Artigiano di immagini

Un omaggio a Parigi, ai suoi mitici personaggi, alle sue atmosfere.

di Antonio Carollo - martedì 20 dicembre 2011 - 1773 letture

Su "Midnight in Paris" di Woody Allen. Sono uscito dal cinema con uno stato d’animo in bilico, tra insoddisfazione e gradimento. La trama del film è leggerina, come del resto è d’obligo per Woody Allen. S’avvicina molto a quella di certi filmini romantici degli anni Quaranta-Cinquanta. Più che una trama è un pretesto. Woody non pensa minimamente al capolavoro, vuol fare un omaggio a Parigi, ai suoi mitici personaggi, alle sue atmosfere; sfruttare il fascino inattaccabile di una città che sta nei sogni di mezzo mondo. Non c’è Parigi senza Belle Epoque, Cèzanne, Degas, Monet, Renoir, Toulouse- Lautrec, e senza gli anni ’20 degli scrittori americani emigrati Hemingway, Fitzgerald, Dos Passos, Cummings, G. Stein. Le epoche , gli ambienti, gli artisti, gli scrittori che da sempre affascinano il nostro regista. Le sue intenzioni sono subito chiare alle prime inquadrature dedicate alle più belle vedute di Parigi, piazze, monumenti, lungosenna, tetti, torri. Poi la storiellina prende forma per immergersi ripetutamente nelle splendide sequenze del sogno ad occhi aperti del protagonista-alter ego che si ritrova a vivere la favola bella della Parigi di fine Ottocento e della prima metà del Novecento. Qui ogni inquadratura è un’opera di raffinata bellezza. Il film non ha altre ambizioni. Non è un lavoro alla Bergman che disseziona pensieri e sentimenti o s’interroga sul senso, o non senso, della vita. Woody Allen a modo suo in splendidi film ha fatto anche questo. Adesso è tempo di rilassarsi, di andare dietro ad antichi desideri, ai suoi innamoramenti, mantenendo ritmo e interesse alla sua giornata di artigiano di immagini.


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