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Buon Compleanno Emergency

Il 15 maggio 1994 nasceva Emergency. Girodivite festeggia l’evento con le parole del suo fondatore Gino Strada.

di Piero Buscemi - giovedì 15 maggio 2014 - 3478 letture

Quando si pensa ai venti anni di un’associazione indipendente, nata per offrire cure medico-chirurgiche gratuite e di elevata qualità alle vittime delle guerre, delle mine antiuomo e della povertà, non c’è molto da dire. Si rischierebbe di dire una parola in più. O una in meno. Non rimane altro che pronunciare la più scontata, ma anche la più adatta alla circostanza: grazie!

Girodivite si unisce a questo momento emozionante della storia della medicina italiana, quella di cui dovremmo essere tutti fieri e orgogliosi, quella che la Costituzione considera un diritto inalienabile del cittadino e che, purtroppo, si è resa spesso protagonista di pagine di cronaca nera. Ma sopratutto, quella che dovrebbe essere gratuita ed efficiente per tutti.

Lasciamo volentieri la parola a Gino Strada, attraverso il suo editoriale pubblicato sul numero 70 di marzo 2014 della rivista che viene inviata gratuitamente ai suoi associati.

1994, nasce Emergency di Gino Strada

E’ iniziato tutto 20 anni fa. Le immagini che ci arrivavano erano terribili: persone massacrate, villaggi distrutti, il terrore dei machete. Era il genocidio in Ruanda. Con altri medici e infermieri, eravamo stati in alcune delle guerre peggiori del pianeta.

A guardarla da un ospedale, come noi avevamo fatto per qualche anno, si capisce velocemente cosa è la guerra: sapevamo che - al di là dei luoghi diversi, di ragioni o torti presunti - l’unica verità della guerra sono morti, feriti e gente che soffre.

Non tolleravamo di rimanere nelle nostre case ad assistere a quello che stava succedendo, impotenti: non lo eravamo. Certo non potevamo fermare la guerra, ma sapevamo di poter fare qualcosa per le vittime. Sapevamo, soprattutto, che non volevamo girarci dall’altra parte.

Il 18 luglio 1994 siamo partiti per Kigali con la nostra esperienza, il sostegno degli amici che avevano voluto credere in questa impresa e 12 milioni di lire. E abbiamo cambiato le nostre vite, per sempre.

Mentre scrivo oggi, 20 anni dopo, ci troviamo in prima linea in un’altra guerra africana. In Centrafrica è in corso una carneficina. Un milione di sfollati su 5 milioni di abitanti, migliaia di feriti, non si contano i morti.

Questa volta immagini ne arrivano poche: dall’inizio dalla guerra, nel marzo dello scorso anno, in Centrafrica è arrivato un solo inviato italiano. Forse tra qualche anno qualcuno si commuoverà, leggendone sui libri di storia, ma ora non interessa a nessuno.

Sono passati vent’anni e siamo tornati al punto di partenza. Non è servito a niente? Non è così. In questi anni siamo stati a fianco delle vittime, senza fare differenze, e ci siamo opposti alla guerra e alla sua logica di sopraffazione. Abbiamo costruito ospedali e centri sanitari, e abbiamo combattuto perché chiunque avesse diritto a essere curato.

In giro per il mondo, per 6 milioni di persone, la nostra E rossa significa cure di alto livello e gratuite, e un letto pulito quando ne hanno avuto bisogno. Per qualcuno significa essere ancora vivo, invece di non esserlo.

Missione dopo missione, progetto dopo progetto, è aumentato il numero delle persone che hanno scelto di sostenere il nostro lavoro, qualcuno con una donazione, qualcun altro con il proprio tempo. Perché l’hanno fatto?

Perché hanno avuto fiducia in quello che facevamo, ma soprattutto perché hanno deciso di non voltarsi dall’altra parte davanti alla sofferenza di altri esseri umani.

Sono il sostegno e l’impegno di migliaia di persone che ci hanno permesso di scrivere questa storia. Questi vent’anni sono stati una straordinaria esperienza di medicina e di umanità. Sono stati EMERGENCY.

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