Chiesti 4 anni per ex direttore del Sole

Il NYT contro l’uccellino azzurro ‒ Difficoltà in Russia per media stranieri ‒ Il Garante vs Repubblica e altri

di Adriano Todaro - mercoledì 13 aprile 2022 - 5288 letture

NYT: CACCIATE VIA L’UCCELLINO AZZURRO ‒ Dean Baquet da otto anni ricopre la carica di direttore esecutivo del New York Times, certamente una persona al vertice del giornalismo occidentale. Il 7 aprile scorso ha pubblicato su un sito specializzato, un articolo dove, in sintesi, il concetto è questo: i giornalisti debbono cacciare via dai loro telefonini «il piccolo uccellino azzurro, o almeno non gli diano da mangiare così spesso». L’uccellino azzurro è il simbolo di Twitter, strumento molto utilizzato dai giornalisti. «Ci sono giornalisti ‒ ha scritto Baquet ‒ al New York Times e altrove, che twittano molte, molte, molte volte al giorno. Questo prende troppo tempo. Se guardi alcuni giornalisti, al New York Times o altrove, vedi quanto spesso twittano, cosa twittano, l’importanza dei loro tweet, quanto tempo passano su questo, e ti chiedi: se il loro ruolo è trovare fatti importanti fatti e raccontarli al mondo, è questo il modo di passare le giornate?». Baquet riconosce che «Twitter è una grande fonte di informazione. Coprire la guerra in Ucraina senza Twitter sarebbe assai duro. Voglio solo che si restringa il suo ruolo». Poi ricorda che il ruolo dei giornalisti è cercare le notizie e invece «alcuni twittano sulle minuzie delle loro vite ed è tempo non speso per la ricerca delle notizie. Questo è uno dei pericoli». Sante parole.

DIFFICOLTÁ IN RUSSIA PER MEDIA STRANIERI ‒ Secondo quanto riferisce l’agenzia Reuters, Mosca si prepara a colpire le testate giornalistiche di quei Paesi che hanno messo in campo una serie di restrizioni verso i media legati al Cremlino. Nella pratica, le ritorsioni si applicherebbero a più livelli dalla revoca degli accrediti alla chiusura degli uffici. Dall’inizio del conflitto in Ucraina, progressivamente, le emittenti legate al Cremlino, considerate i megafoni della propaganda di Putin, hanno subìto delle restrizioni, culminate con il bando dei Paesi Ue, che ne ha di fatto bloccato la diffusione. Alla misura si sono poi affiancate anche le decisioni dei principali social che hanno progressivamente bloccato i profili. Ora c’è la ritorsione russa nei confronti dei media occidentali. Lo scorso venerdì 8 aprile, a Mosca, è stato chiuso anche l’ufficio di Amnesty International.

CHIESTI 4 ANNI PER EX DIRETTORE SOLE ‒ Il PM di Milano, Gaetano Ruta, ha chiesto che l’ex direttore del Sole 24 Ore, Roberto Napoletano, sia condannato alla pena di 4 anni di reclusione per essere ritenuto colpevole di aggiotaggio e false comunicazioni sociali nell’ambito dell’inchiesta per le presunte irregolarità nei conti del gruppo e per le copie del quotidiano ‘gonfiate’. Secondo il Pm il vero danno non è solo quello dei numeri «ma soprattutto di reputazione per il più importante giornale economico italiano i cui contenuti sono la base per decifrare quello che avviene nel Paese». Sempre secondo il Pm nei confronti dell’ex direttore Napolitano «Ci sono prove dichiarative e documentali molto significative che restituiscono l’interesse del direttore al tema delle copie. Se l’obiettivo di avere una diffusione al di sopra di qualsiasi altro giornale è legittimo, il problema è il modo in cui ha raggiunto, ossia falsificando i dati. Quei presunti dati mendaci indicherebbero un meccanismo del sostegno inquinato alla radice». La Confindustria, editore del Sole 24 Ore, ha rinunciato a costituirsi parte civile al processo.

IL GARANTE DICE LA SUA ‒ Il Garante per la protezione dei dati personali, pur nell’indispensabile lavoro di testimonianza dei tragici effetti della guerra, rivolge ai media, alle grandi piattaforme di condivisione di contenuti e a ciascun utente dei social network un invito ben preciso: «Basta con i volti disperati dei bambini in televisione, sui giornali e sui social network. Evitiamo di portare, almeno i più piccoli, in guerra una seconda volta, nella dimensione digitale». Inoltre ricorda che «L’immagine del bambino, come qualsiasi dato personale che lo riguardi in realtà, dovrebbe entrare nel sistema mediatico solo quando ciò sia indispensabile o, ancora meglio, solo quando la sua pubblicazione sia nell’interesse del bambino. Perché, altrimenti, quelle fotografie e quei dati, nella dimensione digitale, perseguiteranno quei bambini per sempre, e, magari, in molti casi li esporranno a conseguenze discriminatorie di carattere sociale, culturale, religioso o politico di ogni genere, conseguenze, forse, oggi, in molti casi persino imprevedibili. E, certamente, quelle immagini finiranno in pasto ad algoritmi di ogni genere per le ragioni più diverse». Inoltre il Garante s’interessa sulla vicenda della love story tra la preside e il liceale romano e interviene per bloccare la pubblicazione dei contenuti più scabrosi: le chat tra i due “amanti” pubblicate da La Repubblica. L’Autorità ha, in un secondo momento, esteso ad altre testate la limitazione di ogni ulteriore diffusione dei messaggi scambiati tra la dirigente scolastica e lo studente del Liceo Montale di Roma. I provvedimenti – in via d’urgenza – riguardano Open on line, Letto quotidiano, Il Giornale, Il Riformista, Skuola.net e La notizia giornale. il Garante ha voluto ricordare che, nella diffusione di dati personali per finalità giornalistiche, il diritto di cronaca deve tutelare dignità, diritti e libertà fondamentali della persona. Un principio, richiamato anche nelle Regole deontologiche, da interpretare con particolare rigore in riferimento a informazioni relative alla sfera sessuale. I dettagli riportati negli articoli, conclude l’Autorità, nulla aggiungono alla necessità di fare chiarezza sulla vicenda e sulla regolarità delle condotte della dirigente scolastica, sulle quali sono in corso accertamenti da parte degli uffici scolastici competenti.


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