Ancora tu. Non mi sorprendi lo sai. Ma non dovevamo vederci più?

Quando le hanno chiesto “perché vede sempre il buco nella ciambella?” ha risposto: “perché c’è un buco nella ciambella!”
Gigino emerse da sottoterra su un palco meccanico. Sorrideva con indosso la maglia azzurra numero 10 del Napoli, quella di Maradona che gli arrivava quasi alle ginocchia. “Ciao a tutti. Grazie di essere venuti. Spero vi divertiate. L’Italia è il posto che conosco e amo di più e provo nei suoi confronti un attaccamento viscerale.” Rimase fermo e aspettò che si spegnesse l’entusiasmo.
Mariano immobile si rivolse a lui: “Eccolo il giovane coglione spocchioso che si crede più intelligente di me, solo perché nato trenta o quarant’anni dopo.” “Trentanove prego, sono nato il sei luglio dell’86 e non mi hai fatto nemmeno gli auguri. La stupidità perché mai dovrebbe dipendere dall’età? Hai la memoria corta e ti sei già dimenticato che ho impresso alla storia cambiamenti decisivi. Per te mi sono esposto sul piano mediatico e sto correndo dei rischi enormi. Tento di ribaltare lo schema delle alleanze. Da capo dell’esecutivo non puoi rifiutarti di ascoltare la voce del dissenso. La comunità internazionale si deve rendere conto che la realtà dei fatti è molto diversa dal progetto inizialmente sostenuto.” I suoi sospiri trasmettevano stanchezza e noia. Gli si formò un nodo in gola e all’improvviso, senza motivo, provò angoscia.
Gli occhi gli si inumidirono. Articolare le parole gli costava fatica. “Ci siamo schierati nel fronte dei chierici favorevoli alla presa delle armi. Tra noi due non c’è mai stata una contrapposizione frontale, ma solo superficiali diversità sul piano tattico, legate alle nostre diverse sensibilità.”
Mariano fece spallucce: “sei solo un intrattenitore, come Boris, un pagliaccio che vuole divertire la gente.” Imbracciò il fucile e pensò: sparo o non sparo? … “scusa potresti andare avanti di qualche metro?” Nell’aria si levò fumo e polvere.
Mariano tirò fuori gli occhialoni da motociclista per proteggersi gli occhi dal fumo denso e pungente. I pensieri gli turbinavano confusi, senza senso, nella mente. Si accovacciò e trovò un mattone massiccio che strinse in mano. Numerose indiscrezioni insinuano che corro il serio rischio di essere rimosso: devo difendermi. Giuseppi ha lanciato una sfida temeraria e tenta l’azzardo della denuncia. Essere ritenuto il tirapiedi di don Mariano lo irrita e lo fa infuriare. Lo implorano di rinviare la riunione ma lui non ne vuole sapere. Ha intuito che non è un buon affare, non ne ha di fatto né direzione né controllo. Da parte mia ho operato per sanare il dissidio e ristabilire un clima di reciproca fiducia che si era incrinato. “Diffida di chi è solitario. La solitudine è pericolosa e inutile.” Ci vuole moltissima cautela e il tono non può essere quello di una richiesta imperativa. “Voglio rendere chiaro il fermo proposito del governo italiano di rivendicare una piena libertà d’azione.” Con la penna in mano ripensò ai mesi trascorsi e sentì un forte rammarico.
Anche se di animo tormentato e fragile, dal carattere scomodo, nelle stanze del potere dice che si sa muovere con abilità. Da uomo del dialogo è convinto che nessuno va abbandonato e lasciato a se stesso. Un terribile chiacchierone, dalla voce alta e stridula, che infarcisce i discorsi con tutta una serie di commenti ironici; ha deciso di torturarmi a tutti i costi. Dice che la ricchezza è di pochi e negli ultimi anni è aumentata in modo travolgente.
Batté i pugni sul tavolo e alzò la voce per redarguirlo. Lo aveva contrariato e manifestò tutto il suo disappunto. Parla più per rincrescimento che per rabbia. Anche se geniale è pur sempre un agitatore: ho fatto una serie di gesti concilianti e mi sono impegnato a proteggerlo e garantirgli un posto di riguardo internazionale. Ho esaltato l’opera da lui compiuta la nostra amicizia, ma sono sconfortato e irritato per i recenti attriti, anche se alla fine abbiamo stretto un fatidico accordo. È la sua crescente arroganza che comincia a preoccuparmi. Come rilanciare la democrazia politica e garantire la continuità dello Stato, evitando che a governare ritorni il gruppo di corrotti e mafiosi del partito sportivo?
Si ritrovò da solo con bicchieri di vino sempre più grandi. Gli parlò davanti a una grande carta murale dell’Europa. Non possiamo continuare a sopportare le provocazioni di Ursula che danneggiano il nostro prestigio. Adesso s’è messa in testa che chiunque bestemmi contro Dio, la Chiesa e la buona creanza va punito come durante l’Ancien Régime e bisogna lavargli la bocca col sapone e se ricade nel vizio tagliargli la lingua o cucirgli le labbra.
In ogni battaglia politica la sfida è di non assomigliare al proprio nemico. Quando le hanno chiesto “perché vede sempre il buco nella ciambella?” ha risposto: “perché c’è un buco nella ciambella!” e ordinato di riportare la notizia che lei è in buona salute. Ancora una volta si dimostra terribilmente provinciale, un’eterna minorenne. Non si erano mai incontrati prima e non si erano mai rivolti la parola, ma in comune avevano molto. “Come te la passi? Che ti devo dire. Tutto è in tutto.”
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