Ancora fuoco su Marzamemi
Ettari di sterpaglia e canneti che ardono ininterrottamente per cinque ore. Le lingue di fuoco che lambiscono il centro abitato. E tanta paura
Non si può descrivere, con la giusta attenzione e il dovuto stato d’animo, il calore ed il terrore che un incendio, per quanto contenuto, possa suscitare in chi sta vivendo questa terribile esperienza. E’ una situazione che si può solo immaginare, guardando le immagini televisive che, in questo periodo dell’anno, riempiono i telegiornali.
Senti un’intensa vampata venirti incontro, come se la temperatura esterna si alzasse bruscamente di dieci gradi. Rimani immobile e confuso, con i muscoli pietrificati dal panico e dall’aria sempre più, irrespirabile. Quando poi, le sirene delle autocisterne dei vigili del fuoco invadono quei minuti di smarrimento collettivo, provi la sensazione di un incubo che sta per finire e l’illusione di non averlo vissuto mai.
Sono le sensazioni che, probabilmente, hanno accomunato i villeggianti di Marzamemi, piccolo borgo a sud di Siracusa, in una apparente tranquilla domenica di fine estate. Come quella di ieri. Uguale alle altre, che hanno fatto di questo piccolo centro marinaro, una delle attrazioni siciliane più frequentate, in questa bizzarra estate dal suo clima, ormai imprevedibile.
Erano le 14/14,30 di ieri pomeriggio, quando in località Mazzotta situata in prossimità di Viale Lido ed usata come ampia area di parcheggio, un incendio di notevoli dimensioni, sostenuto da un forte vento, ha mandato in cenere diversi ettari di canneto che lambiscono il centro abitato. Nonostante l’intervento tempestivo delle unità dei vigili del fuoco di Noto, con l’ausilio delle autocisterne del comune di Pachino, sono dovuti intervenire il Canadair della Protezione Civile e l’elicottero S64 dell’Aeronautica Militare per completare l’opera di spegnimento, conclusasi intorno alle 20.
Le riflessioni di rito su questi eventi disastrosi di natura dolosa, frequenti nella nostra isola, non sono più sufficienti per provare ad arginare un fenomeno che ogni anno, distrugge ettari di bosco di natura certamente più nobile di quanto andato in fumo ieri a Marzamemi. L’errore forse, sta proprio nel sottovalutare gli episodi secondari che, sebbene abbiano spaventato i residenti che per ore hanno visto le loro case invase da residui bruciacchiati trasportati dal vento, non hanno creato dei danni tangibili.
Approfondendo l’argomento con gli addetti della Protezione civile sono emersi elementi di discussione che, in parte, possono contribuire a descrivere meglio il fenomeno. Appare evidente che l’incuria della amministrazioni locali è una delle prime cause del propagarsi di incendi di natura, più o meno, dolosa. L’area di parcheggio Mazzotta già la vigilia di Ferragosto, era stata protagonista di un altro caso simile, che aveva mandato in fumo due auto parcheggiate e danneggiandone almeno altre tre. In quell’occasione, nessuno si preoccupò della rimanente distesa di canneti che avrebbero potuto costituire un pericolo nell’immediato futuro. Come si è visto, l’incuria e la sufficienza dimostrata nel gestire la sicurezza cittadina, ha apportato altri problemi soltanto due settimane dopo.
Gli stessi vigili del fuoco hanno sottolineato l’importanza di un’azione preventiva, che se fosse stata messa in atto, in virtù delle esperienze precedenti (i residenti ci hanno raccontato che questi episodi si ripetono annualmente e diverse volte nella stessa stagione estiva), avrebbe impedito il ripetersi dell’evento. Forse sarebbe bastato il controllo dello sviluppo spontaneo dei canneti, che superano abbondantemente i due metri nella loro massima crescita, monitorare le discariche abusive che, imprudentemente vengono stipate di materiale plastico e forse, inasprire le pene per i piromani sparsi nel territorio che, in casi di danni indiretti a cose e persone, commettono senza alcun dubbio reati paragonabili all’omicidio volontario, condizione che innalzerebbe la condanna dai 10 anni massimi previsti dal codice penale a un minimo di 21.
Se consideriamo l’entrata in vigore dell’indulto emanato dal Governo Prodi, tenendo conto che i 10 anni dell’attuale normativa costituiscono la pena massima, le condanne medie sotto i 3 anni, risulterebbero nella maggior parte dei casi conciliabili con l’applicazione di questa forma di “sanatoria”. Le conseguenze della mancata applicazione di queste elementari norme di prevenzione, sono fin troppo evidenti per aggiungere altre considerazioni.
Chiudiamo soltanto con una esortazione: in caso di incendio chiamate immediatamente il numero telefonico 1515 e non esitate a farlo pensando che qualcun altro l’abbia già fatto. Gli amici della Protezione civile ci hanno riferito che in caso di linea occupata, è sufficiente dirottare la chiamata al 113 della Polizia che provvederà ad informare il Pronto intervento.
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