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Catturare (forse) la realtà

IL FORSE : Cronache dalla pandemia in corso, tra scienza ed etica della responsabilità / Valerio Calzolaio ; prefazione di Pietro Greco. - Senigallia : Ventura Edizioni, 2020. - 208 p. - ISBN 9788831361835.

di Evaristo Lodi - mercoledì 14 aprile 2021 - 1869 letture

Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni,
e la nostra breve vita è circondata da un sogno
.
Shakespeare, Tempesta

“Se sapessi parlare di Maria, se sapessi capire davvero la sua esistenza, avrei capito esattamente la realtà, la paura, la tensione, la violenza, avrei capito il capitale, la borghesia ma la mia rabbia è che non so parlare di Maria!” Sono le parole di un cantautore italiano che pubblicò questa canzone nel 1973. Sto scherzando ovviamente: solo quelli con i capelli grigi come i miei possono riconoscere, in queste parole, l’estro profetico di Giorgio Gaber. Eppure anche oggi capita di imbattersi in volumi scritti durante l’emergenza pandemica che provano a catturare la realtà, sfuggevole, strana, confusa, imperiosa e violenta che ci circonda.

È quello che vi capiterà leggendo le pagine di Valerio Calzolaio IL FORSE. Cronache dalla pandemia in corso, tra scienza ed etica della responsabilità, Ventura Edizioni, 2020.

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Copertina del libro di Valerio Calzolaio Il Forse

Già dalla quarta di copertina sono stato sorpreso dalle brevi note biografiche: attualmente è professore a contratto di Diritto Costituzionale all’Università di Macerata, deputato per quattro legislature, sottosegretario al Ministero dell’Ambiente (1996-2001), consulente Onu-ONCCD (nel 2002 e dal 2006 al 2009), giornalista e saggista dal 1979, ha collaborato con numerosi quotidiani nazionali. Ha vinto borse di studio a Parigi ed Exeter e a pubblicato vari volumi tra cui spiccano, fra i più recenti i testi riguardanti le migrazioni.

Questa raccolta di articoli pubblicati su Il Bo Live, un giornale online dell’Università di Padova di cui è collaboratore, mi appaiono come un suo brillante tentativo di affrontare la Maria di Gaber e, forse… ha davvero ragione.

Valerio Calzolaio cavalca l’anno che è appena trascorso, provando a capire cosa diavolo sta realmente succedendo e le sue pagine suonano quasi profetiche. L’avverbio «FORSE» non a caso è il titolo del volume perché l’autore capisce a fondo l’idea di vivere una nuova epoca e come le certezze sfuggano, come le verità assolute della politica si stanno disgregando come neve al sole. Ma ormai la nuova epoca, la globalizzazione, stiamo provando a definirla tutti e più proviamo a definirla, più ci sentiamo confusi, adirati, alterati, in una visione del mondo in cui non ci riconosciamo più: le nostre abitudini, i nostri stili, i nostri modelli si frantumano, mutano, si disgregano mostrando una realtà che non ci appartiene.

Oggi come non mai la Natura sta prendendo il sopravvento anche su di noi. Forse che la Natura sia la Realtà e che dobbiamo fare i conti con queste due entità che sono in relazione con la nostra vita.

Un articolo scritto l’11 maggio 2020, Calzolaio cerca di spiegare la pandemia e il titolo recita così: Covid-19: il forse, Leopardi e la scienza.

Ma come, barcollo per l’accostamento ma poi mi rendo conto che forse… Calzolaio ha ragione anche in questo caso. Come sappiamo, Leopardi rabbrividiva per la Natura Matrigna e anelava all’Infinito con una leggerezza quasi estranea alla realtà che lo circondava. L’uso del FORSE è imprescindibile per il poeta di Recanati ma il nostro autore sottolinea come la scienza sa che non può dare risposte assolute e definitive e come faccia spesso uso dell’avverbio se vuole sperare di costruire delle teorie oggettive che ci descrivano la realtà, la natura. Ma di seguito l’articolo scritto durante la chiusura totale, il lock-down, sposta l’attenzione sul fatto che la scienza politica farebbe meglio a utilizzare in modo massiccio l’avverbio tanto caro alla letteratura italiana, in quanto spaccia delle certezze che provengono da un mondo estraneo al Palazzo e che, in fondo, in fondo, non è proprio convinto delle proprie certezze scientifiche, di fronte a una nuova pandemia, a una nuova epoca, a una nuova realtà.

La globalizzazione appunto e gli articoli si dipanano fra i principali topics di questa nostra epoca: le disuguaglianze, le migrazioni, le risorse energetiche, i cambiamenti climatici.

Calzolaio (forse) si rifugia quasi nostalgicamente in una recente edizione delle Lettere dal carcere di Antonio Gramsci. Definisce l’intellettuale torinese, perseguitato dal fascismo, una unilaterale straordinaria testimonianza di laica dignità umana.

Ma poco prima aveva analizzato l’ultima enciclica di Papa Francesco, citando anche le precedenti, come una preziosa testimonianza verso l’Istituzione cattolica che forse, per la prima volta nella sua storia secolarizzata, propone una lettura della Realtà, della Natura assolutamente condivisibile. Calzolaio ha – forse – abdicato alla sua fede laica?

Forse per riuscire a catturare la Realtà dobbiamo tutti rivedere le nostre idee e alzare le antenne sulle analisi che più sembrano essere oggettive e non ci impongono delle assurde regole, a tempo, che si stanno prolungando a dismisura e che forse ci costringeranno a cambiare alcune abitudini scellerate e non certo a cambiare le abitudini su cui si fonda la comunità umana dalla notte dei tempi.

“Noi bestiole umane viviamo in un mondo di significati. […] Non sembra esserci nulla di tutto ciò nel mondo naturale. […] Il mondo frammentato e insostanziale della teoria dei quanti è, per il momento, l’allucinazione meglio in armonia con il mondo…” Non sono parole di un filosofo, ma di un fisico (Carlo Rovelli) mentre divulga la teoria dei quanti.

Forse, questa nuova nostra epoca ci lascia esterrefatti e ci avvolge in un senso di mistero non ancora svelato. “Non temere vermiciattolo di Giacobbe, larva d’Israele” (Isaia, 41).

Forse, anch’io mi rifugio nostalgicamente nelle canzoni di Giorgio Gaber: “La libertà non è star sopra un albero, non è neanche un gesto, un’opinione, la libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione”.

Forse, Valerio Calzolaio ha ragione da vendere.


Evaristo Lodi è autore del romanzo Arrivederci Bessarabia (2012), allenatore di pallacanestro in squadre giovanili, docente di Geografia nella scuola secondaria di secondo grado nella provincia di Trento.



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