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Caratura costituzionale e statutaria dei partiti

Al sorgere della repubblica costituzionale i partiti svolsero l’efficace ruolo strategico di sedi d’iniziazione alla vita democratica, ma ora - a cosa servono?

di Gaetano Sgalambro - venerdì 10 aprile 2020 - 2017 letture

Al sorgere della repubblica costituzionale i partiti svolsero l’efficace ruolo strategico di sedi d’iniziazione alla vita democratica, compresa la conquista del potere, e quello di promotori della rinascita del paese. Per questo importante ruolo, da allora e fino ai nostri giorni, sono stati celebrati quali monumenti storici della democrazia e dello Stato e, come tali, sono stati considerati compiuti e intoccabili, piuttosto che pilastri da manutenere puntualmente.

Con il crescere, man mano, della complessità delle problematiche del paese che si sono trovati a dovere affrontare, questa storica (e patriottica) accezione di lettura del loro profilo (art. 49) si dimostrerà inadeguata alla bisogna, mentre si disvelerà lentamente il lato oscuro del ruolo che stavano intessendo entro il sistema democratico.

qualunquemente01_300px La loro perseveranza nell’auto-mantenersi in questo profilo assoluto, cioè decontestualizzato dalla sinergia con l’insieme degli altri valori costituzionali, li ha allontanati dal perseguire la propria vera finalità. Infatti, è andata in atrofia da inoperosità il loro ruolo primario di promuovere l’attuazione legislativa dei suddetti valori, mentre è rimasto in piena salute il secondo: la conquista del potere. L’atrofia di detto ruolo, in particolare, ha fatto sì che restassero nell’assoluta indeterminatezza legislativa sia la “determinazione della politica nazionale” sia la sottintesa, ma imprescindibile, volontà dei cittadini di perseguirla al meglio. Di fatto sono stati disconosciuti i due principi portanti (la concretezza dei programmi politici e la validazione elettorale dei cittadini) di ogni iniziale dialettica democratica (art.49).

È d’uso generale nella nostrana arena politica (altrimenti difficilmente definibile) decontestualizzare un qualsiasi grave problema, amministrativo o costituzionale o programmatico che sia, solo per farne un più efficace scudo di difesa o un’ arma d’offesa elettorale (altro non conta!).

Inoltre, è una delle tante tecniche impiegate ogni qual volta (e le volte sono tante) occorra sorvolare l’ostacolo della coerenza costituzionale e destrutturare la pesante responsabilità di crisi, paradossalmente definite "croniche" proprio per il loro inarrestabile crescendo. Vedi, una per tutte, quella economica.

Passando all’analisi degli statuti dei partiti si rileva che sono dotati di uno striminzito oggetto sociale: pochi articoli di adesione ad alcuni valori civili e sociali, riferiti più alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, che alla Costituzione. Lo statuto del PD, in più degli altri, fa riferimento a un Codice Etico, rigorosamente interno, ed a un Manifesto dei Valori, puramente declaratorio. Laddove il rispetto dell’etica costituzionale è totalmente assente in ogni oggetto statutario.

Parimenti assente è il dovere di studiare per tempo e con le migliori risorse culturali del momento gli adeguati progetti di risanamento strutturale e di crescita economica del paese, pianificabili nel quinquennio di legislatura venturo e validabili in sede elettorale.

Ne è prova il fatto che nessun partito italiano ha mai presentato un tale progetto sistemico. Pertanto gli elettori hanno sempre dovuto conferire un mandato in bianco al politico, in uno con il suo partito.

Alla lunga ne è derivata una dissolvenza democratica del loro reciproco rapporto. Nello stesso tempo c’è toccato assistere a continui e estemporanei dibattiti fra i partiti, che di diffrangono in mille schegge, tanto roventi quanto inconsistenti, per giungere ogni volta a fugaci soluzioni tampone delle gravi crisi del paese.

Ma, se i partiti non hanno come oggetto statutario il perseguimento legislativo dei fini della Costituzione e fra questi, per prima, quelli concernenti il benessere della collettività; se non si sono costruiti una visione sistemica dei gravi bisogni del paese e di come poterli soddisfare con i mezzi e nei tempi dovuti; a quale altro scopo può servire la loro accanita ricerca del potere politico? Se non a gestire il patrimonio economico dello Stato? Sono queste le domande che vorrei porre ai loro iscritti, guardandoli negli occhi.



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