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Antonio Russo e Giovanni Spampinato

Una lunga striscia di sangue che ha provato a fermare negli anni il diritto di cronaca e la libertà di stampa

di Adriano Todaro - mercoledì 15 ottobre 2025 - 679 letture

Sono 30 i giornalisti italiani che, nel corso degli anni, sono stati assassinati a causa del loro lavoro. Assassinati perché volevano sapere, volevano raccontare. Sono morti in guerra o contro il potere criminale mafioso. Ammazzati perché raccontavano le malefatte del potere. Ogni mese parleremo di questi giornalisti, racconteremo – brevemente – la loro vita e come sono morti. Leggendo queste note – riprese da Ossigeno per l’informazione – il lettore si renderà conto che non erano Rambo, ma persone come noi. Che avevano però capito che giornalismo significa cercare la verità, significa non farsi irretire dal potere qualunque esso sia. Significa stare sempre dalla parte del torto. Iniziamo con ottobre. In questo mese, nei vari anni, sono stati uccisi due giornalisti. Il mese dove si è ucciso di più è stato a gennaio e a maggio (7 giornalisti ciascuno). Luglio e dicembre sono i mesi che, nel corso degli anni, non sono stati assassinati giornalisti italiani.

OTTOBRE (Antonio Russo – Giovanni Spampinato)

ANTONIO RUSSO – Francavilla al Mare (Chieti) 3 giugno 1960 / Tblisi, Georgia 16 ottobre 2000

CHI ERA

– Dal 1995 lavorava per Radio Radicale . Cronista freelance, aveva avuto esperienze in Algeria, Burundi, Rwanda, Colombia, Ucraina. Per Radio Radicale fu l’unico giornalista occidentale presente in Kosovo fino al 31 marzo 1999. Ci rimase per documentare la pulizia etnica contro gli albanesi kosovari.

COME È MORTO

- Antonio Russo è morto la notte tra il 15 e il 16 ottobre 2000 in Georgia, dove si trovava come inviato di Radio Radicale per testimoniare la guerra in Cecenia. Aveva 40 anni. Il suo corpo senza vita fu scoperto ai bordi di una strada di campagna a 25 chilometri da Tbilisi. Ha il torace sfondato. Il materiale che aveva con sé – videocassette, articoli, appunti – non venne ritrovato (almeno ufficialmente). Anche il suo alloggio a Tbilisi fu trovato svaligiato (senza che fossero stati toccati gli oggetti di valore). Le circostanze della morte non sono mai state chiarite. Ai funerali svoltisi a Francavilla a Mare, sua città natale, la madre ha detto: « La sola cosa che mi consola è che è stata una morte coerente con la sua vita ».

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GIOVANNI SPAMPINATO – Ragusa 6 novembre 1946 – Ragusa 27 ottobre 1972

CHI ERA

- Cronista brillante e scrupoloso Giovanni Spampinato, corrispondente da Ragusa del quotidiano l’Ora di Palermo e del l’Unità, aveva svolto inchieste a Ragusa, Siracusa e Catania sulle sospette attività di neofascisti locali. Il 25 febbraio 1972 a Ragusa fu assassinato il costruttore Angelo Tumino, delitto di cui Spampinato si occupò fin dall’inizio finendo sulle tracce di Roberto Campria, un collezionista d’armi figlio dell’allora presidente del tribunale cittadino. Nei mesi seguenti Campria, protestandosi vittima di assurdi sospetti, cercò di farsi scagionare dal giornalista. Ma Giovanni Spampinato continuò a scrivere di atipicità del delitto Tumino, traffici di materiale archeologico, armi e droga, presenze di mafiosi e di superlatitanti.

L’omicidio Tumino si verificò proprio nei giorni in cui Spampinato rivelava la presenza a Ragusa di Stefano Delle Chiaie (all’epoca ricercato per le bombe del 12 dicembre 1969 all’Altare della Patria) e di altri noti fascisti romani legati a Junio Valerio Borghese, che nel dicembre del 1970 aveva tentato un colpo di Stato. ​

COME È MORTO

– Quando viene ucciso ha solo 26 anni. La sera del 27 ottobre Campria attirò in periferia Spampinato, e lo uccise a revolverate. Subito dopo si costituì dicendo di avere agito in un impeto d’ira perché ingiustamente accusato da Spampinato in diversi articoli. L’omicida venne condannato a 14 anni di reclusione, ma ne scontò solo 8, in manicomio giudiziario. Il tesserino di pubblicista gli fu assegnato dall’Ordine dei Giornalisti solo dopo la sua morte.

"Storie tratte da Ossigeno per l’informazione"


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