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Cina: i condannati a morte per il traffico degli organi

Proprio per questo è accusata dell’enorme traffico degli organi umani, una realtà perfino in Europa, nonostante l’esistenza di norme legali e misure di controllo considerate efficaci.

di giovanni d’agata - martedì 13 marzo 2012 - 3132 letture

I condannati a morte giustiziati sono in Cina la fonte principale di organi per i trapianti, a causa della carenza di donatori volontari anche se sino a poco tempo fa il governo cinese ha sempre negato queste accuse. Lo ha reso noto il ministro cinese della Salute, Huang Jiefu, citato dal giornale Fazhi Ribao secondo cui “ a parte un piccolo numero di vittime di incidenti di traffico, la gran parte di organi espiantati viene da prigionieri uccisi “.Parliamo di condannati a morte che possono essere soggetti a qualunque pressione, e quindi il loro non può essere un gesto volontario”. Soprattutto in Cina dove, spesso, le confessioni sono ottenute mediante la tortura.

Gli organi vengono espiantati subito dopo l’esecuzione e trasportati in apposite ambulanze. Vi sono oggi almeno 600 ospedali specializzati in questo traffico ed i relativi profitti sono altissimi, se si considera il prezzo di vendita degli organi che spesso arriva a decine di migliaia di dollari. Successivamente spesso i loro corpi vengono cremati per cancellare la prova del crimine commesso.

La Cina cerca da tempo di ridurre la dipendenza dagli organi dei condannati a morte ma una domanda elevata e una carenza di donatori fanno sì che questi rimangano la fonte principale. Nel paese vengono effettuati 10.000 trapianti all’anno, ma la lista d’attesa è di 1,3 milioni di pazienti. Il numero annuale di esecuzioni capitali è segreto, ma si calcola sia intorno alle 4.000.

Recentemente il governo cinese ha approvato alcune leggi atte a regolarizzare il “mercato nero” degli organi umani. Secondo queste normative, la precedenza nella distribuzione degli organi andrebbe ai cittadini cinesi, i chirurghi cinesi non potrebbero viaggiare all’estero per effettuare espianti e, soprattutto, il consenso del prigioniero per la donazione dei propri organi dopo la morte dovrebbe essere obbligatorio.

Migliaia di fegati, reni e cornee cinesi sono immessi nel mercato internazionale del traffico di organi, anche via internet. Secondo le organizzazioni umanitarie internazionali, il 95% viene dai corpi dei condannati a morte. Le esecuzioni capitali, con la relativa vendita degli organi, sono uno dei principali fenomeni che derivano dal mancato rispetto dei diritti umani in Cina. Evidenziano la precarietà e la corruzione del sistema giudiziario cinese e la mancanza di garanzie per chi è arrestato; mettono in luce la violazione dei principi etici e morali insita nell’’espianto degli organi senza il consenso del condannato.

Ma c’è anche un mondo in cui per tanti giovani l’unica via di fuga dalla miseria sembra quella di vendere una parte del proprio corpo. Per tali motivi, per contrastare il fenomeno del traffico di organi, serve anticipare la direttiva europea sulle donazioni di organi che dovrebbe essere adottata entro giugno 2010 dall’Europarlamento, consentendo all’Europa di avviarsi sulla strada di una migliore regolamentazione in questo campo.


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