Con scienza ed in-coscienza

L’agenzia spaziale americana (NASA) ha sviluppato un software telepatico: riconoscendo gli impulsi nervosi che dal cervello arrivano alle corde vocali, il software è in grado di interpretare le intenzioni verbali di chi sta per parlare.
C’era una volta la fantascienza, c’era perché adesso…c’è! Quanto di più fantasioso sia stato dedotto (o immaginato se preferite, ma la fantascienza nasce soprattutto come estremizzazione e reinterpretazione del presente) dai più grandi scrittori del genere, pare che non sia poi così del tutto peregrino pensare che l’uomo, con le sue conoscenze e le sue attitudini, possa rendere realizzabile in questi anni 2000, da sempre location ideale dei più bei romanzi di fantascienza. L’ultima conferma arriva dalla Nasa, l’agenzia spaziale americana ha sviluppato un software la cui ottimizzazione potrebbe portare quasi a leggere i pensieri. Riconoscendo gli impulsi nervosi che dal cervello arrivano alle corde vocali, il software è in grado di interpretare le intenzioni verbali di chi sta per parlare.
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Il software che per adesso viene chiamato dal suo creatore Chuck Jorgensen semplicemente "sistema sub-vocale", permette che le parole, appunto, arrivino all’orecchio umano, senza il bisogno che vengano pronunciate: "abbiamo scommesso tutto sui segnali biologici che si producono quando si legge o si rimugina qualcosa nella propria testa, con o senza il movimento delle labbra e del viso". Per adesso il sistema è in grado di riconoscere solamente sei parole e dieci cifre con una percentuale di riuscita del 92%. La Nasa ritiene che in futuro il perfezionamento del sistema potrebbe risultare molto utile ai suoi astronauti, ai portatori di handicap o a chiunque abbia problemi con l’uso della parola. Chi scrive ha sempre riposto maggiore fiducia per il futuro dell’umanità, nello stesso uomo nel suo intelletto e nella sua determinazione anziché affidarsi ad un cristiano fatalismo, ma è alquanto doveroso farsi degli scrupoli nella fattispecie su questa "invenzione", che perfezionata, rasenterebbe la telepatia. Ben vengano i possibili utilizzi in campo medico atti ad aiutare chiunque sia gravato da menomazioni o in grado di migliorare le condizioni di chi lavora in determinati settori, ma a chi come noi piace andare a fondo nelle cose, deve anche prendere in seria considerazione l’ipotesi che queste scoperte possano ritorcersi contro lo stesso uomo. Estremizziamo un po’ il discorso e con la fantasia si pensi ad un possibile utilizzo di questo software come nuova e più efficace "macchina della verità", o peggio ancora per manipolare i pensieri delle persone, magari attribuendogli certi pensieri dietro un determinato tornaconto. Bastano solo queste ipotesi (gli usi potrebbero essere molteplici) a far capire come i più cupi scenari immaginati da Dick, Orwell o Burgess non siano esagerazioni.
Qui non si vuole fare un discorso oscurantista contro quelli che altro non rappresentano, che passi compiuti dall’uomo nella sua evoluzione, ma proprio perché non si tratta più di inventare la lampadina, occorre prestare attenzione affinché quelle possibilità che l’uomo stesso è riuscito a crearsi grazie alla sua intelligenza, non si rivelino delle armi a doppio taglio. Anche alla luce di una sola considerazione. L’attuale struttura sociale riconosce il potere alle masse, quindi chi aspira ad un maggiore potere economico e politico cerca di controllarle con strumenti (come i media) che paiono sempre più affinarsi per soggiogarle, le masse. E cosa c’è di meglio di uno strumento che potrebbe rivelarci cosa le masse pensano? E’ un ragionamento infondato? E’ un ragionamento minato da preconcetti? Sappiamo benissimo che il discorso è molto più ampio e complesso, ma in questo piccolo articolo non si vogliono accampare possibili soluzioni, si vogliono soltanto esprimere perplessità, timori. Bisogna guardare avanti ed esplorare le nuove possibilità che il nostro sapere ci offre, questo è fuori da ogni dubbio, ma più avanti si andrà, più numerose saranno le nostre occasioni tanto più alta dovrà essere mantenuta la soglia d’attenzione, perché occorre capire che potrebbe anche non trattarsi solo di fantascienza.
antonio cavallaro
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