Colpirne uno per educarne cento

Repubblica sciopera – Morto Up il sovversivo – Polemica fra ministro e Domani – Il presidente, la presidente – Tutti pazzi per lo smartphone – Un libro sulla guerra – Da Bruxelles, 120 milioni per gli editori

di Adriano Todaro - mercoledì 2 novembre 2022 - 2701 letture

REPUBBLICA SCIOPERA ‒ Niente cartaceo nelle edicole dello scorso sabato 29 ottobre e neppure online sino alle 19 dello stesso giorno. È la risposta del Cdr e dell’assemblea dei giornalisti del quotidiano, che si dicono increduli e indignati all’intervista rilasciata dal direttore Maurizio Molinari a un mensile del settore, Prima Comunicazione. Il Cdr accusa il direttore di aver pubblicizzato la sua linea sul giornale prima di averla discussa con il Cdr e con la redazione. Molto duro e netto il Cdr alla decisione di Molinari di trasferire Affari&Finanza a Milano: «L’assemblea delle giornaliste e dei giornalisti di Repubblica si oppone categoricamente al trasferimento da Roma a Milano della redazione di Affari&Finanza».

MORTO UP IL SOVVERSIVO ‒ A 79 anni è morto Up il sovversivo o, meglio, Alfredo Chiappori, disegnatore e scrittore. Con le vignette di Up il sovversivo (con il personaggio disegnato sempre sottosopra), Chiappori si era fatto conoscere dai lettori di Linus, Panorama e La Repubblica. Per 20 anni ha collaborato con tante testate giornalistiche e le sue vignette non hanno risparmiato nessuno, né a destra e neppure a sinistra. Figlio di un partigiano, Chiappori era dichiaratamente di sinistra e aveva militato anche in Avanguardia operaia. Nel 1970 l’editore Feltrinelli aveva pubblicato il suo “Up il sovversivo”. Alfredo Chiappori era nato e viveva a Lecco dove ha insegnato. Era anche un pittore e ha esposto personali con presentazioni d’importanti critici come Giulio Carlo Argan e Umberto Eco. Chiappori si era poi dedicato alla Bibbia della quale ha "dipinto" l’Apocalisse, il Cantico dei Cantici, i Salmi, la Genesi e l’Ecclesiaste. Un’opera artistica seguita da padre David Maria Turoldo e dal cardinale Gianfranco Ravasi.

POLEMICA FRA MINISTRO E DOMANI Circa 1,8 milioni di euro da Leonardo tra il 2018 e il 2021, senza contare altri compensi incassati da Orizzonti sistemi navali, partecipata sempre da Leonardo (49%) e da Fincantieri (51%). Sono i guadagni – tutti ovviamente leciti – percepiti dal neo ministro della Difesa Guido Crosetto, subito finito al centro del dibattito sull’opportunità di occupare quella poltrona visto il suo passato da lobbista del settore, da advisor proprio di Leonardo, il colosso degli armamenti, da presidente di Aiad, l’associazione di Confindustria che rappresenta le aziende della difesa e dell’aerospazio, e da presidente di Orizzonte sistemi navali. Crosetto non nega la ricostruzione dei suoi incassi svelata dal quotidiano Domani. Però è passato alle vie legali, annunciando su twitter di aver dato mandato agli avvocati di procedere. Preoccupante la sua dichiarazione: «Sono certo che le condanne in sede civile e penale siano l’unico metodo che direttori, editori e giornalisti possano intendere, di fronte alla diffamazione. Il mio ora è un’obbligo istituzionale: quello di difendere il Dicastero». Preoccupanti le parole del neo ministro anche dal punto di vista ortografico. Un obbligo si scrive senza apostrofo. Insomma: colpirne uno per educarne cento.

