Berlusconi, la forza della democrazia
Con l’atto coraggioso dei giudici di Milano oggi viene riaffermata quella indipendenza della magistratura senza la quale non può esserci democrazia.
di
Antonio Carollo
- lunedì 21 febbraio 2011
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Il rinvio a giudizio del presidente del consiglio Silvio Berlusconi per concussione e prostituzione minorile mi richiama alla mente la figura di Ehud Olmert, ex premier di Israele, che al momento di dimettersi dalla carica per difendersi in tribunale dall’accusa di corruzione, frode, evasione fiscale e abuso d’ufficio, fece una dichiarazione che in qualche modo gli fece onore; disse di essere orgoglioso di un paese che ha la forza di sottoporre a processo il suo primo ministro. Tra parentesi aggiungo che lo avrei visto volentieri anche al Tribunale Internazionale dellAia nella veste di imputato di delitti contro l’umanità per la carneficina di trecentocinquanta bambini, e di un altro migliaio di adulti inermi, perpetrata nella cosiddetta guerra di Gaza.
Non mi aspetto minimamente, è ovvio, che Berlusconi faccia una dichiarazione di questo genere. In tanti anni abbiamo imparato a conoscerlo. Però da cittadino mi viene da fare una riflessione, a parte la considerazione della siderale distanza che separa la concezione del potere e della democrazia di Berlusconi da quella di Olmert. Penso alla sostanziale tenuta, nella presente (quasi) emergenza democratica, del principio di legalità e delle garanzie disegnati dalla Costituzione. Di fronte ad un potere politico debordante, che dell’esecutivo e del legislativo tende a fare un unicum, che prova ad addomesticare anche l’ordine giudiziario, può dirsi che con l’atto coraggioso dei giudici di Milano oggi viene riaffermata quella indipendenza della magistratura senza la quale non può esserci democrazia. Penso anche alla Presidenza della Repubblica e alla Corte Costituzionale che con la loro imparziale fermezza impediscono ogni confusione. Di tutto questo noi cittadini dobbiamo essere orgogliosi, aldilà della vicenda di un Berlusconi così insofferente a qualsiasi limite al suo potere politico e mediatico.
L’altro giorno ho espresso tutta l’amarezza d’essere costretto a celebrare l’Unità d’Italia dopo centocinquant’anni di storia nel complesso per niente esaltante. Non credo di avere esagerato. Il fatto di oggi, il fatto di un presidente del consiglio sottoposto ad un processo per presunti reati comuni, mi fa però riconoscere qualche aspetto positivo di questa nostra tribolata storia: sul piedistallo metto la Resistenza, De Gasperi, la Carta Costituzionale, Carta che chiaramente afferma appunto l’uguaglianza di tutti i cittadini dinnanzi alla legge.
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