Centurioni e sfilate imperiali
Ogni tanto riemergono, carsicamente. Sono manifestazioni sociali, atteggiamenti, gesti - che per un certo periodo sembrano cancellate per sempre, “superate”. Ma nelle cose umane non si butta via niente. Così i simboli e certi riusi di riti appartenenti ad epoche passate. Per l’Italia, lo spettro è la storia romana, sia essa Repubblica o Impero. A Roma probabilmente più che altrove: per la presenza delle rovine, debitamente riportate alla luce - non a caso: li si sarebbe potuti lasciare sottoterra e invece li si lascia esibite. Attrazione turistica, persino: con il mestiere dei finti centurioni buoni per le foto dei turisti.
E poi arrivano dall’Inghilterra (la “perfida Albione” rea della Brexit che ha rispolverato l’anti-inglesismo sotterraneo che cova in Europa almeno dai tempi di Giovanna d’Arco) gli eroici vincitori - gli “azzurri” della nazionale di calcio. E subito si organizzano sfilate trionfali e gli “eroi” seguono la trafila del rito: il bagno di folla (alla faccia delle restrizioni della pandemia in atto), l’essere ricevuti da questo o quell’altro dei rappresentanti istituzionali ecc_. Che tristezza…
La comunità, attraverso i suoi riti si appropria e rivede come in uno specchio (attraverso la tv, e i social media) della “grande impresa”. Il potere, tramite le sue istituzioni, si impossessa dei suoi eroi e li marchia come propri, e li esibisce alla folla e dice alla folla: vedete? “loro” sono “nostri”, voi popolo e noi potere siamo dalla stessa parte, senza di noi non ci sarebbe un degno modo per onorare i nostri eroi. Tre piccioni con una fava. L’esaltazione degli eroi diventa così insieme, esaltazione del potere - nell’apparenza di una esaltazione della folla e dei sudditi che gioiscono.
Perché per tener buona la folla non bastano panem et circenses, occorre anche l’esaltazione: andare fuori di testa gridando la propria gioia irrefrenabile per il fatto di sentirsi parte dell’evento, della vittoria. Occorre il carnevale. Solo attraverso l’identificazione (per interposta persona) è possibile per la folla lo status esaltatorio, che nel momento in cui diventa collettivo caccia i singoli nella spersonalizzazione: li fa diventare ebbri, esaltati appunto, fuori di testa ecc_, parte della folla esaltata ma fuori dalla consapevolezza. Il potere delinea il perimetro entro cui “è lecito” avvenga l’atto liberatorio dello sfogo; gli spalti vengono strettamente sorvegliati da guardie armate pronte a sparare sulla folla - il cortile d’aria per i prigionieri -.
All’interno della bolla la massa può persino gridare: “Siamo forti, siamo immensi!”. Il delirio di potenza che, nella realtà, è solo libertà sorvegliata. Popolo bue, massa inebriata facilmente manovrabile perché una massa in questa condizione perde la consapevolezza sulla varietà delle cose esistenti, l’attenzione viene semplificata verso un solo momento o soggetto. Lo sfogo della folla devia le energie della folla in un unico punto di scarico: dopo, la folla è spenta, la batteria è scarica, tutta l’energia è stata dissipata. Potete tornare a casa [1].
Nello specifico, ciò che si sta costruendo è lo spostamento del “cattivo” da Francia e Germania, all’Inghilterra - rea della Brexit. Le lancette sono riportate indietro agli anni Trenta del secolo scorso. Il ritorno della “perfida Albione”...
[1] Su questo tema, si vedano i film e il serial The purge, 2013 e segg_, in Italia con il titolo “La notte del giudizio”
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