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Cofferati: fra demonio e santità

La storia recente di Sergio Cofferati è un esempio di quanto effimeri siano i messaggi attraverso i quali i media forgiano le nostre opinioni ed il nostro pensiero.

di Marco Cedolin - giovedì 27 ottobre 2005 - 6094 letture

Quante schegge di realtà si abbarbicano come edera ingiallita sul tendone di quel circo equestre che siamo soliti definire informazione.

Quanti mostri, miti, demoni e santi, nascono dalla fantasia di pennivendoli imbolsiti e tele urlatori che creano opinione, nascono per poi scolorare come foglie secche che frusciano nel vento tiepido di una giornata di autunno.

La storia recente di Sergio Cofferati, il cinese, come amavano chiamarlo con simpatia i suoi tanti estimatori, è un fulgido esempio di quanto effimeri siano i messaggi attraverso i quali i media forgiano le nostre opinioni ed il nostro pensiero.

Il quotidiano Liberazione nell’edizione in edicola stamani, dedica a Cofferati la propria prima pagina, accusandolo di avere ordinato alla polizia di bastonare un centinaio di studenti i quali, capeggiati dal deputato dei Verdi Paolo Cento e da un dirigente locale di Rifondazione Comunista, cercavano di entrare con la forza nel municipio di Bologna al grido di "Cofferati fascista."

La prima impressione per chi, come me, ha ormai superato i 40 è quella di ritrovarsi dinanzi ad una copia del Male, il giornale satirico che negli anni 70 soleva riprodurre perfettamente le prime pagine dei grandi quotidiani, salvo però condirle con notizie inverosimili al limite del parossismo.

Ma gli anni 70 ormai esistono solo nei documentari RAI sulla storia della prima Repubblica e la notizia viene riportata da tutte le testate presenti in edicola, nonché dai telegiornali.

Sergio Cofferati, proprio lui, il paladino dell’articolo 18, l’unico uomo che nell’ultimo decennio sia riuscito ad infiammare gli animi dei lavoratori, a riempire di folla piazze e palazzetti dello sport, a dare ancora a molti italiani l’illusione di potere lottare per i propri diritti, viene additato dai giovani di sinistra come fascista e dalla stampa come mandante delle cariche dei celerini, quasi si trattasse di un novello Scelba.

Dove alligna giunti a questo punto la realtà e quali mezzi abbiamo per interpretarla e farla propria? Chi è in realtà Sergio Cofferati? Il cinese che si profondeva nelle crociate per i diritti dei lavoratori e solo un paio di anni fa si poteva definire senza tema di smentita l’uomo più popolare ed amato della sinistra, tanto da farne un papabile leader della coalizione, oppure un imborghesito reazionario, amico dei manganelli e nemico degli studenti universitari al punto da fare calare violentemente il randello sulle loro schiene?

Probabilmente né l’uno né l’altro, forse semplicemente un uomo in gamba, ricco di carisma ma povero di coerenza e pertanto incline a lasciarsi manovrare. Una figura che la sinistra ha usato sfruttandone la crescente popolarità, quando ad inizio legislatura ancora fingeva di combattere il governo Berlusconi sui temi del lavoro e dell’occupazione e forse carezzava l’idea di proporre un uomo nuovo a guidare la coalizione per le prossime elezioni.

Una figura poi divenuta scomoda ed ingombrante allorquando il centrosinistra ha deciso di riesumare la salma di Romano Prodi, ormai da tempo mummificata a Strasburgo. Quale soluzione migliore a quel punto che parcheggiare il cinese in quel di Bologna, attendendo che la diminuita esposizione mediatica ne intaccasse la popolarità. Presiedere la gestione di una città, con tutte le sue problematiche e contraddizioni è certo più difficile e meno remunerativo in termini di popolarità che non guidare un sindacato che si fingeva impegnato in una battaglia epocale come quella sull’articolo 18.

Ho scritto fingeva poiché in realtà il sindacato capeggiato da Cofferati in quegli anni finse soltanto di porsi a baluardo dei diritti dei lavoratori, preservando il famoso articolo 18 dall’attacco peraltro velleitario ed improbabile del governo Berlusconi.

Mentre quegli stessi diritti venivano annientati in profondità attraverso la riforma Biagi, nei confronti della quale il sindacato si guardò bene dal manifestare la benché minima opposizione.

Se è vero che Cofferati in realtà fece ben poco per preservare i diritti di coloro che lo osannavano quando era leader della CGIL, altrettanto vero è che non mi pare stia operando a Bologna nella veste di squadrista e di picchiatore.

