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Approvati decreto semplificazioni e nomine Autorità anticorruzione

Libera: "I due provvedimenti approvati rischiano di far compiere passi indietro su trasparenza e partecipazione, prevenzione antimafia e anticorruzione."

di Redazione - mercoledì 30 settembre 2020 - 2346 letture

L’approvazione in via definitiva del decreto semplificazioni alla Camera dei deputati e la delibera del Consiglio dei Ministri sulla nomina del Presidente e dei componenti dell’Autorità Nazionale AntiCorruzione (ANAC), dopo aver acquisito il parere favorevole delle Commissioni parlamentari competenti, rischiano di far compiere passi indietro su trasparenza e partecipazione, prevenzione antimafia e anticorruzione.

Affidamenti senza gara, super-commissari, grandi opere, revisione delle procedure di valutazione d’impatto ambientale, consumo di suolo, deroghe alle procedure di dibattito pubblico, riforma del danno erariale e abuso d’ufficio, semplificazione e accelerazione del sistema delle verifiche antimafia: la versione definitiva del “decreto semplificazioni”, convertito in legge in via definitiva ieri alla Camera, purtroppo conferma gran parte delle riserve e delle preoccupazioni già espresse sul potenziale criminogeno di alcune sue disposizioni.

Fino al 31 dicembre 2021 – nuovo termine approvato all’unanimità dalle forze politiche ed è facile profezia la prospettiva di ulteriori proroghe future – la pubblica amministrazione sarà vincolata ad operare in una condizione di emergenza permanente nella gestione degli investimenti pubblici. La cristallizzazione dell’emergenza si traduce, infatti, nell’attribuzione di poteri straordinari ai responsabili delle stazioni appaltanti in tutti quegli affidamenti di lavori, forniture e servizi, che servano a far fronte alla crisi sanitaria ed economica. In gran parte inascoltati sono stati gli allarmi e le proposte del Procuratore nazionale antimafia, del Presidente della Corte dei Conti e del Presidente facente funzioni dell’Autorità nazionale anticorruzione, durante le loro audizioni nelle commissioni parlamentari.

Il decreto-semplificazione punta al condivisibile obiettivo di sbloccare i cantieri e sburocratizzare il Paese, favorendo l’auspicata ripresa post pandemia, ma non fornisce una risposta adeguata ai pericoli concreti a cui si va incontro con la deregulation nella gestione degli appalti e delle risorse finanziarie. Mafie, corruzione, criminalità economica e ambientale sanno sfruttare l’allentarsi delle regole, in nome di una legittima urgenza.

Poche le modifiche migliorative nell’iter di conversione del decreto in legge, tra cui alcuni passi in avanti su pubblicazione delle informazioni e rotazione nelle procedure negoziate, l’aggiornamento professionale dei responsabili unici del procedimento, il maggiore coinvolgimento delle organizzazioni sindacali e la previsione della congruità dell’incidenza della manodopera come elemento aggiuntivo al documento unico per la regolarità contributiva. Ma tanti altri sarebbero potuti essere i correttivi per migliorare le procedure e renderle più veloci ma anche partecipate ed efficaci per tutelare lavoro, ambiente e salute, estendendo tutele e diritti.

Inoltre, in più occasioni e da più parti era stato chiesto di evitare gli effetti negativi della legge cosidetta “sblocca cantieri”, con l’espressa richiesta della sua abrogazione, di rafforzare e qualificare le Centrali uniche di committenza elevandone le competenze tecniche, di ridurre il numero delle stazioni appaltanti.

Insieme alle richieste di rafforzamento dell’Autorità nazionale anticorruzione, di cui ribadiamo la centralità del ruolo di indirizzo nelle politiche per la prevenzione della corruzione, che per essere efficaci richiedono un lungimirante investimento nella cultura dell’integrità e della trasparenza. Invece le nomine deliberate in via definitiva ieri dal Consiglio dei Ministri e avvenute con forte ritardo sembrano non favorire l’auspicato consolidamento dell’Autorità. Come già evidenziato in occasione dell’avvio della procedura di rinnovo, si è persa l’occasione di generare un percorso partecipato e trasparente nella selezione del Presidente e dei suoi componenti, coerentemente con i principi di autonomia e indipendenza, presupposti indispensabili previsti nella Convenzione delle Nazioni Unite e nella legge italiana di ratifica. Invece i loro profili e curricula non sono stati oggetto di alcun preventivo scrutinio pubblico, salvo l’acquisizione del parere formale in brevissimo tempo delle Commissioni parlamentari competenti.

Auspichiamo, pertanto, il rinnovato impegno per un’Autorità credibile e incisiva, accompagnato da una corrispondente attenzione dei decisori politici alla centralità delle politiche anticorruzione, oggi più che mai cruciale per il nostro Paese, stretto tra evidenze di un diffuso malaffare e la drammatica crisi economica e sociale indotta dall’emergenza sanitaria.


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