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Carla Lonzi: l’uguaglianza è rispetto delle differenze

La fluidità del mercati esige individui liberati da ogni “definizione”, in tal modo non resta che il desiderio a guidare azioni, parole e pensieri che trovano nel mercato lo spazio-tempo nel quale la libertà è “pienamente realizzata”.

di Salvatore A. Bravo - sabato 10 agosto 2024 - 377 letture

Definizione e femminismo

L’attuale femminismo è post-filosofico, per cui è ideologicamente adeguato al capitale. La fluidità del mercati esige individui liberati da ogni “definizione”, in tal modo non resta che il desiderio a guidare azioni, parole e pensieri che trovano nel mercato lo spazio-tempo nel quale la libertà è “pienamente realizzata”. Ogni limite definitorio è indicato come forma di autorità che comprime il magmatico fluire dei desideri.

La ragion cinica dell’occidente ad impronta economicistica usa il femminismo mediante il mainstream come mezzo per affermare l’autorità del mercato. Il femminismo artificiale è stato costruito ad hoc dal sistema ed è divenuto l’alleato del capitalismo totale. La definizione è volutamente sfuggente, perché è la condizione, affinché ci si adatti al sistema come l’acqua al contenitore. La definizione è la verità che prende forma mediante la parola, essa presuppone l’incontro e il riconoscimento dell’altro attraverso cui riconoscersi. Definire cosa sia l’essere donna non può che comportare anche per semplice comparazione contrastiva la definizione di uomo.

La definizione lega le parti, non le separa nella solitudine delle individualità amorfe. Senza la definizione non è possibile valutare se una civiltà rispetta e favorisce la natura dei singoli e dei generi, giacché ogni definizione deve contemplare la concretizzazione materiale nell’individualità specifica. La definizione è verità universale, ma essa si presente e dev’essere riconosciuta nella materialità della storia e del ruolo sociale che ogni individuo ricopre; si è sempre situati in una condizione materiale. L’individuo non è mai astratto, ma è sempre concreto, è sinolo di forma (definizione) e materia (ruolo sociale, nazionalità, lingua, indole ecc).

L’emancipazione liberata da ogni definizione non può che comportare anche l’indefinibilità dell’essere umano, definizione prima che si incarna nei generi. Il nichilismo della ragion cinica con l’emancipazione dalla natura umana apre a una serie di conseguenza a cascata, poiché, se non abbiamo gli elementi per definire l’essere umano e i generi, essi sono spogliati della loro concretezza che consente all’interno di una relazione il riconoscimento-auto-riconoscimento che spontaneamente portano al consolidarsi di amori, amicizie e relazioni politiche.

Senza la definizione si è solo nuda vita esposta al potere; l’individuo rinuncia a conoscersi per inseguire il variopinto mondo delle sollecitazioni-emozioni. Con l’eliminazione della definizione non vi è più relazione dialettica, ma resta solo l’inquietudine della fluidità: ciò si dona all’orizzonte percettivo e relazionale è solo un niente già in trasformazione sempre sull’orlo dell’abisso di scomparire nel gioco delle forme.

L’atomistica delle solitudini vaganti ha la sua ragione sovrastrutturale nella crisi e nel timor panico della definizione nel libertario occidente. La definizione dell’altro non implica l’incasellamente in ruoli e rigidità sociali, ma permette di orientarsi nella progettualità relazionale. Il vecchio Socrate ci ha insegnato il “che cos’è” senza il quale il discorso e la parola cadono nell’insensato, il “che cos’è” libera dalla violenza del potere e del dominio, in quanto la definizione rispettosa dell’altro contempla il dialogo e la ricerca della sua individualità concreta (universale e particolare); l’altro non è più materia informe, su cui il potere tecnocratico può agire per dargli la forma momentanea di cui il potere necessita. L’intenzionalità alla relazione è reale e razionale solo se l’altro ha una forma.

La definizione è come il cerchio dell’uomo vitruviano, è la difesa dal dominio che vorrebbe penetrare nell’interiorità più profonda per neutralizzarla. L’essere umano senza definizione è senza pelle, è esposto indifeso alle tempeste del dominio.

Per uscire dalla gabbia d’acciaio della fluidità informe dobbiamo avere il coraggio e la forza etica di definire l’umanità nella sua concretizzazione di genere per valutare compiutamente il presente. Le parole di Carla Lonzi devono farci riflettere: l’uguaglianza è rispetto delle differenze. Dalle parole di Carla Lonzi è passato mezzo secolo e l’esperienza degli ultimi decenni deve farci comprendere che definire non è contrapporsi ma confrontarsi per progettare:

“La donna non va definita in rapporto all’uomo. Su questa coscienza si fondano tanto la nostra lotta quanto la nostra libertà. L’uomo non è il modello a cui adeguare il processo della scoperta di sé da parte della donna. Identificare la donna all’uomo significa annullare l’ultima via di liberazione” [1].

Definirsi è un modo per essere più vicini, perché è riconoscersi senza mai dare per scontato l’altro. La definizione filosofica non ingabbia ma libera, la guerra contro la filosofia è battaglia ideologica contro la verità. Sta a noi riprendere il sentiero interrotto delle definizioni condivise e partecipate nella parola che attraversa lo spazio e urta contro le resistenze per riportarci alla verità.

[1] Carla Lonzi, Sputiamo su Hegel, Gammalibri 1982, pag.13


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