Canone Rai: ritorno al passato

Solidarietà all’Anpi – Sono 20 i giornalisti uccisi in Ucraìna – Protesta al Tg russo e assunta a giornale tedesco – Male la vendita di libri

di Adriano Todaro - mercoledì 20 aprile 2022 - 4121 letture

GUERRA: 20 I GIORNALISTI UCCISI ‒ Sono almeno 20 i giornalisti uccisi da quando, il 24 febbraio scorso, la Russia ha invaso la Ucraìna. Lo ha denunciato sul suo canale Telegram l’Unione nazionale dei giornalisti dell’Ucraina, puntualizzando – riporta la Bbc ripresa da Adnkronos – che si tratta delle vittime confermate dall’ufficio del procuratore generale.

GIORNALISTA RUSSA PASSA A DIE WELT ‒ Aveva interrotto la diretta del TG russo per protestare contro l’invasione in Ucraìna. Ora, Marina Ovsyannikova, è stata assunta come corrispondente dalla Die Welt. Lo annuncia lo stesso editore, Alex Springer, il famoso magnate della stampa tedesca con posizioni destrorse. La giornalista si era licenziata e aveva rifiutato la possibilità di fuggire in Francia definendosi una patriota. Come riporta l’ANSA, ora la casa editrice di Die Welt le ha offerto un contratto da collaboratrice fissa. «Come giornalista, considero mio dovere difendere la libertà», ha commentato così l’assunzione Ovsiannikova. Non mancano tuttavia le polemiche. Alcuni giornalisti hanno sottolineato che Ovsyannikova non ha mai rischiato la vita nella Russia di Putin, al contrario di altri colleghi (come la celebre giornalista indipendente Farida Rustamova). Altri la accusano di essere stata a lungo organica alla Russia di Putin e ne contestano l’assunzione. Per molto tempo, Marina Ovsyannikova ha in effetti lavorato per Canale Uno, emittente televisiva vicinissima al governo. Ma dopo l’inizio del conflitto, ha raccontato di recente su RaiTre, «avevo comunque deciso che mi sarei licenziata, perché i miei punti di vista non corrispondevano alla linea editoriale. Volevo protestare in piazza ma vedevo che la gente non riusciva a tirare fuori i cartelloni perché li arrestavano subito».

CANONE RAI: RITORNO AL PASSATO ‒ Dal 2023 il canone Rai non sarà più incluso nella bolletta elettrica. Era dal 2017 che il canone di abbonamento alla televisione pubblica veniva rateizzato nella bolletta elettrica. Il provvedimento fu adottato dal governo Renzi con lo scopo di combattere l’evasione. L’importo, va sottolineato, venne ridotto in maniera progressiva da 113,5 a 90 euro. Non va dimenticato, infatti, che sul finire dello scorso anno la Commissione europea aveva posto la separazione dalla bolletta come condizione fondamentale per ricevere i fondi del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza. In pratica, avevano sottolineato che non si può chiedere obbligatoriamente ai fornitori di energia di riscuotere oneri non legati al proprio settore di mercato, così come non si può chiedere ai consumatori di pagare nella stessa bolletta un costo legato a un servizio diverso. Grande preoccupazione per lo scorporo che potrebbe influire su un possibile aumento dell’evasione del canone è stata espressa dall’esecutivo dell’Usigrai, l’Unione sindacale giornalisti della Rai, che in una nota ha evidenziato come esista «forte preoccupazione per la decisione del governo di non procedere, dal 2023, all’incasso del canone Rai attraverso la bolletta della luce. Il canone italiano, è il più basso in Europa, così come il numero di giornalisti in organico, in proporzione alle ore di trasmissioni autoprodotte». Se così fosse ‒ rimarca il sindacato ‒ «a essere in pericolo sarà il servizio pubblico, già negli anni gravato dal prelievo forzoso di 150 milioni (su cui pende un ricorso straordinario al presidente della Repubblica), un buco di bilancio – giova ricordarlo – che dovette essere ripianato collocando in borsa il 33% delle azioni Rai Way».

FLESSIONE VENDITA LIBRI ‒ L’editoria italiana cosiddetta “varia”, cioè romanzi e saggi venduti nelle librerie fisiche e online e nella grande distribuzione, nei soli primi tre mesi del 2022 ha avuto una flessione del 3,7% a valore e del 2,3% a numero di copie rispetto ai primi tre mesi del 2021, che avevano registrato un andamento particolarmente positivo. Secondo l’associazione degli editori (Aie), le vendite a prezzo di copertina nelle prime dodici settimane sono state pari, infatti, a 364,7 milioni di euro, le copie vendute 24,332 milioni (si sono persi a valore 14 milioni di euro e 575mila copie vendute rispetto al 2021).

SOLIDARIETÀ ALL’ANPI ‒ Una serie di associazioni del mondo giornalistico (Rete Nobavaglio, Articolo 21, Libera informazione, Libertà e giustizia e Move on) hanno scritto un documento in difesa dell’Associazione nazionale partigiani, in questi giorni al centro di forti polemiche. «Accusare l’Anpi e i suoi iscritti di essere ‘filo-putiniani’ ‒ scrivono le associazioni ‒ è infondato, inaccettabile e rappresenta un ingiustificabile attacco verso un’associazione che della riconquista e della difesa della democrazia ha fatto la ragione della sua esistenza. La storia e il presente dell’Associazione parlano chiaro. Si possono avere posizioni e pareri differenti dall’Anpi. Ma un conto è il diritto sano di critica e la dialettica democratica che nessuno vuole mettere in discussione o far tacere. Altra cosa sono la sistematica denigrazione, la calunnia e linciaggio, anche mediatico contro l’Anpi, i suoi dirigenti e i suoi iscritti con modalità incivili. Attacchi simili nelle ultime settimane hanno colpito anche intellettuali e giornalisti colpevoli di cercare di fare approfondimenti su questo terribile e disumano conflitto». Dopo una serie di considerazioni, così conclude il documento: «L’Anpi, e anche noi della Rete Nobavaglio, di Articolo 21 e di Libera Informazione, così come tante realtà del mondo cattolico, del volontariato e del terzo settore, crediamo nel ruolo di pacificazione che dovrebbe essere svolto dalla diplomazia internazionale, dalla Ue, dall’Onu e dal nostro Paese. La necessità di perseguire le strade della diplomazia, richiamata con forza dall’Anpi, prescinde dalle diverse letture sul confitto e dalla solidarietà alla popolazione ucraina. Dare voce e far sentire le ragioni della pace è fondamentale per quanti credono in un dialogo costruttivo per un futuro di pace tra i popoli e in un mondo migliore, a partire da chi, nella stessa Russia di Putin, oggi va incontro ad arresti e vessazioni per essersi opposto a questo conflitto».


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