Ambiente e Salute: alcune considerazioni sull’incenerimento dei rifiuti
Bruciare i rifiuti: una scelta non più praticabile.La costruzione dei 4 inceneritori in Sicilia per il trattamento della parte residua della raccolta differenziata dei rifiuti si inserisce nel dibattito nazionale...
La costruzione dei 4 inceneritori in Sicilia per il trattamento della parte residua della raccolta differenziata dei rifiuti si inserisce nel dibattito nazionale e sovranazionale più ampio tra chi ritiene di poter termovalorizzare come combustibile i rifiuti e chi, ritenendo l’incenerimento pericoloso per la salute a breve e a largo raggio delle popolazioni esposte (in quanto produttore di particolato contenente metalli pesanti e diossine), richiama anche alla necessità di ridurre le emissioni di CO2 per la salvaguardia del clima. Difatti, incamminarsi verso questa apparentemente risolutiva soluzione (sbarazzarsi dei rifiuti e contemoporaneamente produrre energia bruciandoli ad alte temperature) può riservare pericoli e danni irreversibili per l’ambiente e la salute umana.
Microbiologi, chimici e medici dalle università e dagli istituti di ricerca nazionali ed internazionali, così come gli esperti degli studi sul clima, stanno rilevando da tempo pesanti cambiamenti che coinvolgono l’infinitesimo piccolo e il macroscopico grande caleidoscopio della vita sulla terra: le attività antropiche stanno da tempo pesantemente gravando sui delicati equilibri ecosistemici ed inoltre la nostra "impronta ecologica" frutto di uno sviluppo non più sostenibile, tende ad essere adottata dai paesi del mondo che ci assumono come modello.
Lo sviluppo delle società occidentali e le modalità tecnologiche supportarte dalla scienza nell’ambito di necessità produttive, hanno sotto questa nuova luce una grande responsabilità. Forse è giunto il momento di lanciare un grande segnale, nuovi approcci scientifici ed economici, affinchè questo secolo sia teatro di nuovo laboratorio e accetti di entrare in una logica sapiente, una sfida al cambiamento verso il nuovo concetto di decrescita.
Non si tratta di rinunciare a elementi di benessere anzi, raffinarne la capacità distributiva, in modo "leggero", abbandonando la logica delle macro-strutture per rielaborare processi di organizzazioni locali a circuiti chusi e concentrici. Il concetto di autosufficenza, di maggior "indipendenza energetica", rappresenterebbe uno degli anelli della catena forieri di miglior efficenza delle produzioni, dei consumi e sopratutto degli scarti.
Risparmio energetico, riutilizzo, conservazione, efficenza nei consumi, riduzioni alla fonte dei possibili scarti e sopratutto evitare di produrre tutto ciò che sappiamo essere certamente cancerogeno e mutageno rientra nei protocolli di Comunità Europea e non solo. (Vedi progetto ROACH, cartello che individua i prodotti da porre presto in divieto alla produzione essendo cancerogeni e mutageni).
In poche parole: vera prevenzione.
Acquistare una marea di prodotti nel nostro mondo Occidentale è diventato sopratutto acquisto di contenitori e pacaging: scoraggiarne la produzione e premiare la riduzione o l’ottimizzazione intelligente è un passo fondamentale; esso rimanda alle aziende una parte preponderante della responsabilità diciamo, a monte.
Produrre una marea di rifiuti è riempire la terra di discariche, fino ad oggi incontrollate e produttrici di percolato (concentrato di veleni per le falde acquifere), in alternativa, non è certo bruciarli la scelta più intelligente.
In attesa che i materiali prodotti siano totalmente riciclabili esistono già sistemi di riciclo efficaci per il 70-80% dei rifiuti, anche se comunque comportano sempre una necessità di uso di energia per la loro riconversione (buona vecchia legge della termodinamica). Ma un conto è produrre da zero, un conto è riciclare: si risparmia comunque tantissima energia di base, fossile ed esauribile. In ogni caso prima di dichiarare la morte definitiva di un contenitore di un prodotto (la piccola bottiglia di plastica) costata tot polimeri (petrolio) e tot energia elettrica (ancora petrolio, carbone o gas), si può sfruttare al meglio per produrre materia cosidetta "seconda" o altri manufatti.
