Avinu Malkeinu

A renderla nota in tutto il mondo ci ha poi pensato Barbra Streisand inserendone la sua struggente versione nell’album Higher Ground del 1997.
Avinu Malkeinu (più o meno corrispondente al nostro Padre Nostro) è una preghiera ebraica solitamente recitata durante le solennità di Rosh haShanah (Capodanno) e dello Yom Kippur (giorno di espiazione per il ravvedimento dei peccati commessi), così come nei dieci giorni penitenziali che intercorrono tra l’una e l’altra solennità.
Nella tradizione ashkenazita è recitato in tutti i giorni di digiuno, invece nella tradizione sefardita si recita solo nei dieci giorni penitenziali fino allo Yom Kippur e nel giorno del digiuno di Godolia (a ricordo dell’uccisione del governatore Gedaliah avvenuta nel 586 a.C.).
Queste sono le prime parole, oltre che il nome, di una parte solenne della liturgia ebrea tradizionale che si recita, oltre che come penitenza, anche come continuazione di un altro importante rito, quello dell’Amidà. Max Janowski, compositore polacco di musica rituale ebraica, traendo spunto dalla preghiera tradizionale oralmente tramandata, ne ha composto una nuova versione, anch’essa molto utilizzata in alcune solennità.
A renderla nota in tutto il mondo ci ha poi pensato Barbra Streisand inserendone la sua struggente versione nell’album Higher Ground del 1997. La nota cantante americana, non nuova a performances in lingua israeliana (già si era cimentata in Haktivah, l’inno israeliano, a conclusione nel 1978 dello “Stars Salute Israel Show”, al cospetto di Golda Meir video-collegata con la quale poi dialogherà amabilmente) ha così aggiunto una sua interpretazione di Avinu Malkeinu a quelle di Svetlana Portnyansky, Ella, Yossi Azulay, Alexandrina Chelu, Sabrina Shalom e altri ancora.
Il testo così recita: “Nostro padre, nostro re, ascolta la nostra preghiera, abbiamo peccato contro di te, abbi compassione di noi e dei nostri figli, aiutaci a porre fine alla pestilenza, guerra e carestia perché tutto l’odio e l’oppressione spariranno dalla terra. Iscrivici nel Libro della Vita. Che il nuovo anno sia un anno buono per noi”.
”Avinu malkeinu sh’ma kolenu Avinu malkeinu chatanu l’faneycha Avinu malkeinu alkenu chamol aleynu V’al olaleynu v’tapenu Avinu malkeinu Kaleh dever v’cherev v’raav mealeynu Avinu malkeinu kalehchol tsar Umastin mealeynu Avinu malkeinu Avinu malkeinu Kotvenu b’sefer chayim tovim Avinu malkeinu chadesh aleynu Chadesh a leynu shanah tovah Sh’ma kolenu Sh’ma kolenu Sh’ma kolenu Avinu malkeinu Avinu malkeinu Chadesh a leynu Shanah tovah Avinu malkeinu Sh’ma kolenu Sh’ma kolenu Sh’ma kolenu Sh’ma kolenu”
Secondo la tesi del rabbino David Ben Israel dell’associazione Esh Hatorà questa preghiera è da considerarsi in stretta relazione con il Padre Nostro cristiano. La sottile differenza sta che il Padre Nostro che gli ebrei recitano in Sinagoga sta in più stretta relazione con Dio ed è semplicemente un riflesso della metaforica condizione di Dio come Padre. Il giudaismo tradizionale, non accetta infatti la condizione messianica di Gesù di Nazareth e la rivelazione di Dio ai popoli prescinde dalla dimostrazione dei miracoli che sarebbero stati fatti da Gesù. Buon Capodanno 5773: che lo shofar annunci Rosh haShanah!
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