Bramini vs. Brahmani: da che parte stare?

La vicenda dell’imprenditore brianzolo Bramini e la latitanza silenziosa del Pd locale sulla vicenda.
La scorsa settimana si è conclusa dolorosamente la vicenda di un piccolo imprenditore monzese che, pur essendo creditore dai diversi comuni e province italiane insolventi una cifra di circa 4 milioni di euro, si è visto sottrarre la villa in cui abitava e metterla all’asta da un curatore fallimentare. A niente sono valse le vigorose proteste del MoVimento 5 Stelle e della Lega, anche nelle persone dei suoi massimi dirigenti.
Ci sono diversi aspetti della vicenda, veramente discutibili, che hanno fatto sollevare le proteste di molta gente che ha manifestato in maniera civile e che cercheremo di riassumere:
1) Il trionfo della burocrazia che si nasconde dietro regole e norme che di giustizia hanno ben poco;
2) giustizia vorrebbe che i giudici dessero una mano a recuperare i crediti dovuti, tanto più se questi fossero originati da amministrazioni pubbliche, che invece trascurano tranquillamente le leggi che in tutta Europa le costringono a pagare i debiti in tempi brevi, permettendo così a molti piccoli imprenditori di poter sopravvivere salvando posti di lavoro;
3) giustizia vorrebbe che anche nei grandi fallimenti (Cirio, Parmalat, Olivetti) fosse adottato lo stesso criterio e fossero sequestrate le grandi ville e palazzi in cui i colpevoli continuano a vivere, avendole intestate fittiziamente a prestanome o società off shore, che in inglese fa molto più fine, ma che sempre di una truffa si tratta;
4) giustizia vorrebbe che anche i grandi banchieri, i ’’capitani coraggiosi’’ e altro ciarpame cresciuto all’ombra della politica pagasse per le malefatte compiute, oltretutto pagate con stipendi da bramini, cioè la casta dominante in India ed evidentemente anche in Italia.
Per uno scherzo della sorte le due nazioni condividono anche i colori della bandiere nazionali, oltre che la suddivisione più o meno esplicita in caste alla Marchese del Grillo di sordiana memoria, il tutto applicato al plurale: "Noi siamo noi e voi... non siete un ca...". Ma torniamo alla vicenda dell’imprenditore del quartiere Sant’Albino di Monza. Nei giorni seguenti, davanti all’edicola del quartiere, leggendo la ’’civetta’’ di un quotidiano che ebbe per anni una valenza nazionale e ci ha dato alcuni dei migliori giornalisti, si è potuto leggere: ’’Bramini arruolato da Di Maio’’, lasciando furbescamente intendere che l’imprenditore e il dirigente pentastellato ci avessero un po’ speculato sulla vicenda.
C’è da augurarsi che sia vero e che Bramini possa portare in Regione, o in Parlamento, la sua vicenda e non faccia come decine di operatori nelle sue stesse condizioni, che sono giunti a soluzioni drastiche, o hanno accettato che le loro ditte, i loro averi o le loro case siano state messe all’asta per cifre miserrime, sollevando molto dubbi sulle screditate vendite giudiziarie.
Da alcuni giorni è notizia d’apertura su tutte le TV e giornali l’arresto di 23 persone, molte del Monzese, che facevano affari nella compravendita di immobili in gran parte provenienti da fallimenti. A volte il caso! Ultimo commento di un cittadino, raccolto per strada: ’’Hai visto che non si è presentato nessuno del PD monzese alla manifestazione?’’. Commento amaro: ’’Forse non sanno che il quartiere di Sant’Albino sia nel comune di Monza!’’.
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