Ma forse l’essere diventato demonio senza colpa è solo la conseguenza di essere stato santo senza merito, godiamoci questa salomonica riflessione, nell’attesa che i media forgino un nuovo mito, ho la netta sensazione che l’amatissima RockPolitik ne abbia già messi in cantiere almeno un paio.


- Ci sono 4 contributi al forum. - Policy sui Forum -
> Cofferati: fra demonio e santità
27 ottobre 2005

Cofferati si comporta coerentemente rispetto i tempi che viviamo. Sono daccordo con la sua linea. Si può discutere all’infinito ma alla fine alle decisioni devono seguire i fatti.
    > legge per chi?
    7 novembre 2005, di : Annalisa

    La sua legge vale solo per i più poveri. Vedremo quanto forte sarà il suo intervento contro quella parte ricca di votanti bolognesi che affittano le case in nero a migliaia di studenti che spesso vivono in situazioni disagiate. Certo il tema della legalità va ripreso, certa sinistra è troppo spesso dogmatica su questo punto, eppure la via di Cofferati la trovo condannabile.
> Cofferati: fra demonio e santità
27 ottobre 2005, di : Vipera

Cofferati è sempre stato così...per anni ha diretto la CGIL così...il dissenso nella CGIL di Cofferati è sempre stato mal tollerato e le espulsioni sono lì a testimoniare che è la verità. Del resto il lavoro interinale, i contratti a termine, i contratti co.co.co. sono stati concertati e firmati anche dalla CGIL di Cofferati, la sua segreteria non ha prodotto nessuna conquista sindacale, quello che minimamente un lavoratore si aspetta dai suoi rappresentanti. Sinceramente per me non cade un mito...io lo sapevo che Cofferati era così...un uomo solo al commando. No! Nessuna delusione...si sapeva che lui è così.
> Cofferati: fra demonio e santità
28 ottobre 2005, di : Francesco Chiantese

Esatto. Si sapeva. Soltanto l’Italia dei miti aveva bisogno di averne uno, uno al momento giusto, uno per necessità e così lo ha scelto. Gli ha applicato la amschera di paladino, con tanto di nome di battaglia (il cinese) e via.

Abbiamo bisogno di uomini incoerenti che possano forgiarsi a seconda delle necessità. Poi scappa di mano la situazione e li additiamo come cambiasponda.

    > Sopra ogni cosa: la legalità
    29 ottobre 2005, di : M.T. |||||| Sito Web: Da sindacalista o da sindaco: «mediare fra diversità»

    Ho sentito Cofferati quest’estate, ospite sul palco della Festa dell’Unità di Cremona. Incalzato dal giornalista sul suo essere “sindaco sceriffo”, nemmeno si scaldava nel “difendersi”, ribadiva irremovibile i valori fondamentali che continuano ad ispirare il suo fare quotidiano. E diceva: nessuno può arrogarsi il diritto di stabilire che il proprio bisogno è quello prioritario; nel vuoto delle regole sono i più deboli a soccombere; la legalità è cittadinanza per tutti. Può esistere una illegalità (abusivismo, abuso) “legalizzata” dal bisogno e sostenuta dalla sinistra? Il sindaco Cofferati dice di no. C’è qualche siciliano (lombardo, romagnolo…) che vuol dimostrare il suo “torto”?
> Cofferati: fra demonio e santità
31 ottobre 2005

1) E’ la questura di bologna che ha mandato i celerini contro i trecento in piazza e da sempre la questura di bologna è risaputo che è fascista e violenta di per se. 2) I bolognesi pensano da sempre a sfruttare chiunque venga a Bologna, affitti x Universitari eccetera e ormai si vede solo l’egoismo dei Bolognesi il "Livello" l’Hanno spostato la "street" non si fa più ecceterA ECCETERa ECCETERA. invece di organizzarsi meglio, depennano e sono tra l’altro arroganti con tutti i soldi che hanno incamerato. 3) Il sindaco non lo biasimerei più di tanto perche deve stare in carica e deve piacere quindi, ai bolognesi prima di tutto per poter fare quello che deve fare a sinistra 4) Ha agito anche per la sicurezza deglio sfollati del greto del fiume e le donne e i bambini saranno spostate in zone più sicure e non a rischio idrogeologico e di inondazioni Vedi Puntata di Fazio "che tempo che fà" Conclusioni Per governare bene demagogia e informazioni pompate non ci servono. ci serve dialogo e praticità.