Biviere: una vicenda che ritorna
Ogni tanto rinfrescare la memoria aiuta a ricordare che un tratto della storia politica ed economica della città è passata da quello stagno malarico bonificato.
La redazione di Girodivite ha fatto bene a pubblicare l’interessante saggio del prof. Uccio Barone sul Biviere di Lentini. Ogni tanto rinfrescare la memoria aiuta a ricordare che un tratto della storia politica ed economica della città è passata da quello stagno malarico bonificato.
Una storia che è uscita quasi sempre dai confini della città per gli interessi che muoveva e gli scontri che provocava. Non c’è stato governo dall’inizio del secolo passato e del nuovo che non hanno avuto sulle loro scrivanie le carte del Biviere come del resto l’ amministrazione locale e il Consorzio di Bonifica. In particolare al Consorzio andrebbe la maglia nera per l’opacità della conduzione e gli interessi che ha tutelato dal periodo del fascismo all’evvento della Repubblica.
Significativo è il rapporto di Sebastiano Consiglio per conto dell’Alto commissario per la Sicilia del 1946 , il quale rilevava gli esiti impietosi della bonifica integrale del comprensorio dove più acuto,come scrive Barone, era stato lo scontro tra blocco agrario e tecnocrazia riformista. Anche se inizialmente il progetto del prosciugamento voluto dal barone Beneventano e dai Borghese con il sostegno di Mussolini era riuscito a prevalere, ma non completato dopo aver speso malamente ben 35 milioni, sul piano elettroirriguo di Omodeo.
C’è voluto l’evento della Repubblica per il completamento della bonifica entro il 1952 e successivamente per la costruzione dell’invaso artificiale che seguiva in alcune linee il piano Omodeo. È stato un percorso lungo, accidentato, pieno d’insidie e di conflitti per l’alta posta in gioco per mettere le mani sui finanziamenti del prosciugamento e delle terre bonificate nella delusione generale di chi sperava in qualche lavoro o pezzo di terra da coltivare. Ci sono volute le lotte per la conquista della terra con l’esproprio dei terreni, indennizzati, per avviare le trasformazioni. Ma non è finita in quanto ci sono voluti altri anni per vedere realizzato l’immenso specchio d’acqua che brilla in lontananza dal costo di oltre 1000 miliardi di vecchie lire per la costruzione dell’anello e degli adduttori che portano l’acqua all’invaso.
- L’invaso del Biviere - foto dell’aprile 2015 - by Girodivite
Anche se nel tempo sono mutati i fabbisogni idrici della zona industriale per i processi di ristrutturazione nel settore della chimica e nell’agrumeto per gli abbandoni. L’acqua c’è e potrebbe anche servire per altre attività che andrebbero promosse per la valorizzazione dell’intera area di grande pregio ambientale e faunistico.
Però alcune domande per chiudere questa breve riflessione sono necessarie.
La prima: quanto è costata l’intera operazione? Un lago di soldi oltre 1000 miliardi di vecchie lire. 50 milioni per il prosciugamento, rapporto Consiglio e scandali annessi, gli indenizzi per gli espropri delle terre ai contadini, mi mancano i dati, e circa 1000 miliardi di cui 800 per l’invaso e gli adduttori, 40 per gli espropri dei terreni con alcune strisce che da seminativi si trasformavano in fiorenti alberi da frutta dalla sera alla mattina, 150 per la rete irrigua sotto Francofonte non ancora completata per un provvedimento della DDA nei confronti dell’impresa costruttrice. Bisogna notare che gli stessi terreni tra i costi della bonifica, quelli per gli espropri della riforma agraria e per la realizzazione dell’invaso sono stati pagati oltre tre volte.
La seconda: tutto è andato bene? Non direi. Il commercio della terra ricca di humus dello sbancamento e la “svista” per il mancato esproprio nell’area di protezione del Lago della casina sulla montagnola e di un’altra poco visibile da sguardi indiscreti.
Terza e ultima domanda: è un’opera utile? Direi di no, se dovesse restare così senza l’impiego della risorsa idrica e la valorizzazione dell’intera area. Altrimenti rimarrà una distesa d’acqua illuminata dai raggi solari e di notte quando si accendono le luci.
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