IN ESTATE TUTTI CON LO SMARTPHONE ‒ Questa estate il 91% della popolazione italiana (18-74 anni) ha usato lo smartphone. Lo si ricava dal sito Audiweb. Nel giorno medio sono stati 36 milioni gli individui online, pari al 61,3% della popolazione dai 2 anni in su. La fruizione da mobile nel giorno medio nel pieno dell’estate ha rilevato che hanno usato il mobile per 2 ore e 27 minuti in media per persona. Per quanto riguarda la provenienza geografica, nel giorno medio del mese di agosto, infatti, risulta che erano online: il 64,2% della popolazione del Nord Ovest (10,2 milioni), il 61,6% della popolazione del Nord Est (7,1 milioni), il 61,5% dell’area Centro (7,2 milioni) e il 58.6% dell’area Sud e Isole (11,7 milioni).

IL PRESIDENTE, LA PRESIDENTE ‒ Stucchevole la polemica sul fatto che Giorgia Meloni, presidente del Consiglio (non premier perché nel nostro Paese non esiste il premierato) voglia essere definita al maschile e non al femminile. Fa specie che ci sono state polemiche da parte di deputati che avrebbero fatto bene a interessarsi dei problemi della povera gente e non di queste inezie. Comunque sia, nella polemica è spuntata anche la Rai-Tv che codina com’è si è subito conformata al nuovo credo: obbedire! «Il sindacato dei giornalisti Rai, Usigrai, ha protestato perché alcune direzioni stanno chiedendo ai giornalisti di seguire l’indicazione di Meloni, facendo così un passo indietro rispetto a una prassi che si consolida, in tutta Europa… Ferma restando la libertà di ogni persona di denominarsi come meglio crede, altra cosa è il racconto giornalistico. Ricordiamo che il contratto Rai Usigrai contiene al proprio interno il Manifesto di Venezia che fa preciso riferimento al linguaggio di genere, e che la policy di genere aziendale, recentemente approvata dal Consiglio di amministrazione della Rai, indica di usare il femminile lì dove esista».

È LA GUERRA, BELLEZZA ‒ Quindici inviati nei teatri di guerra hanno scritto un libro sulle loro esperienze, ma anche sulla lotta che conducono per far accettare la loro visione di quella determinata guerra. I 15 (Francesca Mannocchi, Alberto Negri, Andrea Purgatori, Giuliana Sgrena, Lorenzo Cremonesi, Fausto Biloslavo, Gian Micalessin, Francesco Semprini, Ugo Tramballi, Giampaolo Cadalanu, Giordano Stabile, Cristiano Tinazzi, Monica Prosino, Domenico Quirico e Stefania Battistini) hanno scritto le loro esperienze sotto il titolo “È la guerra, bellezza” parafrasando la famosa frase di Humprey Bogart nel film “L’ ultima minaccia”. Uno di loro, Giampaolo Cadalanu, così racconta: «Spesso la testimonianza diretta, ottenuta anche con rischi seri, viene messa da parte per lasciar spazio alla versione ‘mainstream’ degli avvenimenti. Se le grandi agenzie internazionali descrivono le vicende belliche in un certo modo, il singolo reporter, che pure ha visto una realtà diversa, ha serie difficoltà a farsi sostenere dal suo giornale. Le litigate in questo senso sono quotidiane. A me capitò di sentirmi chiedere un pezzo sulle ‘fosse comuni’ di Tripoli, che invece erano semplici sepolture individuali. O di dover raccontare un terrorista bambino che bambino non era. La versione più drammatica – anche se sbagliata – sembrava più attraente per il lettore».

120 MILIONI A SOSTEGNO EDITORI ‒ Bruxelles ha dato il via libera a 120milioni di euro a sostegno degli editori italiani di giornali e periodici, per gli anni fiscali 2022 e 2023. Gli editori di giornali e periodici avranno diritto a crediti d’imposta che coprono fino al 30% dei costi cartacei sostenuti nel 2021 e nel 2022. Nella sua valutazione, Bruxelles ha ritenuto che la misura sia necessaria, adeguata agli obiettivi, e proporzionata. Speriamo li usino bene, non per licenziare.


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