla crisi della politica e dalla sua >incapacità di riconnettersi al corpo sociale. La Chiesa cattolica, come le >chiese di altre confessioni, aspira ad assumere a suo modo il ruolo di >intellettuale organico, che nessuno assolve più, ma di cui la società non >smette di avere bisogno. Questo non vuol dire affatto che il suo tentativo >sia destinato ad avere successo. Al contrario è probabile che esso provochi >reazioni (sia pure tardive) di laicità e di neo-illuminismo. >Ciò non cancella il ritardo della sinistra, la sua incapacità di >comprendere che la relazione con il cattolicesimo non si pone oggi come >trenta o venti anni fa. Ciò non cancella il fatto che che c’è un’ opinione >pubblica non avvertita, che non reagisce a un rischio evidente, che alla >frana di civiltà dell’integralismo risponde restando indifferente. E resta >indifferente perché nessuno la mette in guardia, perché la sinistra stessa >non smette mai di levarsi il cappello di fronte a fenomeni a cui dovrebbe >invece in qualche modo fare opposizione. >Nessuna desidera evocare il fantasma di vecchi anticlericalismi. Meno che >mai noi della Marcia Mondiale delle Donne che con le suore comboniane >abbiamo lavorato e lavoriamo in Italia e in Africa. >Come femministe chiediamo alla sinistra solo di impegnarsi di più e meglio >nella battaglia di elementare civiltà per uno Stato laico. E temiamo >soprattutto le solite autocritiche alla rovescia, magari sui presunti >eccessi di laicità puniti dai risultati del referendum. > Ti saluto affettuosamente

lidia cirillo >


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