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Aprile

In Aprile Moretti mette da parte il suo egocentrismo per mostrarci il suo lato più umano, l’occasione del resto era ghiotta, si diventa papà solo una volta.

di Fabrizio Cirnigliaro - mercoledì 5 agosto 2009 - 2037 letture

Aprile è un film del 1998 diretto da Nanni Moretti. Si tratta di un “Mockumentary”, un finto documentario: l’interprete principale è lo stesso Nanni Moretti. Nel cast ci sono anche il figlio, la moglie, la mamma, Daniele Lucchetti, amico e collaboratore del regista romano oltre a Silvio Orlando. Tutti interpretano se stessi.

Il film inizia con un Telegiornale condotto da Emilio fede nel1994, precisamente la sera del 28 Marzo, quando Berlusconi vinse per la prima volta le elezioni politiche in Italia. Fede mette subito in chiaro che da quel momento Silvio Berlusconi sarà un Leader Politico, e non più un editore. Moretti intuisce che quella sera qualcosa in Italia sta succedendo, e che mai più nulla sarà come prima, reagisce fumando la prima canna della sua vita. Passano gli anni e si arriva al 1996. E’ di nuovo tempo di elezioni, Nanni Moretti sta per diventare padre, ha dei progetti per un film musicale ambientato negli anni ‘50, ma interrompe le riprese il primo giorno di lavoro. Secondo lui è un dovere raccontare questo momento politico italiano, e decide di farlo girando un documentario.

Il primo affondo è verso la stampa, i giornalisti che non fanno il loro lavoro, i rotocalchi tutti uguali. Moretti farà un collage con ritagli di diversi quotidiani, formando “un unico grande giornale”, un lenzuolo con cui si avvolgerà tutto. Buonanotte Stampa. La campagna elettorale entra nel vivo e Moretti ci regala una scena cult. Berlusconi è ospite di Porta a Porta e sta parlando di Giustizia, in studio c’è D’Alema, che non reagisce alle parole del Cavaliere. Moretti non capisce l’atteggiamento del leader della sinistra, non riesce a capire come possa rimanere impassibile e silenzioso. Lo incita da casa “D’Alema, dì una cosa di sinistra. Dì una cosa anche non di sinistra, di civiltà... D’Alema, dì una cosa, dì qualcosa, reagisci...”

Il racconto della campagna elettorale si alterna all’ansia con cui il regista romano sta vivendo la lunga attesa che porta alla paternità. La forma della pancia a punta con cui si prospetta l’arrivo di un figlio maschio, la scelta del nome, con l’esclusione di “Giovanni” perché in Italia per legge non si può chiamare il proprio un bambino con il nome del padre, il ripasso “teorico” delle varie fasi del travaglio, che termina con l’ultima fase, la più dolorosa, in cui il padre dovrà dare coraggio alla futura madre. “ A me chi farà coraggio…nessuno…..?” Moretti padre è divertente è commovente allo stresso tempo. Divertente quando danzerà col figlio “Sono un ragazzo fortunato” o quando spiegherà al piccolo che dovrà abituarsi a due prese “Quella salda della madre, e quella angosciata del padre”. Emozionante quando subito dopo il parto passeggia per il lungo Tevere. Il sottofondo musicale ci fa ritornare in mente gli attimi in cui anche noi abbiamo attraversato quel momento per la prima volta.

Nove mesi sono lunghi e la gioia che si prova tenendo in braccio per le prime volte il proprio figlio è talmente forte da farti girare la testa. Hai bisogno di distaccarti da tutto, di immergerti nel silenzio totale per capire cosa sta accadendo nella tua vita. Le elezioni si concluderanno con la vittoria del centro sinistra. Mentre gli italiani festeggiano la vittoria elettorale come si celebra solo la vittoria dei mondiali, Moretti, con la sua inseparabile vespa, partecipa al carosello delle auto festeggiando la nascita del figlio, urlando al vento il peso del suo primogenito, 4 chili e 200 grammi! Il figlio cresce, inizia a gattonare, nel frattempo la Lega annuncia la nascita della repubblica Padana, e il consenso di questo partito inizia a crescere.

Il regista sceglie di concludere la pellicola in Puglia, riprendendo lo sbarco di un barcone di albanesi. Pochi giorni prima erano morti in 60 cercando di raggiungere la costa italiana. Moretti denuncia l’assenza dei dirigenti della sinistra italiana, assenza politica ma soprattutto umana. Questo film non è fra i più apprezzati della filmografia di Moretti, nonostante molte scene siano diventate dei Cult.

Moretti per una volta sveste i panni dell’intellettuale di sinistra mostrandosi come l’uomo qualunque, l’uomo della strada, evitando di cadere nel banale, riuscendo a risultare simpatico anche a coloro che solitamente storcevano il naso quando vedevano un suo film. Il tema della paternità è stato trattato molte volte nel cinema, in Aprile Moretti però riesce a toccare le giuste corde. Mette da parte il suo egocentrismo per mostrarci il suo lato più umano, l’occasione del resto era ghiotta (unica, irripetibile!), si diventa papà solo una volta. Auguri Carlo

‘Sì, sta benissimo il bambino, Silvia sta bene, io sto bene soprattutto. Sono fiero di me, non sono svenuto.’

Un capitolo del mio documentario sull’Italia è dedicato al giornalismo. Comincio subito a tagliare e ritagliare, incollare e cucire, e mi accorgo che i giornali sono uguali. E soprattutto usano e si scambiano sempre gli stessi giornalisti. C’è quello che scrive di politica su un quotidiano, di cinema su un settimanale di sinistra e di letteratura su un mensile di destra. C’è quell’altro che scrive contemporaneamente sul "Corriere della Sera", su un settimanale femminile e su un mensile delle Ferrovie dello Stato. E naturalmente vignette e satira politica ovunque. Perché la satira non ha padroni, quindi sta bene sotto ogni padrone. Insomma, un unico grande giornale.


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