Cartelloni elettorali
Il 28 ottobre i siciliani andranno a votare per il rinnovo dell’Assemblea Regionale. I candidati si sono già armati di promesse e frasi ad effetto. E anche di cattivo gusto.
Le prossime elezioni regionali in Sicilia saranno ricordate come quelle del post-compromesso storico Lombardo-Pd, che ha fatto arrossire di vergogna gli esponenti del centro-sinistra italiano, impacciati nel tentativo - vano - di dare una spiegazione logica e convincente al proprio elettorato, che giustificasse un sostegno ad un leader coinvolto in processi in corso di definizione, dai quali la figura di Lombardo è apparsa, più di una volta, la punta di un iceberg.
Il numero considerevole e, forse, non definitivo, dopo lo scioglimento dell’attuale giunta, permetterà soltanto, in caso di nuovi sviluppi della magistratura e, quindi, di altri nomi da inserire nel registro degli indagati, di aggiungere "ex" all’attributo "deputato regionale".
Molti di loro proveranno a ricostruirsi un’immagine, messa alla gogna da una scarsa coerenza politica, frutto di slogan elettorali mai corrispondenti a messe in pratica dei propositi idealizzati ante-elezioni. Propositi utili o dannosi alla cittadinanza che, molte volte, non si è avuto neanche il tempo di poter verificare.
In questa nuova campagna elettorale, lanciata con l’entusiasmo del nuovo, magari non necessariamente che debba avanzare, si possono tastare i gusti e le creatività grafiche dei designer incaricati di confezionare i mega manifesti elettorali che, da qualche settimana, hanno "addobbato" le nostre città.
Noi vogliamo tralasciare gli inneggi alle formule magiche che riporteranno la Sicilia agli antichi splendori, eliminando le varie raccolte differenziate che hanno insozzato l’isola nei decenni. Propositi di pulizie sociali e rilanci economici, con pretenziose soluzioni che, a detta di tutti i candidati, nessuno sembra abbia avuto l’acume di trovare in precedenza.
Del resto, chi volesse passarsi il tempo, se proprio non è amante del mare e del sole, che in questi giorni sta regalando alla Sicilia un’altra estate infinita, come del resto, negli ultimi anni, potrà soffermarsi all’ombra dei cartelloni della propria città e raccogliere gli aforismi in guisa di didascalie sotto faccioni, più o meno arroganti, ma sempre sorridenti.
Noi ci soffermeremo solo sulla nuova moda, se proprio dobbiamo evidenziare qualcosa di "nuovo", che sta caratterizzando l’attuale campagna elettorale. Se andiamo a ritroso nel tempo, è anche possibile constatare dei precedenti utilizzi di strategie che assomiglino a quella attuale, ma alcune frasi riportate accanto alla foto del candidato, lasciano davvero perplessi sulle interpretazioni di quanto letto.
Basterebbe citare (non facciamo nomi per essere tacciati di pubblicità occulta), un candidato che non più di qualche mese fa è stato convocato in tribunale per l’udienza preliminare che riguarda la strage registrata qualche anno fa nel messinese e passata alla cronaca come l’alluvione del 1° ottobre.
Inneggiare alla "sicurezza del territorio", che non si è saputo proteggere quando si occupava un altro ruolo istituzionale, lascia spazio a qualsiasi congettura sulla questione ambiente e tutela. Certo, una sentenza definitiva non è stata ancora promulgata ma avere il proprio nome segnato su quella lista di personaggi sotto accusa per strage colposa, meritava meno prosopopea.
Potremmo soffermarci sulle ennesime contraddizioni della sinistra, spaccata e divisa come sempre, vittima ma a volte anche carnefice, di compromessi e legami politici con raggruppamenti o politici storicamente localizzati da altre parti. Potremmo citare anche il centro-destra, che sembra nelle contraddizioni, emulare il centro-sinistra, quasi a sospettare che l’avversario abbia trovato la strategia giusta.
Potremmo, addirittura, catalogare i messaggi più esclusivi lanciati ad una nuova rivoluzione siciliana, che da più parti sembra voglia riportare i siciliani a remoti fasti e nostalgie, intrise da orgogli, degni di nuovi vespri e giovani donne da difendere.
Ci limitiamo ad evidenziare un manifesto "ammirato" per le strade di Palermo, che raffigurava uno dei tanti candidati seduto in penombra con in mano un accendino. La didascalia sul cartellone che parlava di "futuro della Sicilia", ci ha lasciato il dubbio di aver trovato un discendente di Nerone.
Chiudiamo con una nota di vergogna, ma l’attributo dispregiativo sulla questione lo lasciamo scegliere ai lettori. Un candidato si è arrogato il diritto di riportare sul proprio manifesto elettorale la figura di Graziella Campagna, la bambina uccisa dalla mafia il 12 dicembre 1985, che ha tanto impressionato l’opinione pubblica da essere ricordata ogni anno.
Ci uniamo, e invitiamo i lettori a farlo, alla famiglia offesa da questo oltraggio alla memoria.
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