Il consumatore diviene cosciente che il disfarsi di un oggetto è costoso e inutile, prende su di sè la responsabilità della relazione e dell’identità rimandata dall’oggetto stesso. Esso diviene risorsa, risparmio, guadagno e fonte di maggiore benessere (salute, convenienza economica, crescita di attività alternative-posti di lavoro). Un rispetto un pò come una volta era privilegio dell’oggetto artigianale e di chi lo costruiva e della lunga vita dello stesso. In maniera più collettiva forse si può uscire dalla logica del rifiuto (alienante) per entrare in quella del raccolto (appartenente).
Ecco perchè la scelta economicamente provata e vincente è l’educazione all’utenza e il servizio di selezione puntuale e della raccolta porta a porta, efficace e vantaggiosa. Il cittadino diventa anche consumatore più accorto e vive il risparmio del differenziare come un premio a un piccolo gesto che può diventare comoda abitudine, se messo in condizione di farlo.
Differenziare i rifiuti e ricondurli alla propria filiera di appartenenza per il riutilizzo diventa non solo risparmio energetico ma riconoscimento cosciente delle comodità cui negligentemente ci siamo abituati, senso di appartenenza alla collettività, crescita di condivisione del valore, rispetto e civiltà.
Il piano rifiuti in Sicilia prevede un tetto max di differenziata al 40% (....magari), il resto con operazioni a valle di differenziazione meccanica a termovalorizzare (incenerire). Perchè mettere un tetto sì poco ambizioso? Una volta "partito" il servizio, perchè mettere limiti alla crescita di tale percentuale? Si sottende forse un progetto pilotato a bellapposta all’incenerimento?
Il cittadino vede lo sforzo vanificato entrando in una sorta di crisi di interesse. In ogni caso la mancanza atavica di progettualità nella raccolta efficace della differenziata da parte della maggioranza delle amministrazioni siciliane, sta producendo una vera diseducazione del cittadino. Senza contare che le amministrazioni spesso tecnicamente impreparate, salvo pochi esempi pionieristici, e allettate dal denaro che entrerebbe nelle pingui casse. attendono la costruzione degli inceneritori come una panacea. (Siamo oggettivamente cosparsi di monnezza e ne produciamo più della media nazionale).
Alcuni integrati al profitto e all’interesse hanno poi attinto a piene mani (in una situazione di arretratezza culturale e professionale)alla possibilità di accogliere la produzione totale dei rifiuti e se mai raggiungessimo quote di differenziata, all’accoglimento di rifiuti da altrove. Con lauti guadagni.
Alternative: Soltanto separando l’umido (scarti organici) si giungerebbe al 35-38% di quota; separando carta, plastica, vetro, alluminio, acciaio, legno, bianchi (elettrodomestici) e raee (apparecchi elettronici), pile e farmaci ( gli ultimi tre rientranti tra l’altro nella categoria pericolosi), e poi con accordi presso i CNA e le Confcommercio nel ritiro degli oli esausti, copertoni, batterie, vernici e inerti troveremmo pronte le commesse dei Consorzi di filiera CONAI. Con lauti guadagni per le amministrazioni o ATO se funzionassero, e conseguente risparmio per le tasche dei cittadini. In Italia esistono esempi di raccolta differenziata al 75-80%.
Le leggi ci sono, nazionali ed europee, occorrerebbe qualcuno in grado di concertare i progetti o che ne implementasse le volontà politiche. Indichiamo inoltre le ampie indicazioni altamente tecniche del movimento "Rifiuti Zero" attivo in molte parti del mondo, divulgate da Paul Connet ospite a Catania in numerose occasioni. Le tecnologie di bio-ossidazione a freddo consentirebbero di accantonare il poco restante indifferenziato (poliaccoppiati, sporco) in discariche controllate e inertizzate, incapaci cioè di nuocere alla salute.
L’ organico se non raccolto per la produzione di compost di qualità da utilizzare come ammendante in agricoltura rivitalizzante dei terreni con conseguente risparmio di agro-chimica altrimenti è il responsabile: 1) della produzione del micidiale percolato in discarica, 2)della produzione assieme alle plastiche (acqua e clorurati) delle famigerate diossine.
