Casa dolce casa

Ricapitoliamo i fatti. Da ministra, Elisabetta Trenta, aveva ricevuto un appartamentino di soli 180 mq. In un palazzo vicino alla Basilica San Giovanni, a Roma...
IL FATTO
"Nessun privilegio, quella casa spetta a mio marito. Paghiamo un affitto di 540 euro". (la Repubblica).
«Non credo proprio che si tratti di un privilegio perché io l’appartamento lo pago e lo pago pure abbastanza». (Corriere della Sera).
“La pago e pure abbastanza. Non ho chiesto subito l’alloggio pur avendone diritto, ma soltanto nell’aprile scorso. Ho resistito il più possibile nel mio, ma c’erano problemi di controllo e sicurezza. Anche ora continuo ad avere una vita diversa che necessita di riservatezza". (Il Fatto Quotidiano)
"Mio marito, che è il titolare dell’alloggio, pur essendo tutto regolare e non essendoci nulla che ci debba far sentire in imbarazzo, per salvaguardare la serenità della famiglia, sta presentando istanza di rinuncia per l’alloggio, l’ha già fatto. Spero che questo atto di amore serva a tacitare la schifezza mediatica che è caduta su di me". "Sono una donna di Stato e ho fatto dell’etica la base della mia vita". (Radio 24).
IL COMMENTO
Ricapitoliamo i fatti. Da ministra, Elisabetta Trenta, aveva ricevuto un appartamentino di soli 180 mq. In un palazzo vicino alla Basilica San Giovanni, a Roma. Quando ha smesso di fare la ministra, l’appartamentino viene dato al marito che di mestiere fa il militare. Embè che c’è di male. L’affitto? Beh lei, come dichiara a Repubblica, lo paga l’affitto “e pure abbastanza”. Ben 450 euro ogni mese. Nella zona San Giovanni la media degli affitti varia da 1.400 ai 1.700 euro al mese.
Questa notizia mi ha indotto a fare una comparazione con una questione personale. So benissimo che quando si scrive, le questioni personali e familiari non si debbono citare. Ma, siccome io sono scorretto, la comparazione la cito ugualmente. Statemi a sentire. Per questioni familiari, mio figlio, recentemente, ha dovuto cercarsi un appartamento in affitto. Dopo un po’ l’ha trovato. Ha trovato da affittare tre locali perché aveva bisogno di una camera per il figlio e paga, ogni mese, con le spese 650 euro. Certo non è a San Giovanni ma in una cittadina della Brianza.
La casa grande, dice l’ex ministra, gli serve anche oggi che non è più ministra “per la vita di relazioni” che ha. Mio figlio non ha molto tempo “per la vita di relazione” e, quindi, è giusto che viva in pochi metri quadri. A mio parere è il solito fango mediatico. Lei ha dichiarato a Radio 24 che lascerà l’appartamentino di San Giovanni. E sapete perché ha deciso così? Per un “atto d’amore”, per “tacitare la schifezza mediatica””, perché sono ‒ dichiara l’ex ministra una “donna di Stato e ho fatto dell’etica la base della mia vita". Pensate un po’ se non avesse usato l’etica dove alloggerebbe oggi. Al che ho telefonato a mio figlio e gli ho domandato se avesse un po’ di etica. Lui ha guardato anche in frigorifero e poi ha risposto di no. Poi gli ho chiesto se “per un atto d’amore” sarebbe disposto a lasciare l’appartamentino dove abita in affitto. Mi ha risposto se mi ero dato all’alcol. Per ultimo ho chiesto a lui se è capace di “tacitare la schifezza mediatica” di dover pagare 650 euro ogni mese. Al che mi ha risposto: “Stai calmo papà. Ora telefono al Centro di salute mentale, non agitarti”.
E pensare che abbiamo passato buona parte della nostra vita a combattere i democristiani. Li chiamavamo “forchettoni”. Questi come li dovremmo chiamare?
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