Ambiente in Rosa
C’è chi ne ha fatto un lavoro, parliamo di ingegneri ambientali, chi sono cosa fanno
C’è chi ne ha fatto un lavoro, parliamo di ingegneri ambientali, chi sono cosa fanno
Da bambini si rimane più o meno affascinati dall’ecologia. A scuola ci facevano leggere articoli inquietanti sui rischi legati all’inquinamento - ricordate le antologie?- e scoprivamo quanto bello poteva essere un mondo dove le cose si facevano in maniera ecologica. E si sognava, almeno molti lo facevano, il momento in cui avremmo potuto dire basta allo sporco petrolio e andare avanti a solare, eolico idrogeno e quant’altro. O stoppare industrie inquinanti, possedute dal solito industriale senza scrupoli. Poi si cresce e si capisce che la realtà non è così in bianco e in nero come vorremmo che fosse.
Il problema è che qualche ciminiera dovrà pur fumare se vogliamo produrre o stare caldi. Quindi, ad esempio, dire stop (senza dire niente altro) alle tante “novità” in arrivo qua e là per la Penisola - è un non senso. Ma chi dovrebbe mettere becco in queste cose? I politici, gli industriali, i gruppi ambientalisti o comitati scientifici non si sa quanto indipendenti? Sempre più, tra tanti altri, se ne occupano gli ingegneri, una figura ben presente nel nostro immaginario cui si sono abbarbicate tutta una serie di proliferazioni specialistiche. Ma chi è e cosa fa un ingegnere ambientale? Grazie ad una preparazione interdisciplinare, ha o dovrebbe avere, una visione di insieme che coniuga le conoscenza tipiche dell’ingegneria civile con quelle necessarie per analizzare e risolvere le problematiche ambientali e territoriali, progettando le opere e gli interventi richiesti dall’interazione tra l’uomo e l’ambiente che lo circonda. Detto in parole povere prova a rendere sostenibili le nostre attività e le nostre costruzioni, a non permettere che inquinino l’ambiente oltre un certo limite solitamente fissato da leggi europee.
Leggi ottenute naturalmente dopo che colossali panel di scienziati, istituti, lobby e parlamentari si sono incontrati e scontrati innumerevoli volte. Chi riesce a muoversi in questa intricata matassa legislativa e a coniugarla con le conoscenze necessarie a gestire per esempio processi di bonifica ambientale o di valutazioni di impatto, bene quello è un ingegnere ambientale. Magari proprio quello che ha scritto in una relazione tecnica che il sito vicino casa vostra è il più indicato per un deposito di scorie nucleari o solo – accidenti - per una discarica.
Già, a ben pensare gli ingegneri ambientali sono giusto al centro fra una mentalità vecchia che politici anglofili chiamano nimby (not in my backyard, non nel mio giardino) e una più possibilista chiamata pimby (please in my backyard, praticamente, sì venga pure, ma vediamo un attimo). Se siete sostanzialmente d’accordo con quest’ottica allora è molto probabile che vediate di buon occhio un ingegnere ambientale. Proprio per questo siamo andati a trovarne uno, anzi ne abbiamo trovati circa una dozzina che lavorano assieme, in ECO-logica, una società di ingegneria e consulenza ambientale formata all’80% da donne. In questa impresa lavorano anche architetti, Patrizia Milano ad esempio è uno dei componenti del consiglio di amministrazione, ma anche dottori forestali, geologi e una serie di altre figure professionali.
A capo di questa società - quasi tutta al femminile - c’è l’ing. Antonella Lomoro che con l’arch. Patrizia Milano e l’ing. Michela Inversi le hanno dato vita nel 2003. Eco-logica, sito web www.eco-logicasrl.it, ha sede a Bari e con un team di 12 professionisti, ha messo a punto in tre anni 93 progetti con gli obiettivi più disparati ma come vedremo con un unico intento. Dall’Ecoflower - la dichiarazione ambientale di prodotto per i fiori di Terlizzi - al SIAM, un modello di area industriale sostenibile testato su una zona industriale realmente esistente. Ma anche la valutazione di impatto ambientale di un gasdotto e il recupero ambientale di una strada ridotta a malpartito, non solo dalla mancanza di manutenzione, ma anche dalla mancanza di coscienza ecologica da parte dei cittadini. Quelli che in pratica non sognavano durante le lezioni di ecologia o a cui non sono mai state fatte.
All’ing. Lomoro chiediamo come è nata questa propensione ad occuparsi di tematiche ambientali. Puro spirito imprenditoriale, solo un caso o una autentica passione per l’ambiente?
Della risposta sono certa: “autentica passione per l’ambiente”! Se a questo è seguito uno slancio imprenditoriale o altro, lo valuteremo in seguito. L’unica certezza è che tutti noi formiamo un gruppo compatto e appassionato, appassionato per l’ambiente e per il lavoro. Pensiamo a idee e proposte, il cui obiettivo è fornire strumenti utili per l’applicazione dei principi della sostenibilità, migliorare l’ambiente in cui viviamo e preservare i delicati equilibri degli ecosistemi.
C’è stato qualche momento in cui ha pensato di aver fatto una cosa importante non solo per la sua impresa, ma anche per la collettività?
Il punto di partenza di ciò che progettiamo, che è alla base delle nostre scelte, è cercare la condivisione degli stakeholder (portatori di interessi) e di tutta la collettività. Cerchiamo di fornire servizi per il miglioramento della qualità dell’ambiente nelle aree urbane, nella aree industriali e cerchiamo di ridurre l’impatto ambientale delle attività produttive e di nuove opere. Credo che tutti nel nostro piccolo dovremmo fornire un contributo alla collettività, con qualsiasi mezzo a propria disposizione, dall’evitare un uso della macchina inopportuno, a pianificare un piano della mobilità che renda più vivibile la città, per fare un esempio. Sì, credo che il nostro gruppo di lavoro faccia spesso cose importanti per la collettività, e continui a farlo ogni qual volta si realizza un progetto per l’ambiente o si cerca di promuovere una maggiore responsabilità ambientale. Con tante gocce si fa un oceano…purché queste non evaporino in fretta.
La legislazione europea in materia ambientale è fatta con intenzioni serie o spesso si mettono ambientalmente fuori gioco alcune imprese o settori per favorirne altri? Quanto è innocente insomma o è una illusione sperare che lo sia?
La legislazione europea in materia ambientale è fatta con ottime intenzioni, peccato però che in Italia è filtrata e a volte “interpretata”. I veri ostacoli sono gli interessi privati e pubblici di pochi e non della collettività, ancora meno dell’ambiente. Questo ha portato negli ultimi tempi all’emanazione di leggi ambientali nazionali, in modo troppo frettoloso, che contengono numerose difformità ed inadempienze rispetto alle norme comunitarie, creando numerosi danni per le imprese, i cittadini, e l’ambiente.
- Ci sono 0 contributi al forum. - Policy sui Forum -