Bevitrice a giorni alterni
Un racconto di Daniela Rindi per Anonima Scrittori e Openhouse. Alle 6.30 sveglia. Un cerchio alla testa mi strizza il cervello, secondo la qualità della sostanza alcolica ingurgitata la sera prima. Terribile emicrania e fatico a superare i sensi di colpa...
Alle 6.30 sveglia. Un cerchio alla testa mi strizza il cervello, secondo la qualità della sostanza alcolica ingurgitata la sera prima. Terribile emicrania e fatico a superare i sensi di colpa. Stentatamente mi avvicino ai letti delle bambine e cerco di controllare la mia angoscia, cantando “ trallalero è lunedì!”. Ci vestiamo, mentre mio marito dorme ignorandoci. Colazione, panini merenda, pranzo.
Commissioni nella mattinata: spesa, dottore, lavanderia, comune, banca. Alle 13.30 uscita della piccola, la grande alle 14.00. Grande dispendio di mezz’ore, che riesco a investire leggendo. Pranzo. Meglio una pasta, sugo già pronto.
Compiti, posso servirmi di un doposcuola. Il marito, oltre a dormire, lavora con diligenza. A Cesare quel che è di Cesare. Poi danza o ginnastica, orari diversi e giornate diverse. Mi sento un taxi, utile e motivato, ma sempre un taxi. Gli unici commenti nell’abitacolo sono ingiurie e rivendicazioni. Ringrazio.
Intanto sono puntuali alle lezioni. Generalmente finisco col chiudere la saracinesca dell’ultimo discount. Torniamo a casa, il marito, inutilizzabile sul. divano. Ci tocca la solita minestra. Segnalare a questo punto, come il rintocco del Big Ben, l’ora della buona notte. Sfamati gli orchi, messi a letto, non mi resta che sedermi sul divano. Non ho più fame, preferisco l’alcolico intossicante, per quanto sia una salutista e abbia sulle spalle vent’anni di yoga.
Non serve a un cazzo. Ogni sera, a giorni alterni, la bottiglia mi consacra a buona bevitrice, non ancora alcolista, solo perché mantengo il ritmo.
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