Incenerire è triplicare i problemi: il rifiuto si crea miscelando oggetti tra loro, bruciarli anche ad altissime temperature produce composizioni chimiche nuove e non presenti in natura, i filtri non sono in grado di catturare il "particolato ultrafine"dei metalli pesanti. Esso, essendo più piccolo delle PM 10 e PM 5 arriva a un diametro di PM 0,1 entrando addirittura attraverso il nervo olfattivo direttamente nel cervello, oppure attraverso l’alimentazione, nel circolo sanguigno e raggiungendo ed entrando attraverso la membrana cellulare e direttamente incistandosi nel nucleo delle cellule.
Questo invadente particolato (le nanopolveri o nanoparticelle di cui si parla anche riferendosi al traffico veicolare) si ritiene da recente letteratura mondiale responsabile di mutazioni e origine di malattie quali il morbo di alzheimer, malattie nervose e neurologiche, del polmone e vie respiratorie, del fegato, delle vie riproduttive e nel feto durante la gravidanza: raggiunge tutti gli organi vitali.
Le diossine invece si accumulano nell’organismo, nei nostri grassi, in quelli delle mucche e degli animali da pascolo e da cortile. L’unico momento in cui i mammiferi le cedono è durante il concepimento e la gestazione, momento in cui si "regalano" al nascituro, tout court. E questo non solo per le popolazioni esposte nei territori limitrofi agli inceneritori, viaggiando il particolato per chilometri spinto dai venti.
Senza contare il mix di ceneri di metalli pesanti (1 terzo delle quantità bruciate) che andrebbero in discariche speciali. (sempre per la famosa legge "nulla si crea nulla si distrugge, tutto si trasforma").
Tralasciamo in questa sede riprendendoli più in là gli aspetti (tutti italiani) dei "Certificati verdi" e il sostegno economico dei CIP 6, (vedi campagne e petizioni di Greenpeace) così come quelli di interesse economico di grosse compagnie della vecchia e arretrata capitaneria industriale italiana, e, in Sicilia e al sud in particolare, le collusioni con gli interessi delle Eco-mafie (già al vaglio della Commissione Antimafia).
Per non essere accusati di apocalittiche posizioni riteniamo sia doveroso porre alternative possibili, che richiedono volontà e progettualità e competenze, altrimenti praticabili per il benessere sanitario, economico, etico di tutti.
Per questo riteniamo una precisa responsabilità dei singoli richiedere, pretendere, ottenere una rapida risoluzione di aspetti puramente civici, di gestione minima della cosa pubblica, per salvaguardare la salute e il futuro nostro e del pianeta: pretendiamo la differenziata, no all’incenerimento dei rifiuti!
A partire dai piccoli servizi sotto casa fino alle macrogestioni e ad un più rispettoso modello di consumo e di vita. E per non morire di opulenza nell’ignoranza.
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Interessante, ma intanto? Leggiamo sempre i pareri di quelli del si’ incondizionato in nome del progresso, e di quelli del no incondizionato in nome di sacrosante ragioni ambientali. Ma intanto? Le sue suggestive ipotesi di prevenzione di fatto richiedono decenni (molti) perche’ arrivino a pieno regime. Nel frattempo pastoie burocratiche, contese politiche, malcostume sociale e ignoranza rallentano un processo di acculturazione ambientale fisiologicamente lento. Il tutto va ad aggiungersi ad una palese tendenza verso l’aumento dei consumi (ha presente gli spot pubblicitari, ha sentito i discorsi dei nostri politici, mai sentito parlare di rottamazione, di contributi alle famiglie perche’ possano consumare di piu’ ecc..). Insomma il suo e’ purtroppo un ulteriore contributo alla demagogia. Forse, dico forse, gli inceneritori andrebbero realizzati e poi combattuti con le sue armi. Forse, una volta realizzati, la cultura della prevenzione li renderebbe sempre piu’ inutili fino al giorno felice in cui non sarebbero piu’ necessari, ma intanto... gli inceneritori OGGI servono in maniera proporzionale ai rifiuti che produciamo, inclusi i suoi. Saluti, Paolo Aiello
Carissimo Paolo, il processo è lungo ma bisogna iniziare col piede giusto. In America si smette di costruire inceneritori così come in Europa. Siamo sotto processo alla Corte di Giustizia Europea. Se quì ad Augusta si aggiungesse a ciò che c’è già moriremmo prima di poter costruire alternative che vanno programmate ora, siamo in ritardo pauroso. A voi lo metteranno a Paternò in piena area Simeto. Parlo di applicare PIER e soluzioni tecniche da piani di rifiuti esistenti e da leggi Nazionali (Decreto Ronchi e Nuovo Testo Unico Ambientale) che in Sicilia non vengono applicate.(Gravissimo). Assistiamo rassegnati a illeciti ambientali senza reagire....è pazzesco. Posterò documenti più dettagliati in merito. Per ora le segnalo il comunicato espresso dalla Corte dei Conti qualche ora fa, siamo in attesa delle sentenze della Corte Costituzionale a giorni. Siamo di fronte all’ennesimo scacco in cui la nostra terra viene vessata, la cui dignità alla bellezza del territorio, all’educazione civica e al futuro dei ns figli (negando con la differenziata molti posti di lavoro) vengono vilipese e calpestate anche con illeciti amministrativi. Vogliamo ancora tollerare tutto questo? Essere trattati da cittadini di serie zeta? I miei rifiuti li dividevo in 4 comodi scomparti e avevo un secchiello per l’umido.....per 15 anni. A Vigodarzere in prov. di Padova. Venivano ritirati con un sistema porta a porta, comodissimo. Ho visitato spesso l’impianto di produzione di un ottimo compost di qualità.
