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Ancora nient’altro da aggiungere

Recensione del libro "Pappagalli verdi" cronache di un chirurgo guerra, di Gino Strada fondatore dell’associazione umanitaria Emergency.

di Serena Maiorana - mercoledì 12 gennaio 2005 - 5460 letture

"Pappagalli Verdi", di Gino Strada, edito da Feltrinelli (Universale Economica), 6,00 euro (circa).

Chissà perché da quando faccio recensioni scelgo spesso dei libri dei quali, alla fine, resta poco da dire. Dei libri che dicono di amore e (sempre più spesso) di sofferenza. Perché anche se certi libri sembrano diversi a volte raccontano storie di qualcuno che, ad un certo punto, soffre. Ed allora ti viene in mente che non ci sia molto da aggiungere. Mai o quasi mai.

Poi però ci sono quei libri che sono veri, e dei quali vale la pena parlare sempre. Quei libri che parlano di guerra, ad esempio. Quei libri che la affrontano dal di dentro, movendosi per lenire le ferite. Per lenire quella sofferenza che non è solo nel libro stavolta.

“Pappagalli verdi” è uno di quei libri, scritto da un uomo che la sofferenza piuttosto che scriverla preferisce combatterla. E che solo per combatterla ancora più forte decide di scriverla. Questo libro diviene così l’ennesimo tentativo di un uomo di rendere cronaca l’indicibile, narrando ciò che realmente comprensibile non è.

Perché ancora le guerre non sono finite, non lo sono affatto. Ancora l’uomo dissemina il mondo di morte. Poi la morte vince l’uomo. Per primi muoiono i bambini, poi le donne, gli anziani, gli uomini comuni. Si chiamano civili. Non indossano divise, non hanno scelto di combattere né tanto meno di morire. Eppure muoiono, ed in tanti.

Più del 90% delle vittime in ogni conflitto sono civili. Accanto a loro i feriti, i moribondi, i mutilati e gli affamati. Tutte persone cui l’ultima chance di salvezza e di riscatto dalla disperazione viene offerta solo dalle associazioni umanitarie, in particolare da quelle non governative. Emergency è una di loro, un’associazione fondata proprio da Gino Strada (chirurgo di guerra) e composta da medici, paramedici e volontari, per la tutela del diritto alla salute ed alla sopravvivenza anche nei luoghi martoriati dalle guerre.

Questo libro diviene così testimonianza del lavoro di tanti uomini che hanno fatto la scelta “giusta”. Uomini che meritano appoggio, sostegno, o perlomeno ascolto. Ecco perché questo libro, pur non essendo un capolavoro della letteratura, merita di essere letto più di tanti capolavori. Perché pochi libri sono quanto questo una vivida testimonianza dell’orrore e dell’ingiusto. E non si può aver coscienza dell’ingiustizia né tanto meno combatterla se non la si conosce.

Quindi per favore, se non l’avete già fatto leggete, consigliate, regalate e prestate questo libro. Forse può sembrare poco, ma non è mai poco passare del tempo ad ascoltare il pianto di qualcuno che soffre. O comunque è già qualcosa. Ed ora davvero non trovo altro da aggiungere.


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