Cardiff, 4 luglio 2025, l’attesa è finita

Alle 21.15 il ritorno degli Oasis dopo sedici anni di litigi, insulti e minacce
“Hello, hello… It’s good to be back“…Non poteva che cominciare così, con quel saluto diventato ormai iconico, il ritorno più atteso nella storia recente del rock britannico. Dopo 16 anni di silenzi, accuse e interviste al vetriolo, Liam e Noel Gallagher sono riapparsi insieme, fianco a fianco, mano nella mano, sul palco del Principality Stadium di Cardiff, il tempio del rugby gallese. Una scena che sembrava impossibile e che invece ha preso vita sotto il tetto chiuso dell’arena gallese, trasformata per una sera in cattedrale del britpop. Gli Oasis sono tornati.
Alle 21:15 in punto – orario italiano – il sipario si è alzato tra le urla dei 74mila presenti, mentre le prime note di “Hello” facevano tremare il luogo sacro della palla ovale. Liam al centro, camminata da frontman consumato, occhiali scuri, giubbotto e sguardo sfidante. Noel alla sua sinistra, chitarra imbracciata, sorriso trattenuto ma reale. Il boato della folla ha sovrastato ogni dubbio: il passato è passato. Per ora. Dopo l’apertura fulminante, il secondo brano è stato “Acquiesce“, simbolico come pochi: “We need each other, we believe in one another”. A cantarla, insieme, i fratelli che per anni si sono ignorati, insultati, evitati. Un gesto, più che una canzone. Una dichiarazione d’intenti.
Il tour, composto da 41 date che attraverseranno Regno Unito, Irlanda, USA, Giappone, Australia e Brasile, parte da qui, in mezzo al ricordo degli anni Novanta e a un pubblico diviso tra lacrime e cori. In molti indossano magliette vintage, cappelli da pescatore in perfetto stile Gallagher, alcuni persino arrivati in barca lungo il fiume Taff, pur di ascoltare da fuori quello che non sono riusciti a vedere dentro. La scaletta è una cavalcata nella memoria: “Some Might Say”, “Morning Glory”, “Cigarettes & Alcohol”, “Roll With It”, “Fade Away”. La voce di Liam graffia e vibra, mentre Noel alterna chitarra e voce, con le sue ballate dolci e nostalgiche come “Talk Tonight e Half the World Away“. Quando parte “Little by Little“, è come se il tempo si fosse fermato a vent’anni fa. Il palco è affollato: oltre ai Gallagher, c’è Paul ‘Bonehead’ Arthurs, membro fondatore, e i fedeli Gem Archer e Andy Bell, colonne dell’ultima formazione Oasis. Alla batteria Joey Waronker, ex REM, mentre ai cori c’è Jess Greenfield, che accompagna Noel nei suoi High Flying Birds.
Durante una pausa, Liam prende il microfono: “Vi state divertendo? Vale le 40mila sterline che avete pagato per essere qui?”. Ironia tagliente sulla polemica che ha travolto la vendita dei biglietti, con prezzi schizzati alle stelle per via dell’algoritmo di Ticketmaster. Un problema che non ha però fermato l’assalto dei fan: oltre 900.000 biglietti bruciati in pochi giorni. Tra una battuta e l’altra, lo spettacolo va avanti: “Stand By Me”, “D’You Know What I Mean?”, “Cast No Shadow” con un Noel in forma vocale impeccabile. E poi “Slide Away”, “Whatever”, fino a “Live Forever”, dedicata a Diogo Jota, calciatore del Liverpool scomparso pochi giorni fa in un incidente. Il momento più toccante della serata.
Dopo “Rock ’n’ Roll Star”, sembrava tutto finito. Ma è solo il bis. Tornano e scatenano l’apoteosi con “The Masterplan”, “Don’t Look Back in Anger”, “Wonderwall” e, per chiudere, “Champagne Supernova“. Un inno. Nessuno canta da solo. Né sul palco né sugli spalti. Alle 23:45, i fratelli Gallagher si guardano. Non parlano. Si stringono in un mezzo abbraccio. I telefoni sono tutti alzati, ma il momento – quello vero – resta negli occhi di chi c’era. Cardiff è stata solo la prima tappa. Ma sarà ricordata come quella in cui due fratelli si sono ritrovati, e una band è rinata dalle proprie ceneri. Non sappiamo quanto durerà questa tregua. Ma per una notte, almeno una, gli Oasis sono tornati. E sembravano non essere mai andati via.
Articolo pubblicato su: Thewalkoffame.it
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