In SICILIA a Grammichele (Caltagirone-ATO Kalatambiente) c’è uno dei pochi esempi in controtendenza regionale. Raccolta differenziata porta a porta e stoccaggio fatto in enormi impianti convenzionati con i consorzi di filiera CONAI : in 4 anni hanno raggiunto la quota del 35%. Gli impianti sono visibili nella piana di Caltagirone dopo Palagonia e sono stati costruiti coi fondi Europei. Facevo la visita guidata alle scuole. L’orgoglio dei Siciliani...... cerchiamo di avere maggiore fiducia nelle nostre potenzialità, non lasciamola solo a chi per il profitto di pochi e il controllo sociale ci tiene fuori dall’illegalita, dai diritti e dall’informazione. Abbiamo bisogno dell’impegno di tutti! Grazie Rossana Zerega
Vi ricordo che inceneritori,termo"valorizzatori",centrali turbogas a biomassa,producono delle nanoparticelle (altro che PM10) che non essendo biodegradabili dal nostro organismo,rimangono vita natural durante nello stesso formando infezioni e tumori.Ci sono studi di coraggiosi scienziati italiani che riportano tutto questo.Pertanto è meglio discutere,riflettere e trovare vie alternative e meno pericolose.Speriamo che come al solito tutto ciò non ci venga imposto, nel classico "SI DEVE FARE"all’italiana...meditate gente,meditate...
Grazie DRIVE, spero girare presto ultimo resoconto medici ISDE sulla responsabilità delle malattie in crescita causate dal particolato ultrafine (nanopolveri).
Il tema è noto da tempo dai frequentatori del sito di Beppe Grillo ma sta acquistando con le ricerche degli ultimi due anni una valenza riconosciuta a livello mondiale.
Esso spiegherebbe le ipotesi delle relazioni causa-effetto malattie-inquinamento delle ricerche epidemiologiche su tumori, malformazioni neonatali, malattie genetiche e del sistema nervoso, aumento delle malattie cardiache e del sistema riproduttivo.
Occorre informare correttamente per uscire fuori dal cinismo e dalla rassegnazione!
No-inceneritori! Sì alla differenziata, al recupero, al riciclo, per un nuovo piano dei rifiuti in Sicilia e per il risparmio energetico!
Contribuiamo con le nostre eccellenze scientifiche (ricordo i progetti di Carlo Rubbia, finalmente consulente scientifico del Ministro dell’Ambiente Scanio) ad un alternativa alle fonti fossili esauribili e per la riduzione dei fumi in atmosfera nel mondo........... difendiamo il nostro futuro e quello dei nostri figli.
Meditate, meditate e poi agite anche nei singoli comportamenti quotidiani. Il pianeta non ci sopporterà più per molto....... Rossana Zerega
Cara Rossana, come ho cercato di spiegarle lei ha dei buoni e lungimiranti propositi e ha ragione anche sulla cattiva amministrazione, gli illegiti ecc. Ma quando porta l’esempio di Padova, dove sono arrivati al 35%, tralascia ipocritamente il restante 65%. Non si puo’ pensare di passare dal passato al futuro senza prendersi responsabilita’ del presente. Occorre passare attraverso l’inceneritore per poterlo sconfiggere, altrimenti si fa solo della controproducente demagogia. Paolo Aiello